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CHE BELLI I BORGHI DELLA PERIFERIA


Il borgo di Trenno, già Comune del circondario milanese

 

Testo e videointervista di Roberto Schena

A cura di Esplorazione urbana n. 80






Chi non ha sentito nominare toponimi quali Affori, Lorenteggio, Crescenzago, Turro, Gorla, Precotto, Niguarda e tanti altri? Più che “quartieri” di Milano, essi sono stati veri e propri Comuni con i loro borghi e sobborghi la cui presenza storica e durata nei secoli prevale nettamente per importanza (per non parlare dell’estetica) rispetto ai nuovi rioni residenziali costruiti intorno. Nell’arco di uno o due secoli, case popolari o scintillanti grattacieli non esisteranno più, il cemento non dura più a lungo. Sparsi per la periferia milanese, invece, abbiamo ancora edifici e borghi risalenti a mille, ottocento, seicento, insomma a parecchi secoli addietro. Se le amministrazioni non comprendono, com’è avvenuto spesso e avviene tuttora, che debbono essere assolutamente salvati,  si può essere certi che non si sta agendo per l’interesse della collettività.

Ora, finalmente, è uscito un libro sui tanto maltrattati borghi milanesi, quelli che l’architettura razionalista  considerava e considera nullità da abbattere, senza comprendere che la città e soprattutto la metropoli, hanno un fondamentale bisogno di un civile mix fra componenti storiche e contemporanee.  Antichi borghi della periferia milanese è quasi una guida, a disposizione di tutti: grandi e piccoli, può essere considerato un vademecum a disposizione del turismo interno, sebbene spesso conduca a situazioni d’incivile degrado, ancorché potenzialmente pittoresche. Ne sono autori Riccardo Tammaro, presidente della Fondazione Milano Policroma, da oltre 30 anni studioso dei borghi milanesi  e Roberto Visigalli, curatore della parte fotografica. É bene sapere che se ci sono angoli a Milano somiglianti ai quadri di Angelo Inganni e altri pittori paesaggisti del XIX secolo, questi sopravvivono giustappunto nelle zone periferiche, magari maltrattati da cattivi restauri, ma integri. Se ci sono ancora vedute caratteristiche o “cannocchiali” paragonabili ai tanto decantati navigli, queste sono nelle periferie, uniche realtà urbane in grado di offrire un paesaggio vario e verdeggiante, in luogo di questa informe massa di cemento che è diventata Milano appena fuori dal centro storico.  Senza contare che anche quest’ultimo,  con l’abbattimento delle mura spagnole e la copertura dei navigli (la città ammirata da Stendhal!) ha subito gravissimi danni, ben peggiori dei bombardamenti dell’ultimo conflitto, che pure sono stati rilevanti. Il male peggiore, i milanesi l’hanno compiuto contro se stessi annullando quella che era considerata una delle più importanti città d’arte del Bel Paese, divorando, in modo irrimediabile , per pura speculazione edilizia,  una delle principali  fonti di ricchezza durature nel tempo, l’industria del turismo.


Visigalli mentre fotografa il borgo di Quintosole

L’architettura razionalista, male interpretando i suoi maggiori teorici, ha invece bene interpretato, volente o nolente, le spinte di una forsennata speculazione edilizia, favorita a sua volta dalle formidabili immigrazioni del boom economico a cavallo degli anni ‘50 e ’60; non solo non ha saputo o voluto integrare le esigenze culturali, storiche ed estetiche della città moderna, ma ha raso al suolo il tessuto preesistente con l’abbattimento di centinaia di unità abitative costituite da cascine e ville secolari, quando non millenarie, quasi tutte in buone condizioni perché ampiamente abitate.  Sfrattati gli abitanti, si è preferito distruggere o lasciare decadere, causare un generale degrado, tale da spingere la popolazione a reclamare o a rimanere indifferenti di fronte al loro definitivo abbattimento. Questa “prassi” si chiama esattamente criminalità urbanistica.

Tammaro spiega così che la parte più massacrata dalle distruzioni si riferisce al comune dei Corpi Santi, dalla strana forma geografica, simile a una ciambella, dove nel buco c’è Milano entro i Bastioni. I Corpi Santi, in sostanza, era il territorio che circondava Milano e costituivano un comune unico, come dire che l’intero Hinterland aveva una sua apposita amministrazione, una pensata del mai sufficientemente lodato governo austriaco. Oggi questo comune così speciale è l’area dei città che va dal centro storico a oltre la circonvallazione della filovia 90-91, per intendersi. Oltre la cinta dei bastioni esisteva dunque la cinta dei Corpi Santi, seguita a sua volta da un terzo e ultimo circondario che s’identifica con i 12 comuni assorbiti da Milano nel 1923 e che costituiscono l’odierna periferia di Milano. Questi 12 comuni avevano a loro volta assorbito nel corso del XVIII secolo altre decine di comuni, come per esempio San Siro, Lorenteggio e Barona, tutti toponimi che conosciamo bene. Ora, mentre i Corpi Santi entro la parte di città che identifichiamo come circonvallazione della 90/91 e altre zone come il Lorenteggio hanno subito il grosso del massacro edilizio, si sono salvati in pratica solo il Ticinese/Navigli e pochi altri monumenti,  nella periferia è rimasto ancora parecchio, specialmente nel sud, dove interi borghi si presentano intatti, sebbene spesso in abbandono e degrado.   Sarebbe sicuramente la parte più bella e affascinante della città, perché quella che ancora conserva un paesaggio storico-naturale, se solo l’amministrazione studiasse un modo per valorizzarla. Ecco quindi l’utilità di questo Antichi borghi della periferia milanese  (15 Euro, alla fine del video c’è l’elenco dei posti dove lo si può comprare) senza il quale non sapremmo nulla del nostro passato e non capiremmo che cosa ci circonda.

Un difetto imperdonabile del libro è che l’indice nomina solo i 12 comuni (13 con i Corpi Santi), senza menzionare i 70 borghi al loro interno, rendendo meno agevole la loro individuazione tra le pagine. Ma il libro vuole essere un fotoracconto e una passeggiata per i borghi, non la loro enciclopedia. Per ora.

Qui sotto: le tre “cerchie” che storicamente compongono, grossomodo, Milano. Notare la forma “a ciambella” dei Corpi Santi, uno strano comune che riuniva l’intero circondario della città, poi da questa assorbito ancora nel XIX secolo. La cerchia più esterna è composta dai 13 comuni “presi” da Milano nel primo quarto di secolo.  Ognuno di questi comprende a sua volta ex comuni, borghi e sobborghi (nuclei rurali e cascinali, castelli, ville signorili, chiese, oratori), una settantina in tutto. Gorla e Turro non sono menzionati dalla cartina,  ma il primo (segnalato con i puntini) si trova sotto Crescenzago e Precotto, con cui nel 1920 formò il comune di Gorla-Precotto, mentre Turro (segnalato con i +) è individuabile sotto Greco.  Lorenteggio e Ronchetto sono acquisizioni da altri due comuni (Corsico e Buccinasco).  

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