9 anni fa
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"Proprio in questi giorni il Comune sta preparando la delibera che dovrà affidare il nuovo servizio delle docce pubbliche. Un appalto della durata di tre anni per un milione e 140mila euro. La gara europea prevede di ridurre da tre a due gli impianti".

Buono il lavoro che il Comune ha fatto, ma ci vuole minimo un centro in ognuna delle 9 zone. Con una trasformazione del concetto di servizio erogato, tale da portarlo ad essere una comodità per coloro i quali lo vogliano utilizzare in alternativa al bagno di casa. Con giusto prezzo ed esenzione per le fasce deboli.

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/15_settembre_12/poverta-che-avanza-quadruplicato-uso-docce-pubbliche-644bd090-5931-11e5-bbb0-00ab110201c3.shtml


Le docce pubbliche di via Monte Piana a Rogoredo

La povertà che avanza: quadruplicato l’uso di docce pubbliche

Da 24 mila ingressi nel 2012 a 93 mila nel 2014. Il Comune studia uno sportello sociale

di Maurizio Giannattasio

È un indicatore secondario, marginale rispetto agli indici di povertà ufficiali, ma che colpisce per la progressione e la quantità: il numero delle docce erogate nei tre centri comunali è quadruplicato nel giro di tre anni: dalle 24.355 del 2012, alle 77.805 del 2013, alle 93.247 del 2014. La previsione per il 2015 è che si sfiorino le 100 mila. Una prima spiegazione, seppur parziale, arriva dal fatto che all’inizio del 2013 la nuova amministrazione di Palazzo Marino ha eliminato l’euro di pagamento per poter accedere alle docce pubbliche. Sembra poco, ma per chi non ha niente anche un euro diventa una montagna da scalare. Ma è solo un lato del fenomeno. L’altro è l’allargamento della platea tra vecchie e nuove povertà, immigrati e disoccupati tra cui tanti italiani che non hanno un luogo privato per la propria igiene. Il terzo lato del triangolo è la capacità di intercettare il bisogno.

«Vedo tre elementi - dice l’assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino - c’è un aumento della povertà, la maggiore capacità di lavorare in rete e l’ingresso gratuito. Un servizio come quello delle docce ci dà la possibilità di agganciare persone che vivono ai margini della società e di farle entrare nel giro dei servizi sociali. La nostra idea è quella di farli diventare dei veri e propri sportelli». Proprio in questi giorni il Comune sta preparando la delibera che dovrà affidare il nuovo servizio delle docce pubbliche. Un appalto della durata di tre anni per un milione e 140mila euro. La gara europea prevede di ridurre da tre a due gli impianti potenziando però i servizi e gli organici in via Anselmo da Baggio e in via Pucci, ma allargando la platea anche alla Stazione Centrale e a viale Ortles. «Vogliamo aumentare l’offerta - dice Majorino - in due luoghi che possano offrire questo servizio anche per persone che non sono ospiti permanenti delle strutture».

Ma qual è la fotografia di chi utilizza le docce pubbliche? Ce lo spiega Alessandro Canali, operatore dei Servizi sociali che da anni segue il servizio. Se prima era rivolto a persone senza fissa dimora e ai senza tetto successivamente si sono aggiunte le popolazioni nomadi, rom e sinti. Ma il vero cambiamento è arrivato in questi ultimi due anni quando sono arrivate tante persone, soprattutto italiani che usufruiscono della doccia perché in casa loro non possono. O perché si è rotta o perché non sono più in grado di pagare la bolletta dell’elettricità o del gas. E se anni fa la maggioranza era in gran parte composta di stranieri, adesso vedo molti italiani, sempre più anziani, ma anche tanti uomini giovani, in maggioranza genitori separati che hanno difficoltà nel pagare un affitto». Casi che colpiscono: «Come quella signora italiana di 65 anni che si è presentata con il beauty-case e vestita in modo molto dignitoso - continua l’operatore - Una persona squisita che ha preso il suo shampoo e il suo asciugamano di carta chiedendoci dove lo doveva lasciare quando la maggioranza delle persone lo butta dove capita e ringraziandoci a non finire. Una grandissima dignità».

Ci sono tanti luoghi da dove poter osservare la fatica di vivere. La mensa dei poveri, i dormitori, ora si aggiungono le docce con una popolazione eterogenea che le affolla e le usa. «Sono luoghi di igiene personale - conclude Majorino - ma noi vorremmo che diventassero sempre di più luoghi di relazione sociale dove le persone entrano in contatto con il Comune e con i suoi servizi di aiuto alle persone».

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