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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 11-05-2012 alle 19:39

L'argomento, a mio avviso, merita un approfondimento.

L'ideologia nelle mense, un capitalismo stile fast-food finalizzato al consumo e al relativo accumulo di ricchezza conto un salutismo che mette la salute al primo posto.

Il problema però sono gli sprechi, e già, ma allora lasciamo da parte le ideologie che centrano poco o nulla.

Prima di concentrarmi sugli sprechi però vorrei fare un ulteriore parallelo, siccome si tratta di mense scolastiche.

Uno studente si trova ogni giorno di fronte a insegnanti che lo costringono ad una faticosa attività di studio, quanto preferirebbe giocare anziché imparare, eppure il valore della scuola sta proprio nella sua funzione di costringere gli alunni a fare ciò che più gli servirà, anche se non è facile, e anche se non dovessero seguire le lezioni non sarebbe un buon motivo per sostituire la storia italiana con lo studio dei Pokemon.

Allo stesso modo nelle mense scolastiche si deve insegnare la corretta alimentazione, con alimenti che poi costano anche poco.

Torniamo quindi agli sprechi alimentari, leviamo la struttura fatta dalle persone, quindi i loro stipendi, i costi per lavare i piatti, movimentare le merci, cuocere... insomma tutti quei costi che non variano sia che si cucini la pizza o lo stufato di broccoli.

Restano giusto i costi delle materie prime, e come tutti sanno, il mercato funziona in modo tale che la materia prima più richiesta è anche la più costosa. Si può quindi ipotizzare che la dieta a base di verdura non fa bene solo a chi la adotta ma anche alle casse del comune.

Ok, ora che abbiamo ipotizzato che a parità di servizio potrebbe addirittura esserci un risparmio, vediamo di analizzare lo spreco del cibo che finisce nella spazzatura.

In primo luogo, che finisca nella spazzatura o in pancia a qualcuno non cambia molto dal lato della produzione: il contadino che produce fagioli lo fa per venderli, poi che vengano mangiati, buttati, che scadano sui banchi dei supermercati o usati per la tombola a lui poco importa.

Ci hanno però messo in testa tante immagini di poveri bambini che muoiono a causa delle guerre e dell'arretratezza sociale legandole alla parola carestia, tanto che se "sprechiamo" acqua qui dove ne abbiamo in abbondanza ci sembra di toglierla a chi non ne ha dall'altra parte del pianeta.

Stessa cosa per il cibo, siccome loro non ne hanno noi non possiamo sprecarlo.

In questi casi io tengo come parametro la fame: se hai fame mangi, qualunque cosa, e te ne freghi del sapore, se è cancerogeno o in via d'estinzione.

Una volta placata la fame c'è il gusto, e noi occidentali mangiamo quasi esclusivamente per appagare il gusto.

Quando un bambino avanza un piatto vuol dire che non ha fame. Mangiare molto più di quel che serve a sfamarsi non è solo uno spreco ma fa anche male alla salute.

Quindi, piuttosto che abbuffarsi per golosità è meglio che lo avanzino nei piatti.

Per ottimizzare il servizio si potrebbe giusto calcolare bene la quantità di cibo da preparare, ma è difficile visto che può esserci il bambino che mangia poco a casa e quello a cui comprano un sacco di cibo anche fuori dai pasti.

Unico suggerimento che mi resta, visto che anche qui c'è gente che non ha di che campare, un servizio di recupero del cibo inutilizzato dalle mense scolastiche per un riuso in quelle dei poveri.

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