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Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/11_agosto_21/milano-giangiacomo-schiavi-1901342424107.shtml

Le città Le scelte

Un quadro, le trame
ma a Milano si governi

Più imposte, liti sul Quarto Stato, accuse di complotti, lamentele sui bilanci taroccati della giunta Moratti

Il Quarto Stato che preoccupa Milano è la triste metafora di una politica da retrovia: con il Paese sull'orlo del burrone e un autunno di rincari alle porte, è quasi surreale l'immagine di una giunta che pensa alla nuova collocazione di un quadro, sia pure evocativo e simbolico come quello di Pellizza da Volpedo. Con l'aumento (esagerato) del biglietto del tram, il ritocco annunciato dell'Irpef, la tassa per le scuole materne e quella di soggiorno, l'ipotesi di far pagare tutte le auto che entrano in centro, Milano il Quarto Stato rischia di trovarselo in strada, invece che nella sala Alessi.

L'inclinazione al futile non si addice a un'amministrazione che ha raccolto un grande credito di fiducia, puntando su partecipazione e concretezza. Ma il dibattito che Milano offre in questa estate dura per tutti, devia un po' troppo nell'effimero e rischia di svilire gli entusiasmi e le speranze che tanti cittadini hanno avuto e ancora hanno in Giuliano Pisapia, il sindaco del cambiamento che ha fatto dell'ascolto il simbolo della nuova politica. La sua giunta parla di Ramadan quasi come di una priorità, con il velleitario annuncio della partecipazione affettiva del Comune al digiuno islamico; litiga sull'Expo, tentennando sulla strategia e sui ruoli del sindaco e dell'assessore alla Cultura per l'evento del 2015; insiste nel piagnisteo sui fondi che mancano, sui bilanci taroccati della giunta di Letizia Moratti, sull'inevitabile autunno di lacrime e sangue.

Lo stesso Pisapia, quasi a giustificazione della partenza in salita dei primi 80 giorni, se la prende con i fantomatici poteri forti della città, che non vogliono perdere profitti, e per questo ostacolano il suo lavoro e anche il buon governo. Nessuno nega le difficoltà che il neo sindaco deve affrontare a causa della cattiva gestione di chi l'ha preceduto, in un contesto reso ogni giorno più cupo dalla crisi generale: la situazione economica è terribile, gli interlocutori di governo sono evanescenti. Ma attribuire ai poteri forti, se mai esistono, (e se ci sono si facciano nomi e cognomi), un peso e una forza capaci di condizionare l'azione della sua giunta appare esagerato, un artifizio retorico per spostare l'attenzione da una realtà sulla quale, con coraggio, si dovrebbe riflettere di più: Milano, il suo ruolo nella crisi del Paese, la sua capacità di essere traino, guida, punto di riferimento della buona politica. Qui l'unico vero potere forte riconosciuto è il sindaco: è lui che deve restituire ai cittadini l'orgoglio di essere protagonisti di un nuovo corso, come ha fatto nella vittoriosa campagna elettorale di maggio; che deve riprendere il filo di un dialogo senza puntare troppo sui continui lamenti dell'assessore al Bilancio o sugli inutili esibizionismi di qualche alleato di giunta; che deve rivendicare una parte per Milano nella battaglia contro le caste, gli sprechi i vizi della vecchia politica.

È stato deciso (e apprezzato) quando ha dichiarato guerra ai clientelismi e ai manager super pagati dell'Atm, l'azienda tranviaria milanese, ma adesso deve far sentire la sua voce sulle questioni concrete che riguardano la città e il Paese, senza indugiare troppo nel giustificazionismo. Questo gli chiede Milano, con gentilezza, quasi sotto voce: la città diventi un esempio, un modello, mandi un segnale preciso al governo sui grandi temi istituzionali, come l' abolizione della Provincia e l'avvio della grande Milano; si smarchi dai risucchi della burocrazia, cerchi qualche partnership per sopperire alla mancanza di fondi, pensi più all'acqua che vergognosamente filtra dai tetti di Brera e mette a rischio un Raffaello che ai quadri ben protetti da traslocare dal museo del Novecento. E chiuda in fretta i cantieri, prima del rientro d'autunno e delle piene del Seveso. Con l'aria che tira, al primo ingorgo, non basterà un post su Facebook per chiedere scusa.

Giangiacomo Schiavi
Corriere della Sera, 21 agosto 2011
23 agosto 2011 11:25


http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/11_agosto_22/milano-risposta-pisapia-1901342424156.shtml

Le città Le scelte

Pisapia: le cose che dovremo fare adesso

La risposta del sindaco di Milano all'articolo di Giangiacomo Schiavi

Ho letto l'articolo del Corriere della Sera di ieri e vi ringrazio dell'attenzione che dedicate alla mia giunta e anche dei suggerimenti e delle critiche che servono a dare a Milano un futuro migliore. Per prima cosa voglio innanzitutto chiarire che non ho mai pensato che il trasferimento a Palazzo Marino del Quarto Stato sia una priorità per la città in un momento di crisi economica. Si tratta di una scelta simbolica che ritengo significativa ma su cui mi sono soffermato non più di due minuti in un lungo colloquio con l' assessore Boeri sui temi generali della cultura.

Sin dall'inizio del mandato che risale solo a dieci settimane fa, il mio impegno è stato quello di tutelare e migliorare i servizi alla cittadinanza offerti dal Comune. Impedire che lo «tsunami» sul bilancio del Comune travolgesse anche i servizi ai cittadini è stata un' impresa. Questa per noi è stata la priorità insieme all'impegno, che abbiamo rispettato come il Corriere ha testimoniato, affinché l'Expo del 2015 non si arenasse definitivamente dopo i ritardi e le liti del passato. L'Expo è una delle poche occasioni di crescita e sviluppo economico per il nostro Paese e abbiamo immediatamente ratificato l'accordo di programma che ha evitato che il Bie ci mostrasse un definitivo «cartellino rosso». Ho poi preso due decisioni difficili come l'introduzione dell'addizionale Irpef e l'aumento del prezzo del biglietto ordinario dell'Atm ma voglio ricordare che abbiamo l'aliquota più bassa e l'esenzione più alta che ci sia in Italia. Per tutelare chi usa i mezzi pubblici per lavoro e per studio abbiamo lasciato invariati gli abbonamenti, compreso quello mensile che è molto utilizzato. Non ci siamo quindi limitati a gesti «evocativi», come il patrocinio al Gay Pride, che pure hanno un loro valore nel governo di una comunità. Stiamo poi lavorando per l'integrazione dei migranti e per una convivenza rispettosa delle differenze, anche religiose, aiutando in questo modo anche a prevenire fenomeni di intolleranza e criminalità.

Come dico sempre ai milanesi che cerco il più possibile di incontrare, e che ho incontrato anche in questo mese di agosto: non ho la bacchetta magica e sono un uomo molto pratico; non credo sarebbe realistico promettere risultati eclatanti in tempi troppo brevi. Voglio comunque fare due esempi concreti del nostro lavoro, anche di questi giorni, ricordando che in occasione della piena del Seveso, un problema irrisolto da vent'anni, dopo nemmeno un'ora l' assessore Granelli, la Polizia locale e l'Amsa erano già sul posto per fare tutti gli interventi necessari. L'assessore Majorino ha poi rinunciato alle ferie tornando a Milano in questi giorni torridi per seguire personalmente l'attuazione del Piano anticaldo a favore degli anziani. A Milano sono sempre rimasti almeno sei assessori per seguire i problemi reali della città.

Il Corriere mi invita a prendere posizione sull'abolizione delle Province e sull'attuazione dell' Area Metropolitana, voglio sottolineare che da parlamentare ho presentato e votato oltre dieci anni fa una proposta in tal senso. Non solo non ho cambiato idea ma, anche nei giorni scorsi, ho fatto i passi di mia competenza su temi così rilevanti per la città e per il Paese. Come non ho cambiato idea sulla sobrietà in politica e nell'amministrazione dei beni pubblici. Devo anche dire che condivido l'appello a guardare avanti, anche se era doveroso fare chiarezza sulla situazione di bilancio che abbiamo trovato; e sono pienamente d'accordo sul fatto che si debba, sempre di più, passare dalle parole ai fatti. Le cose che abbiamo realizzato, e che possono apparire piccole, non sono altro che le fondamenta per realizzare quelle grandi.

Quanto ai «poteri forti», forse mi sono espresso male e voglio tranquillizzare tutti, non sono diventato un «dietrologo». Mi sono limitato a rispondere ad una specifica domanda e ho affermato che attorno al Comune di Milano ci sono interessi economici molto rilevanti ed è evidente che alcuni soggetti stiano guardando con attenzione alle nostre scelte che hanno un solo obiettivo: il bene dei milanesi.

Giuliano Pisapia
sindaco di Milano
Corriere della Sera, 22 agosto 2011
23 agosto 2011 11:27


http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/11_agosto_23/20110823NAZ27_18-1901343016449.shtml

La replica dell'Ex sindaco dopo l'intervento di Pisapia

Letizia Moratti: non ho taroccato i bilanci, ho reso più efficiente Milano

Le puntualizzazioni sul bilancio di previsione 2011

Caro direttore,
il dibattito aperto in questi giorni dal Corriere sul «caso Milano» potrebbe essere l'occasione per un confronto sui grandi temi del governo delle nostre città e del nostro Paese. Un dibattito serio deve tuttavia partire da dati di fatto incontrovertibili. Mi corre dunque l'obbligo di ristabilire la verità, perché accusarmi di aver «taroccato» i conti del Comune - come l'articolo di Giangiacomo Schiavi di domenica insinuava rievocando la litania di accuse rivoltemi negli ultimi tre mesi dal Sindaco Pisapia e dai suoi assessori - ha un significato che travalica il desiderio di «de-morattizzare» Milano, come qualcuno ha scritto.

I fatti, dunque. Si è parlato polemicamente per settimane del Bilancio di previsione 2011 che, così come è stato redatto e votato dal Consiglio Comunale, prevedeva un avanzo di 48 milioni di euro grazie a due operazioni straordinarie messe da noi in campo: la quotazione in Borsa di SEA che consentirebbe il pagamento di un dividendo straordinario di 110 milioni e la vendita della quota posseduta dal Comune in Serravalle Autostrade Milanesi, del valore periziato di circa 170 milioni, ritenuta non più strategica. È sempre stato chiaro che se queste operazioni non fossero andate in porto, il Bilancio previsionale sarebbe mutato e l'Amministrazione avrebbe adottato misure di compensazione. Ma questa eventualità nulla toglie alla correttezza delle ipotesi fatte a inizio d'anno e alla trasparenza dei criteri di contabilità adottati. Stupisce semmai che, pur a conoscenza del grave peggioramento del quadro di finanza pubblica in cui si sarebbe trovata a operare, la Giunta Pisapia abbia bloccato il Piano di Governo del territorio, strumento di forte crescita per l'occupazione e la produzione, provocando per il 2011 una rovinosa perdita per il Comune di oneri di urbanizzazione calcolabile in 50-70 milioni e rendendo a quel punto inevitabile il ricorso ad un immediato inasprimento dei prelievi fiscali e tariffari.

Altra accusa è stata quella della «cattiva gestione» di cui si sarebbe macchiata l'Amministrazione da me guidata. Se si trattasse di un giudizio politico, non avrei esitazione a considerarlo con grande attenzione così come ho accettato e rispettato il giudizio politico degli elettori milanesi tre mesi fa. Ma un'accusa generica deve essere confutata ancora una volta sui fatti, ricordando che negli ultimi anni il Comune di Milano si è trovato ad assorbire tagli ai trasferimenti statali e riduzioni di spesa determinati dagli obiettivi del Patto di Stabilità per complessivi 780 milioni; senza contare che due anni fa siamo stati costretti a rimborsare un prestito obbligazionario convertibile da 300 milioni per non «regalare» al mercato il controllo in A2A, un bene prezioso del patrimonio comunale. Oggi è utile ricordare come facemmo allora a compiere sforzi così imponenti coniugando rigore finanziario a equità sociale: con efficientamenti della spesa degli assessorati che soltanto nel 2010 sono stati di 20 milioni, con la riduzione delle consulenze da 23 milioni a 3 milioni, conferendo la proprietà di uffici pubblici per 80 milioni ai due fondi immobiliari comunali dai quali abbiamo incassato ricavi per 180.

Abbiamo fatto tutto questo continuando ad investire in infrastrutture, finanziando con 3 miliardi due nuove linee metropolitane e dotando di oltre 700 milioni il piano di Atm per il trasporto locale. Investimenti che hanno rafforzato le nostre politiche ambientali, come attesta la riduzione del 14 per cento del PM10 in città, di cui l'introduzione dell'Ecopass e la forte estensione del bikesharing rappresentano oggi una best practice a livello europeo. I Bilanci del Comune testimoniano che la spesa per l'assistenza sociale non è mai scesa, raggiungendo anzi i 480 milioni nel 2010 senza alcun aumento tariffario a carico delle famiglie, delle scuole materne, degli anziani e dei disabili. Senza dimenticare l'impegno che ci siamo presi per assicurare a Expo 2015 le risorse per farne un evento di successo dopo averlo ottenuto - me ne prendo una parte del merito - vincendo una durissima competizione mondiale.

Tutto questo per dire che le polemiche degli ultimi mesi occupano lo spazio che bisognerebbe dedicare più utilmente ad un confronto sulle proposte per governare Milano e il Paese nei prossimi difficili anni. Un confronto sereno servirebbe a informare meglio i cittadini e a formare l'opinione di quanti in Italia guardano con interesse al mutato quadro elettorale e politico a Milano e in altre città per trarne auspici o presagi più generali.

Letizia Moratti

Corriere della Sera, 23 agosto 2011
23 agosto 2011 12:32

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Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 21/08/2011

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Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 22/08/2011

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Articolo del Corriere della Sera pubblicato il 23/08/2011

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avatar Germana Pisa 13 anni fa
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