a proposito di Cittadinanza digitale

So che questo post è concretamente inutile, ma lo scrivo comunque per esprimere la mia rassegnata preoccupazione di fronte a un fenomeno ormai consolidato.

In pratica le istituzioni stanno regolamentando tutto: c'è proprio l'idea radicata che ogni cosa per avere un minimo di valore/riconoscimento debba essere regolamentata.

Far scegliere le regole a noi cittadini o imporle direttamente è solo un'astuzia per mostrare un processo democratico (tanto poi le regole possono sempre essere cambiate in seguito poco alla volta).

L'importante è creare il "Cittadino digitale", una bella scatola in cui mettere tutti quelli che usano internet per fare politica (non quella dei partiti ma quella del vivere quotidiano).

L'ennesimo esempio di come ci si orienti a governare i cittadini piuttosto che preoccuparsi del territorio e delle regole che organizzano le istituzioni.

Se schematizziamo e dividiamo i cittadini e le istituzioni di governo (o che forniscono servizi) e li mettiamo in comunicazione io credo sarebbe logico pensare che dalla parte del cittadino ci sono tante persone diverse, ognuna con le sue capacità, le sue esigenze, le sue aspettative e un proprio modo di fare; dall'altra ci sono gli uffici pubblici, gli sportelli, gli impiegati, i moduli che devono essere regolamentati in modo da permettere a chiunque il più facile accesso ai servizi o al governo partecipato.

Tra questi servizi di comunicazione vi è anche internet.

La questione è se impostare norme rigide e precise chiare e semplici dal lato di chi fornisce un servizio o da quello di chi ne fa richiesta.

Ho letto con molto interesse, la proposta dei 7 livelli per la cittadinanza digitale. Non ho le conoscenze tecniche per poter affermare se questa proposta sia corretta o meno ma, intellettualmente, mi trovo in accordo con la gerarchia dei sette livelli.

Questo articolo mi porta a riflettere nuovamente sul ruolo di partecipaMi e il raggiungimento della cittadinanza digitale. Certamente ci sono punti sui quali RCM può fare poco o niente (come garantire un accesso a banda larga per tutti), ma ci sono dei "livelli" nei quali partecipaMi sta già operando in maniera efficace. 

Qualche tempo fa discutevo con Oliverio della necessità di coinvolgere potenziali utenti di questa piattaforma offrendo loro una scelta diversificata. La partecipazione non come unico obiettivo della piattaforma, ma come risultato di un processo di avvicinamento alla vita pubblica cittadina e alla cittadinanza digitale. 

Con il documento di Fiorella de Cindio vedo precisarsi questo processo. I punti dal 2 al  7, forse con l'eccezione del punto 3 (Educazione, trasparenza, informare, consultazione e coinvolgimento attivo) sono i punti sui quali partecipaMi  e RCM si stanno già concentrando. 

Istruire i cittadini sulla tracciabilità delle loro azioni sulla rete, proporre tematiche legate alla trasparenza (teoria di Tim Berners-Lee, per cifare Fiorella), dare uno spazio più autonomo alle proposte per l'agenda della città (appuntamentimetropolitani.milano.it), rispolverare la sezione di social reporting (p.esempio rispetto ai trasporti pubblici, allo stato delle strade, dei parchi....) per dare ai cittadini la possibilità di far sentire la propria voce, istituire una sezione per spiegare cos'è il social reporting e fornire degli esempi che funzionano (già citati da Fiorella nel suo articolo)....

Molti di questi punti punti sono già trattati da RCM su diverse piattaforme e, a volte, anche su partecipaMi. Torno a ribadire la mia idea: prendiamo come spunto la cittadinanza digitale e offriamo agli utenti della piattaforma molteplici e diverse ragioni per passare il loro tempo su partecipaMi; sono sicuro che sia la strada giusta per far diventare partecipaMi l'attore principale  del processo di avvicinamento alla cittadinanza digitale e della partecipazione milanese. 

Non dimentichiamo che a partire da gennaio 2014, la grande Milano conterà 4 milioni di abitanti!! (Vedi discussione con Daniela Benelli) 

Facciamoci trovare pronti!