14 anni fa
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Il Partito Democratico milanese ha voluto sapere il mio parere su tre argomenti molto importanti e attuali legati alla campagna elettorale che in questi giorni è entrata nel vivo della competizione. Questo è in sintesi il mio pensiero.

A poche settimane dal voto amministrativo, i sondaggi parlano ancora di una sostanziale parità fra la coalizione di centrosinistra e quella capeggiata dal sindaco uscente. Tu che motivazioni daresti a un cittadino indeciso per scegliere il Partito Democratico?

Alla prima domanda rispondo con un secco: è ora di voltare pagina! Basta con la politica del fare ma che non fa, basta con lo slogan “stiamo lavorando per migliorare la città” con cantieri che si aprono, ma non si chiudono mai, con parcheggi mai realizzati. Dopo vent’anni di centrodestra, la nostra città deve tornare a essere la città dei milanesi che chiedono a gran voce di ritornare ad avere fiducia nelle istituzioni, perché credibili e rappresentative, perché governate da donne e uomini che stanno concretamente vicino alle persone, donne e uomini che interpretino la politica come servizio al bene comune, che vivano con la coerenza di una vita esemplare, di chi amministra un bene che non è personale ma è di tutti noi. Persone che si ritrovano, anche da indipendenti, nella lista del Partito democratico, 24 donne e 24 uomini docenti universitari, avvocati, esponenti del mondo del volontariato, del sindacato, dell'imprenditoria, della sanità e studenti. Una lista importante, aperta, che rappresenta la società milanese. Votare Partito democratico vuol dire credere in una città che valorizzi le periferie che devono diventare il centro della politica comunale. Una città che deve avere il coraggio di ascoltare chi ha bisogno, chi ha perso il lavoro a causa della crisi, chi è debole, fragile, povero, giovani che hanno difficoltà a metter su famiglia, anziani che vivono gli ultimi anni della vita spesso confinati in casa nella totale solitudine, persone che arrivano da paesi lontani alla ricerca di un riscatto sociale… Una città aperta, una città coesa che aggrega e non esclude, una città che non vuole fare barricate, ma che accoglie è una città più sicura.

In caso di vittoria, secondo te quali dovrebbero essere le prime azioni della nuova giunta di centrosinistra?

In caso di vittoria del centrosinistra credo che le prime azioni da mettere in pratica debbano indirizzarsi verso la ricostruzione di una città dove tutti possano riconoscersi, a partire proprio dalle periferie. Una città come Milano non può definirsi tale con luoghi abbandonati a se stessi e con pochissimi luoghi di aggregazione. I consigli di zona devono essere luoghi di amministrazione della città, più vicini ai cittadini. Penso anche alla costruzione di una città dove la coesione sociale passi dal sostegno alle persone in ogni fase della vita a partire dagli anziani. In molti anni di lavoro nel mondo del sociale ho avuto modo di apprezzare la grande risorsa incompresa che sono gli anziani e di toccare con mano i molti problemi che li affliggono. Tre anziani su dieci avvertono la difficoltà ad instaurare relazioni e intrattenere rapporti sociali e provano anche un senso di inutilità e di emarginazione. Un disagio che merita rispetto e molta attenzione, visto che Milano ha il record di over 65 in Italia: abbiamo infatti raggiunto quota 29 per cento, un totale di quasi 300mila persone. Ma è sugli anziani più bisognosi, quelli che vivono soli, quelli senza legami familiari, quelli che vogliono continuare a vivere in casa propria che bisogna concentrare il nostro sforzo aiutandoli ad affrontare le esigenze quotidiane. I tentativi regionali e comunali di monetizzare i servizi sociali attraverso la distribuzione dei “voucher” o di “buoni sociali” hanno dato risultati pessimi: le famiglie si sono dovute organizzare con un welfare “fai da te” senza alcuna garanzia, spesso lasciate nel completo abbandono.

Quali invece, le priorità di medio-lungo periodo?

Per le priorità nel lungo periodo, ritengo che occorra ridare a Milano il ruolo di città moderna, che produce impresa, sviluppo economico, valorizzi i processi culturali per la costruzione di una metropoli globale che dia futuro a tutti, soprattutto ai nostri giovani.

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