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2 anni fa
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Leggere gli archivi dei giornali è cosa buona e giusta. Vieni a sapere, ad esempio, che il 23 febbraio 1938, si esaminava il progetto di dotare la zona Montegani di una centrale di teleriscaldamento:

sappiamo come è finita, anzi come non è finita, visto che del teleriscaldamento in quel quartiere non c’è ancora ombra ma solo una nuova incombenza (forse) di ennesimi lavori di scavo nel viale Cermenate.

Così giusto per gradire, ma cercavo altro e purtroppo l’ho trovato.

Cercavo notizie del secolo scorso e dei decenni passati sull’inquinamento delle acque per capire, chiarire come mai abbiamo così tanti terreni inquinati ed alcune porzioni della falda superficiale pure. Forse viene dall’acqua? Molto probabile. Non racconterò la storia della Vettabbia, troppo lunga e complessa tanto quanto il canale (un antico fiume romano). Parlo della Vettabbia perché è un importante canale dedicato all’irrigazione. Bene, è stato uno dei canali più inquinati che la storia ricordi. Vi è stato sversato di tutto, un coacervo di sostanze del quale i liquami sono la parte più salubre. Da buon milanese so che negli ultimi cinquant'anni del secolo scorso è stato sversato di tutto, in acqua, nella terra e, con licenza poetica, anche nell’aria (non che questo secolo sian mammole però). Mi son fatto una solida idea di cosa abbiamo mangiato e bevuto e del possibile motivo dell’esistenza di tutte quelle malattie terribili che affliggevano e affliggono le persone. Quale cibo, quale salute possiamo trarre da un’acqua insalubre o addirittura tossica? La testa dell’articolo del 1971 ci racconta in merito:

La stessa cosa avveniva negli anni ‘60, gli agricoltori si lamentavano del foraggio scadente e tossico e della moria degli animali. E negli anni ‘40, ‘80, ‘90, ma anche i primi di questo secolo. Un passato fin troppo recente e senza scusanti.

Oggi la Vettabbia va meglio, tranne quando qualcuno sversa misteriosi veleni azzurri o scarichi grigio topo. Sì, succede ancora e spesso. In confronto al passato però c’è da leccarsi i baffi. Questi sversamenti fanno strage di pesci e mettono in fuga tutte le specie che la popolano, ma probabilmente questo è considerato un dettaglio. Possiamo far di più, ad esempio con una rete di monitoraggio IOT per conoscere in tempo reale il luogo dello sversamento. Abbiamo difeso l’acqua? Speriamo.

Parliamo ora del piombo nei terreni agricoli; questo è il tema più pesante e non è un gioco di parole. Da dove viene tutto questo piombo? Difficile dirlo ad un primo esame perché è dovunque, come fosse stato irrorato con pazienza da un operatore pignolo. Anche qui un articolo del 1978 ci illumina parlando dell’additivo per la benzina super, a base di piombo. Ne abbiamo sparacchiato in ogni dove per almeno quarant’anni e, facendo due conti spanneggianti, almeno 100.000 tonnellate (solo in Lombardia...). Ce le siamo mangiate, respirate e bevute una gran parte. Un’altra bella porzione è lì, letteralmente caduta dal cielo, nei nostri terreni.

Quelli sono stati anni infernali, con miriadi di aziende che scaricavano di tutto ed amministrazioni ignare ignave o ignobili, con ritardi pluridecennali e promesse senza esito. Ora però siamo nel 2021.

Abbiamo una consapevolezza che nasce dalla miriade di errori e nefandezze commessi da tanti altri in passato. Dobbiamo voltare pagina, ora possiamo farlo ed abbiamo pochi, pochissimi limiti rispetto al passato; abbiamo la consapevolezza, la cultura e le tecnologie adatte e siamo in una società del pensiero e della condivisione delle conoscenze.

I terreni agricoli all’agricoltura! Questo il grido che dobbiamo lanciare.

Questo ci serve, questo va fatto. Abbiamo circa 15 kmq di terreno agricolo, poniamo che ne sia disponibile circa la metà, 7-8 kmq. Questa è la nostra terra e ci deve essere restituita.

L’agricoltura che faremo dovrà essere più complessa di quella dei grandi deserti agricoli; saranno moltiplicate le colture, praticati gli usi di tecniche ancestrali ed allo stesso tempo delle tecnologie più avanzate.

Ho la certezza che a fianco delle tecnologie tradizionali ce ne siano altre più economiche ed efficaci ma non le conosco ancora. Fanno parte di quel tesoro nascosto nella mente di tante ragazze e ragazzi e dobbiamo svelarlo al mondo. Diamo le terre a questi nuovi contadini, aiutiamoli nei loro progetti di bonifica e pianifichiamo con loro le nuove colture di questo secolo così bizzarro.


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