12 anni fa
0 consensi
Segnala Segnala come rilevante - Segnalato rilevante da 0 persone.

Il demagogico esperimento (fallimentare) delle "biciclette pubbliche" (le "bici gialle") era già stato fatto nella Milano fine anni 80.

Nel dicembre 2008 la giunta Brichetto ha riproposto l'operazione.

Testardamente proseguita, probabilmente in nome dell'ecologia, dalla Giunta Pisapia.

Con risultati che si stanno profilando costosi e catastrofici come e forse più di 32 anni fa.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_giugno_3/furti-danni-graffiti-assedio-bike-sharing-denunce-201451609640.shtml

Il caso In tre anni e mezzo quasi triplicate le denunce

Furti, danni e graffiti
Assedio dei vandali alla rete bike sharing

Cento bici al giorno vanno in officina

Una delle bici distrutte del sistema BikeMiUna delle bici distrutte del sistema BikeMi








Il bandito e il furgone
. Sette biciclette strappate dalla rastrelliera e caricate sul Ducato per la fuga. Scena del crimine: la stazione d'una via semicentrale. «La dinamica dell'ultimo colpo, pochi giorni fa, descrive una certa preparazione, una regia, o quanto meno un salto di qualità negli assalti al sistema del bike sharing», riflettono e temono dalla centrale di controllo. A Parigi era andata peggio da subito: tremila pezzi del Vélib spariti nel primo anno di servizio e ricomparsi fuori città, a Marsiglia, venduti ai mercati di strada o immessi nei canali d'esportazione aperti col Marocco e la Romania. La rete BikeMi è nata dieci volte più piccola, nel dicembre 2008, e in questi tre anni e mezzo ha comunque accumulato danni per centinaia di migliaia di euro. Nel bilancio delle perdite, appena preparato dal gestore ClearChannel per il Comune e Atm, è incluso l'intero campionario di furti, devastazioni, vandalismi e graffiti. E le tabelle descrivono un «preoccupante aumento degli episodi di inciviltà». Sono quasi triplicati.

La «strage» del sistema BikeMi

La «strage» del sistema BikeMi La «strage» del sistema BikeMi La «strage» del sistema BikeMi La «strage» del sistema BikeMi La «strage» del sistema BikeMi


Bici spogliate di cestelli e sellini, cavi del freno spezzati
, le scocche e i cerchioni piegati; i telai rinforzati, certificati per il ciclocross, eppure trovati accasciati sulle forcelle, senza più le ruote. Nell'archivio di ClearChannel sono conservate le immagini degli scempi: biciclette ridipinte, verniciate di grigio o blu, martoriate e irriconoscibili, certi modelli persino bruciati. I casi di «danneggiamento grave» sono progressivamente saliti dai 40 del 2009 ai 36 del 2010, fino agli 81 del 2011 e al record di 107 di questa prima parte del 2012 (per un totale di 79.200 euro di costi di manutenzione). È una strage minore, ma quotidiana. Il tiro al bike sharing è specialità di sbandati e ragazzini. Ma alla fine è persino difficile tenere il conto di parafanghi, selle, lucchetti e cavalletti rotti, torti e rovinati: 2.080 pezzi danneggiati, e sostituiti, per una spesa complessiva di 208 mila euro. Non basta. Gli assalti alle stazioni sono già costati 24 mila euro. E la pulizia dei graffiti s'è presa altri 41 mila euro.
Sono bastonate tra le ruote. Ogni giorno rientrano in officina, per le riparazioni, tra le novanta e le cento biciclette. È una quota fisiologica, il 5 per cento del parco mezzi circolante: ci sono forature, pedali allentati, cambi da regolare (la spesa: 1,135 milioni di euro). L'allarme di ClearChannel è però rivolto alle biciclette che si smaterializzano, e ce ne sono, incasellate alla voce «furti» (20 nel 2009, altre 36 nel 2010, 47 nel 2011 e 23 nei primi cinque mesi del 2012): in tre anni e mezzo, stimano dalla società, è stato depredato un patrimonio di 94.500 euro. Qualcuno dirà: ma costano care queste biciclette. È così: 750 euro l'una. Il modello è originale e brevettato; il cardano Shimano; lo scheletro d'acciaio e alluminio.

La rete elettronica di BikeMi è attualmente strutturata su 128 rastrelliere con 2.000 bici a disposizione (nelle prossime settimane saranno attivate altre 20 stazioni con 500 nuove bici). Gli abbonati annuali sono oltre 15 mila, in lenta e continua crescita. Gli uomini (il 62 per cento) sono più delle donne e il ciclista tipo ha 41 anni. Professione: impiegato, avvocato, pubblicitario, manager. Studenti e pensionati sono un'assoluta minoranza (3-4 per cento). «I milanesi hanno giustamente interpretato ruolo e funzione del bike sharing - commentano da ClearChannel -. Non è un servizio di noleggio bici, ma un sistema di trasporto pubblico da utilizzare per gli spostamenti brevi». La controprova? Il numero dei prelievi alle rastrelliere crolla durante i fine settimana: la bici pubblica non è adatta alle scampagnate, funziona meglio sui percorsi casa-ufficio.

Il bike sharing è una sorta di bancomat delle due ruote: sono più di 6 mila le bici prese ogni giorno alle stazioni. «Ma il sistema può ancora crescere. Anzi, lo deve fare». Il Comune sta investendo molto nella diffusione della mobilità dolce fuori dal centro storico, verso i quartieri universitari e nei poli d'interscambio ferroviari, e sta cercando di promuovere BikeMi tra i giovani, la sera, nelle strade della movida . Il progetto del bike sharing notturno è pronto al debutto della prossima settimana. Il servizio by night (un investimento da 45-50 mila euro) sarà sperimentato nei venerdì e sabato di giugno e luglio: le rastrelliere saranno attive, senza pause, 24 ore su 24.

Armando Stella 3 giugno 2012 | 11:51

Nessuna risposta inviata