Materiale
Informativo
8 anni fa
0 consensi
Segnala Segnala come rilevante - Segnalato rilevante da 0 persone.

E’ oramai effettivo lo SHARING CITIES ( in allegato ), un bel progetto di efficientamento energetico " tout-court " del quartiere PORTA ROMANA / VETTABBIA.

Il progetto pilota europeo cui ha aderito Milano insieme ad altre città europee ( Lisbona e Londra ), annunciato ai milanesi dagli assessori TAJANI, MARAN e BALDUCCI in pieno stile de “ La grande bellezza “ di Sorrentino.

L’idea di rendere migliore la vita dei cittadini e di dare una mano all’ambiente, a partire da una zona di Milano è assolutamente condivisibile e lodevole, peraltro il programma prevede il coinvolgimento dei cittadini, i quali, dopo aver dato il consenso, saranno parte integrante di un sistema che va dall’utilizzo di mezzi elettrici al miglioramento della termoclimatizzazione delle Loro case per abbattere le emissioni ( saranno gli stessi cittadini a pagare le spese, il rientro avverrà tramite il sistema delle detrazioni,   con notevoli agevolazioni sul dazio cittadino ).

Un progetto “ a tutto tondo “ già cantierizzato, grazie alla partecipazione della fondazione PRADA molto attiva a favore della riqualificazione del quartiere ad Honorem et Gloriam dei vertici aziendali.

Anche a nord di Milano sono partiti i lavori di riqualificazione tramite i progetti essenziali per EXPO2015, infatti tutte le attività di ripristino del decoro cittadino nella periferia, sono rese tali grazie all’aggancio con la Fiera Campionaria e non sono certamente “ ad impatto zero “, quanto di fattibile come i giardini e le piste ciclabili, è tale perché si è fatta una strada interquartiere e si farà la quarta corsia sul tratto USCITA CERTOSA , SESTO SAN GIOVANNI sui 2 sensi di marcia.

Imminente l’avvio dei lavori nell’ex area EXPO per la realizzazione del bel progetto HUMAN TECHNOPOLE nato da una collaborazione con l' Istituto Tecnologico di Genova, un’eccellenza italiana nel mondo, pomposamente annunciato dal presidente del consiglio RENZI a Milano.

Certamente l’area nord verrà coinvolta, ma in quale modo?

La riqualificazione degli edifici , è stata molto partecipata dal comune per quelli destinati all’accoglienza degli immigrati ( Via Aldini ) e dei disadattati ( Via Mambretti ),distanza aerea tra i 2 edifici: neanche 100mt, con un evidente impatto sociale senza la benché minima presentazione del progetto alla cittadinanza ivi residente.

Per quanto concerne un eventuale sgravio fiscale, se non altro al fine di un piccolo premio “pro bono” per i residenti naturalmente coinvolti nella questione, neanche a parlarne.

Se da una parte si fanno opere di mero abbellimento senza declinare il cittadino a “suddito” cercando di renderlo partecipe in ogni piccolo dettaglio, dall’altra si fanno grandi opere destinate alla viabilità pubblica aventi ricadute plurime sul quartiere, nessuna opera di abbellimento tranne riqualificazioni “ a mò ” di risarcimento danni fatte passare come attività di riqualificazione volute a beneficio del cittadino.

Opere imponenti senza il benché minimo coinvolgimento dei residenti, anzi, per quanto possibile nel silenzio più totale a tal punto che i fatti emergono all’apertura dei cantieri, quando è praticamente impossibile poterli fermare o modificare se non attraverso la protesta e la lotta come nel caso della STRADA INTERQUARTIERE ERITREA/EXPO modificata grazie ad un comitato.

RIPARTIAMO DALLE PERIFERIE, una litania che guida la campagna elettorale   nelle voci dei vari protagonisti di sinistra ma anche di destra, salvo poi fare Il ” bene ” sul “ già bene ” per avere “ il magnifico “e nel “ già male “ fare quel “ male ” con le sembianze del “ bene “ ( il bene pubblico ) che costerebbe politicamente troppo sé fatto in zone centrali della città, dove l’aspettativa è ben diversa da quella dei cittadini delle aree periferiche che infondo, sono abituati a vivere facendosi i “fatti propri” e soprattutto lavorando a tal punto da non avere il fiato neanche per respirare qualcosa che assomigli all’ossigeno intellettuale di una bella architettura residenziale ( fatta per il privato ) , di una piazza con un bel monumento in mezzo ( certo chi, dei grandi di Milano, vorrebbe essere ricordato in una piazza di periferia),   un minimo di educazione al bello per dare anche una forma al cambiamento sociale e culturale più volte citato nelle promesse politiche.

Ma i tempi sono cambiati, le periferie non sono solo degrado e squallore intellettuale, il problema è che i politici non sono pronti ad affrontare le nuove sfide di queste periferie che erano facili sacche di voti senza fatica, bastava urlare parole di sinistra o di destra che fossero familiari come:

resistenza, lotta contro il   padrone, il potere ai lavoratori, la rivoluzione proletaria, parità sociale, più giustizia, più polizia nelle periferie, occupazione sociale, salario minimo garantito, lotta al degrado, riqualificazione, ecc.ecc.

le persone che abitano la periferia non sono più quelle di una volta, i ragazzi studiano, gli adulti si impegnano, c’è molta più partecipazione   di ieri, è molto sentito il tema del vivere come e dove, non è più tollerabile il modus operandi  secondo il quale le persone di periferia possono non essere informate in quanto poco avvezze “al pensare” perché date “per lavorare” laddove il pensare non è indispensabile, anzi…

Milano deve cambiare atteggiamento in questo, non bastano le parole dei politici, occorre che si realizzi quel processo di integrazione da anni presente su tutti i tavoli di discussione dove sono passati tantissimi giovani politici infervorati sul tema e oggi affievoliti sulle poltrone del parlamento italiano.

I lavori pubblici nelle periferie, non possono solo essere inerenti le opere viarie destinate alla collettività, progettate per aumentare la ricettività veicolare da e verso il centro, c’è tanto da fare a partire dall’architettura di certe zone delle periferie, ci sono quartieri che andrebbero ridisegnati come è stato fatto nelle zone centrali della città, intere aree dove andrebbero cambiati i connotati per rigenerare la società , posti degradati in cui sprofondano certi palazzoni dove convivono gli opposti dell’essere umano.

Le periferie in chiave sociologica, sono spesso tali perché volute, basterebbe invertire questa volontà.

Occorre che non ci siano più persone di periferia ma solo cittadini di Milano, per far questo c’è bisogno di una nuova classe politica “ formata “ e preparata per guidare i grandi cambiamenti che ci aspettano, non bisogna pensare che solo i grandi manager sono in grado “ di fare bene “, è invece pensabile da una parte ad una politica partecipata e interattiva che sappia interreagire con la cittadinanza senza temere di ridurre il proprio potere e prestigio, dall’altra che si attui un’inversione di tendenza nelle politiche di sviluppo della città.

Gianluca Gennai

Allegati (1)

QUARTIERI IN PROGRESS Sharing Cities

0 consensi
Segnala Segnala come rilevante - Segnalato rilevante da 0 persone.
Nessuna risposta inviata