10 anni fa
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Gianni Beltrame è ritenuto il più autorevole urbanista milanese. Ha diretto per diversi decenni il Centro Studi del Pim, Piano intercomunale milanese, istituito dal Comune di Milano e dalla Provincia, è uno dei maggiori conoscitori della storia e della funzione del sistema dei navigli, tanto da essere autore di diverse pubblicazioni a riguardo ed è considerato il padre spirituale del Parco Sud, colui che l'ha concretamente fatto nascere dal nulla tramite studi, suggerimenti, interventi nelle pubbliche amministrazioni. 

Chi se non lui può fornire un parere qualificato sui lavori di ristrutturazione della nuova Darsena? Essi sono stati affidati allo studio dell'architetto francese Jean Francois Bodin, un grande esperto di musei francesi, tanto da averne risistemati parecchi in tutta la Francia. In questo lavoro milanese è coadiuvato da altri tre architetti italiani: Edoardo Guazzoni, Paolo Rizzatto e Sandro Rossi. Beltrame, come dichiara in questa videointervista,  non è soddisfatto di come si sta procedendo.  
In questa videointervista (http://youtu.be/oZT5jNPddTc) definisce i lavori "incongrui", parla di "riempimento improprio", un'offesa alla storia dell'importante area monumentale, quale ormai è il porto fluviale milanese, che, è bene ricordarlo, era il terzo porto italiano, uno dei maggiori porti fluviali del continente. I due navigli, Grande e Pavese, servivano a trasportare merce pesante: soprattutto carbone, calce, beole, granito,  concime (Milano, con il suo gran numero di cavalli, ne era forte produttrice), legnami da fuoco e da costruzione, sale, laterizi, granaglie e, in generale, le mercanzie provenienti dal bacino del Po. Nei giorni feriali c'erano regolari corse per passeggeri.  
La Darsena di oggi, con una storia così lunga e importante, può solo essere recuperata in funzione del turismo di cultura, di svago e sport. Invece, osserva Beltrame in questa videointervista, è stata ridotta a banale mercato coperto in una parte significativa del vecchio porto, si è triplicato lo spazio commerciale esistente prima sulla piazza, ristretto il bacino, sotterrati i suoi resti archeologici fino al punto di rendere illeggibile la storia di quel contesto. Con materiale povero, sono state create delle "quinte", dei fondali con finto mattone a vista, che dovrebbero citare la presenza delle celebri mura spagnole, i cui resti, però, lì presenti, sono stati seppelliti.
Beltrame, quindi, in questa videointervista spiega come si sarebbe dovuto agire e quale fosse l'aspettativa della città già da molti anni. 

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