Il cittadino indifeso

L'argomento mi coinvolge molto, abito in zona Garibaldi vicino a corso Como e ai suoi locali da 37 anni, cioè da quando qui c'era ancora il nebbione la sera...

L'altro giorno io e mio marito abbiamo contato (solo da un lato) le auto senza contrassegno parcheggiate all'interno delle linee gialle... almeno 10 su 18...

chi chiamare? dove posteggiare? spesso con la movida notturna troviamo auto sul passo carraio, durante la settimana invece abbiamo motorini in doppia fila sul marciapiede...

poi ci sono i suv di chi va al cronicario vicino, eppure ci sarebbe il cavalcavia Bussa ad offrire ampi spazi di parcheggio.

Il problema è l'inciviltà della popolazione e la mancanza da parte delle autorità competenti nel far rispettare le leggi, che esistono.

Sembra proprio che l'evoluzione dell'animale uomo non percorra i sentieri di civiltà...

I vigili e i mezzi sono impegnati a dare migliaia di multe per risanare le casse del Comune, rispondere alle chiamate non conviene, si perde fatturato prezioso...

E' il cortocircuito dell'era moderna: l'autorità toglie al cittadino il potere di fare le cose (in questo caso, forse, giustamente) ma poi non riesce a farsi carico di questa responsabilità.

Paradossalmente funzionerebbe meglio una società in cui chi parcheggia su un passo carraio sa che troverà l'auto rigata (e quindi scarta a priori l'idea).

Ribadisco che è segno di civiltà demandare l'ordine e le azioni coercitive ad un'autorità pubblica, ma se poi questa non agisce, o peggio, agisce solo contro chi esasperato tenta di riprendersi la libertà di difendere i propri diritti allora bastano pochi "furbi" per rovinare il tessuto sociale. Le dotazioni alle forze dell'ordine sono la base di una buona amministrazione e non le applicazioni dedicate agli smartphone.

Sono convinto che prima o poi sarebbero arrivati (probabilmente se ne sarebbe andato prima il tizio).

Ma se chi ha il box dentro il cortile doveva uscire in fretta per un'emergenza qualsiasi che cosa avrebbe potuto fare?

Pero' diciamocela tutta: se la gente parcheggia dove "non si puo", non è che lo fa perchè si diverte. lo fa perchè non ha alternative: si scontra con il fanatismo di questa giunta che ha dichiarato guerra alle automobili cancellando ogni possibilità di parcheggio praticamente ovunque, senza pensare a dove la gente deve mettere la propria auto.

Personalmente ho la fortuna di muovermi in città sempre in metropolitana, pero' quando prima abitavo in una zona poco servita dai mezzi e con pochi parcheggi non potevo fare altro, quando arrivavo a casa la sera con la mia piccola utilitaria a gpl, che parcheggiarla sui marciapiedi; non ho mai parcheggiato creando disagio (credo) ma qualche volta mi sono trovato una multa per parcheggio in divieto e sapete cosa ho pensato? semplicemente che non è giusto.

Sono il primo ad affermare che la propria libertà termina quando inizia quella altrui. Leggi: non pargheggiare sul passaggio carraio altrui.

incavolarci per modificare la città? ma guardate che le persone normali e mi sento di dire "perbene", ovvero che lavorano da mane a sera e pagano le tasse, non hanno davvero il tempo di "migliorare la città": possono solo esprimere dei pareri e soprattutto, votare quando è il momento.

Personalmente quello che potro' fare e faro' senz'altro è andare a votare alle prossime elezioni e sensibilizzare quante più persone possibili sul fatto che i parcheggi prima esistevano e ora, grazie a Pisapia, semplicemente non esistono più: è necessario votare qualcuno che abbia un po' a cuore i propri cittadini con i propri bisogni e la loro qualità della vita.

Questo dei parcheggi è solo uno dei soliti 10000000 argomenti su cui questa amministrazione comunale ha portato un netto peggioramento delle condizioni di vivibilità di questa città. Potremmo parlare anche di altri, ma alla fine su tutti l'esito è sempre lo stesso: guerre tra poveri per spartirsi le risorse rese esigue da amministratori stolti o opportunisti.

E questo è quello che non è giusto di cui parlavo nel post precedente.

"Mi e vi domando: in un caso del genere se...", Ernesto Dedò: coi "se" e coi "ma", la storia non si fa.