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3 anni fa
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Sulle piste ciclabili di Milano si vedono tante assurdità e incompletezze, c’è veramente troppa eterogeneità, una “schizofrenia” progettuale incredibile, che confonde e disorienta gli utilizzatori e riguarda:

  • la tipologia, ci sono percorsi che passano da pista in sede propria, a promiscua ciclo-pedonale, area pedonale, parco, poi contigua al marciapiede, poi a corsia, poi ancora pista, e così via di continuo…; 
  • la segnaletica, spesso incongruente e contraddittoria, per cui per tratti con le stesse caratteristiche vengono usati cartelli diversi (per esempio si veda, in presenza di pista ciclabile affiancata o ricavata su parte del marciapiede, l’indifferente utilizzo del cartello di “Pista ciclabile”, fig. II.90, piuttosto che del cartello di “Pista ciclabile contigua al marciapiede”, fig. II.92/a, come previsto dal Regolamento d’Attuazione del C.d.S. all’art. 122 comma 9 punto c), o eccessiva e ridondante, o al contrario mancante, come spesso accade per sottopassaggi o sovrappassaggi (anche se classificati come ciclabili nelle mappe ufficiali del Comune); quella direzionale è a dir poco carente, invece servirebbe a maggior ragione proprio perché le piste non sono presenti in tutta la città e quindi sono un po’ dei percorsi obbligati, pertanto per non sbagliare strada è necessario sapere dove conducono; 
  • le pavimentazioni, le più disparate, che cambiano di continuo, e spesso inadatte (la peggiore sono i blocchetti di pietra corrugata — che si dedichino ai pedoni pavimentazioni anche pregiate — poi anche il c.d. “colato”, pieno di bolle e crepe, verniciato per farlo sembrare asfalto rosso), magari disseminate di tombini che dovrebbero essere posti altrove, cordoli a raso posati male (anche 1 cm di dislivello può essere causa di forti e dannosi contraccolpi); 
  • l’andamento, con continui saliscendi, serpentine immotivate, curve troppo strette o addirittura angoli retti; 
  • gli ostacoli, non sempre indispensabili, anche pericolosi, come colonnotti, colonnine varie, archetti, “panettoni”… perfino cestoni per rifiuti, mal collocati sui percorsi; 
  • le interruzioni, a volte improvvise, brusche, magari su un marciapiede, con successivo salto del gradino, o spesso per mancanza di attraversamenti ciclabili anche quando si abbia la pista da entrambi i lati della strada, oppure ci si trova a sbucare su carreggiata in contromano senza sapere come proseguire, magari in condizioni di insicurezza ed esposti a pericolo.

 

Al di fuori delle piste abbiamo poi le tante insidie e disagi di pavè, binari tranviarii, magari in disuso,… sensi unici e altri divieti che fioriscono dappertutto, istituiti senza tenere in minimo conto la circolazione di biciclette, che spesso rendono impossibile seguire un percorso che sia ragionevolmente accettabile e obbligano a lunghi e scomodi aggiramenti di grandi o piú isolati.

 

Andrea Giorcelli

www.andreagiorcelli.it

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