10 anni fa
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L’avvio della Città Metropolitana è, come tutti hanno detto fin quasi alla nausea, una grande opportunità. Una grande opportunità per diversi motivi. Tra questi tanti motivi ce ne è uno, che sembra, apparentemente, tra i punti minori, ma che è in effetti alle fondamenta della costruzione della Città Metropolitana, ed è il tema del decentramento.

Sarà importante dare una visione chiara dei rapporti che la Città Metropolitana dovrà avere con i vari enti che le “siedono” intorno e con i quali si dovrà necessariamente relazionare: la Regione, i Comuni e - anche se sembrano un po’ le Cenerentole istituzionali - le Zone.

La necessità di scrivere da zero lo statuto può essere una leva importante per far passare alcune idee e provare a riformare un sistema che così come è mostra dei limiti sempre più significativi. Se guardo al rapporto tra Zone e Comune di Milano non posso che pensare ad una relazione fallimentare, dove la capacità di incidere delle Zone è bassissima e dove le promesse di riforma per arrivare ad un decentramento reale restano per ora solo promesse. 

Come sarà il rapporto tra i Comuni e la Città Metropolitana?  Si riuscirà a gestire una necessità di indirizzo strategico con la gestione quotidiana del territorio?

Ecco, io non sono un ultras del decentramento, anzi, ritengo che in alcuni casi una buona dose di centralismo amministrativo aiuti a gestire in modo unitario e coerente i problemi. Però è evidente e innegabile che il decentramento, fatto in modo corretto, può aiutare.

Il modello di riferimento però non può prevedere un eccessivo numero di enti che finirebbero inevitabilmente per sovrapporsi; basta guardare oggi il già citato dualismo Zone-Comune. Si tratta quindi di accorciare la catena, eliminando alcuni anelli (anche per evitare di riproporre una “finta” provincia al posto di una vera Città Metropolitana) e creando delle strutture capaci di gestire efficacemente il territorio.  

Ciò che mi immagino (un po’ sul modello di città metropolitana londinese) è una Città Metropolitana capace di dare indirizzi e gestione strategica, ed in contatto diretto con l’amministrazione centrale (ed ecco che qui compare il primo problema: come si configurerà il rapporto con la Regione?), alla quale si “contrappongono” degli enti locali capaci di dialogare con il territorio. 

Per quanto riguarda Milano, si porrebbe ancora una volta il caso delle Zone. Con due possibili soluzioni: la prima è l’eliminazione delle Zone, lasciando all'ente Comune l’onere della gestione territoriale. 

Oppure, date le dimensioni, nel caso di Milano questi enti "locali" potrebbero essere le Zone, portando però così ad una sostanziale eliminazione del Comune e ad una redistribuzione delle competenze tra Città Metropolitana e Zone, trasformate in veri e propri Comuni di dimensioni più piccole (in perfetta aderenza a quanto previsto dal decreto Delrio).

Ovviamente Sindaco e Consiglio Metropolitano dovrebbero essere eletti direttamente dai cittadini, così come Zone e Comuni, con l’esclusione dell’attuale Comune di Milano; se poi si volesse mantenere in vita l’ente Comune di Milano, per nostalgia o rappresentatività, che sia questo un ente elettivo di secondo livello con pochi poteri effettivi.
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avatar Lucio Chiappetti 10 anni fa
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avatar Giacomo Selmi 10 anni fa
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