Dove ciclisti e pedoni hanno sempre la precedenza
A chi gli piace tanto l'estero, perchè non guarda a Seattle, se è vero che lì vige quanto scritto nel titolo?
D'altronde, in una situazione di traffico dominata da forte anarchia quale l'attuale, forse non è il caso di insistere con delle regole che rischiano di pesare principalmente sui più deboli.
Una volta stabilito che pedoni e ciclisti hanno sempre ragione, sarà premura di chi si muove in altre maniere stare molto attento a come circola.
Tutti in bici sul marciapiede. O no ? Non siamo ribelli, pedaliamo lì per non morire
Sempre più spesso le due ruote invadono altri spazi. Favorevoli e contrari, il dibattito
Sono un ex ciclista, ma solo perché osteopati, fisiatri e fisioterapeuti dicono unanimemente che per i lancinanti dolori alla zona lombo-sacrale il pedalare non è il trattamento migliore. È l'unica ragione che mi ha allontanato dalla bicicletta. Non c'è malanimo o pregiudizio, dunque, se si chiedono e si pretendono dai ciclisti in città comportamenti rispettosi, non prepotenti, non arroganti, nei confronti soprattutto di chi cammina. Invece prevale in molti ciclisti dell'ultima ora una specie di presunzione di extra-territorialità. Andare sui marciapiedi non si fa: ma loro lo fanno lo stesso, certi dell'impunità. Sfrecciare a grande velocità quando c'è densità di traffico e di persone che semplicemente passeggiano non si fa: eppure le biciclette si producono in acrobatici zig zag tra i passanti. Poi bisognerebbe pure intendersi su cosa vuol dire «zone pedonalizzate». Sulle zone «pedonalizzate» ci vanno le biciclette, ma i pedoni vanno a piedi, non in bicicletta.
Quando si fanno notare queste cose, la frangia dei ciclisti ultrà replica spesso nel più puerile dei modi: «E le automobili, allora?». Come se la presenza di un Nemico immaginario dovesse giustificare ogni sopraffazione concepita e attuata a due ruote? Pedalando vorticosamente, vado addosso a qualcuno: e le automobili allora? Raggiungo velocità notevoli: e le automobili allora? Intanto, però, le automobili, almeno questo, non fanno la gimcana sui marciapiedi. E poi, perché mai un automobilista dovrebbe minimizzare i danni prodotti da un altro automobilista? Non esiste il sindacato di chi guida le automobili, non si capisce perché dovrebbe nascere la corporazione di chi pedala. E dunque? E dunque chi va in bicicletta è come tutti gli altri, e deve sottoporsi alle regole universali, cioè erga omnes, automobilisti, ciclisti e pedoni. Chi esce di casa con un bambino che va a scuola non deve vivere nell'angoscia. E non si può sopportare che un pericolo silenzioso, sibilante, imprevedibile, senza il rombo di un motore ma proprio per questo più insinuante e insidioso, venga a turbare la normalità della città e dei cittadini. Non esiste nessun diritto al marciapiede selvaggio: dovrebbe essere scontato, speriamo che il neo-sindacato dei ciclisti non voglia difendere l'indifendibile.
15 settembre 2013 | 10:05