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questa la proposta a Palmeri e Pisapia

http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/126291/palmeri_asse_con_pisapia

Palmeri, asse con Pisapia

«O io o lui», disse Letizia Moratti facendo sapere di essere pronta a dimettersi «perché la mia candidatura è incompatibile con quella di Lassini». È andata diversamente.

Sono candidati tutti e due, capeggiati da Berlusconi che ha fagocitato la competizione amministrativa trasformandola in un confronto politico nazionale. Expo 2015, Agenzia per l’innovazione, partite Iva, economia della conoscenza, amministrazione metropolitana per la Grande Milano? No, sono la spudoratezza e la franchezza degli interessi del partito/persona la ragione della coalizione Pdl- Lega, per questo il risultato elettorale milanese costituirà un indicazione per il Nord e per l’Italia.

Le ammissioni di Berlusconi sulla necessità di non consentire ai cittadini di partecipare alla vita pubblica attraverso i quesiti referendari, così come la lettera di richiamo ai parlamentari Pdl perché non votino “secondo coscienza” su una questione eticamente sensibile come il biotestamento, trovano una sintonia con le affermazioni di Confalonieri su Internet dove «regna la totale assenza di regole e di controlli».
Una onestà disarmante che rivela la difesa di una rendita di posizione broadcast televisiva, anticostituzionale tanto nell’azione politica quanto nella sua comunicazione. Se la partita è questa e non la qualità dell’aria, il trasporto pubblico, il Wi-fi distribuito, gli spazi di partecipazione e abitazione per i giovani, i servizi per la competizione internazionale, lo sconcerto evidente dei milanesi che ruolo giocherà? La scorsa tornata regionale ha visto il 40 per cento non partecipare al gioco e astenersi. Una percentuale destinata ad aumentare perché la città della sussidiarietà, tanto nel volontariato che nell’impresa, è costretta dentro i recinti elettorali del ’900.

Sarebbe molto miope, elettoralmente e anche politicamente, dare per scontato che, andato al ballottaggio anche grazie al “Terzo Polo”, Pisapia pensasse di prendere automaticamente tutti i voti degli elettori scontenti.

È illusorio pensare che gli elettori mangeranno la minestra fin qui preparata piuttosto che saltare dalla finestra, perché siamo già in caduta libera. A Berlusconi interessa avere la maggioranza dei votanti, a chi gli si oppone deve interessare che la maggioranza degli italiani si impegni nella vita pubblica oltre il telecomando.

Si esce dal Berlusconismo se si riconosce che non è stato la causa del disastro ma l’effetto della crisi di forma e di contenuti della democrazia e dei partiti popolari.

Non basta l’audience, occorrono partecipazione informata e responsabilità condivise diffuse altrimenti balle e bolle avranno la meglio, all’Aquila, a Napoli, a Milano e sullo Stretto.

A Milano la competizione è caratterizzata dai milioni della Moratti e dall’investimento politico/mediatico di Berlusconi e sia Pisapia che Palmeri, persone credibili e per bene, non sono l’espressione di partiti ed aspettative forti. Può sembrare paradossale ma ciò rende possibile una proposta “ambrosiana”, capace di parlare a chi si è astenuto o ha intenzione di farlo e capace di andare oltre le definizioni della geografia politica. Da tempo, del resto, circoli e associazioni animano il dibattito cittadino con una funzione un tempo svolta dai partiti popolari.

Il cambiamento di amministrazione sarà possibile se Pisapia e Palmeri sapranno andare oltre le logiche del “manuale Cencelli” basato sulle percentuali prese dai partiti delle loro coalizioni e si rivolgeranno a Milano e ai milanesi proponendo una squadra di amministratori che faccia della competenza, del senso di giustizia sociale, dell’innovazione e della partecipazione, la base della sua legittimazione, indipendentemente dalle provenienze e dalle appartenenze politiche.

Il pragmatismo e l’attenzione concreta alla città potrebbero costituire i fattori di motivazione per i milanesi per un successo impensato quanto necessario. Una soluzione inedita a Milano costituirebbe altresì una proposta originale per un protagonismo politico del Nord non affidato alle speculazioni partitocratiche della piccola patria padana.

Un utile scossone anche per le forze dell’opposizione nazionale, fin qui timorose di condividere la difesa della democrazia repubblicana a partire da un concreto confronto sull’energia, sul Mediterraneo, sull’informazione nell’era digitale, sui talenti che emigrano e sulle speranze che immigrano.

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