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3 anni fa
Via Eritrea, 52, 20157 Milano MI, Italia
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La ferrovia Milano – Novara – Varese – Saronno, oggi il passante ferroviario, è una vera e propria linea di demarcazione tra la città e la periferia nord, mitigata dal ponte Palizzi, tramite il quale si connette un’area densamente popolata con il centro città.

Inutile parlare dei tanti ma e i tanti se sui quartieri che sono cresciuti a fianco alle fabbriche o come zone dormitorio dove furono stivate le masse dei nuovi milanesi in arrivo dal sud, necessari alla Milano che risorgeva (ma anche molti milanesi che non avevano più la casa in centro), dopo i devastanti bombardamenti da parte della RAF inglese.

Oggi ancora resiste il pregiudizio sull’intera area oltre il ponte Palizzi. Per i milanesi, tutta la zona è riconosciuta come Quarto Oggiaro, qui si perdono le identità di quartiere, come ci fosse un buco che inghiotte ogni barlume di civiltà, dunque una zona di anti civiltà in cui non può che esistere il degrado e l’abbandono, un archetipo di negatività da porre come totem tra ciò che e bello e ciò che è brutto, usato banalmente anche dal nostro amato “molleggiato” nonostante anch’esso sia cresciuto in una periferia, ma forse, a suo pensiero, un po’ meno brutta, un po’ meno nefasta, come se ci fosse una sorta di bisogno di rivalsa, di differenziazione tra un po’ di più e po’ di meno.

Eppure il quartiere è completamente cambiato, certamente ci sono ancora molte criticità ma non più che in altre zone di periferia milanese, ancora avvolte da quella nebbia che inghiotte ogni cosa.

Di recente si è parlato moltissimo di Quarto Oggiaro ancora in negativo, per via degli sfregi fatti sui volti dei sanitari de l’Ospedale Sacco, impressi sui murales di via Eritrea, realizzato da delle Associazioni di Quartiere dopo la prima ondata pandemica di marzo 2020. Il fatto è stato rilanciato da tutte le testate giornalistiche nazionali e locali, ancora una volta il requiem del quartiere.

Non fa notizia invece, il nuovo cartellone apposto al fianco dei murales, in cui si chiede di rifare i volti dei nostri sanitari, una prova di quanto anche i media siano il vettore di un pregiudizio che resiste, che non lascia spazio alla società rinnovata che oggi vive in questa zona, certamente ancora in fase di cambiamento, ma che avrebbe bisogno del sostegno del giornalismo locale e nazionale, per far sapere anche cosa si fa di positivo.

Resiste il negativo come lancio mediatico, maggiormente attrattivo rispetto alle notizie positive, soprattutto quando si parla di un archetipo della negatività, a chi interessa cosa si fa di buono a Quarto Oggiaro?

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