Il tempo delle zucche (vuote).
Sullo sfondo appare chiaramente l'ambizione di Sala che, attraverso obbiettivi a Milano, vuole raggiungere nuovi traguardi personali in ambito politico peraltro debolmente velati da un ripetuto mantra dell'uomo manager in caso di delusioni politiche. Certamente, come Cittadinanza Consapevole, non è negabile la delusione nel vedere una Milano che resta a guardare nonostante non abbia votato questo sindaco, nonostante si lamenti costantemente ma solo nei bar e con gli amici. Il Sindaco appare sempre più nervoso, perché ostacolato nel suo progetto anche dalla pandemia che se da una parte ha annichilito l'opinione pubblica ha anche reso meno reattivi i comparti su cui Sala può contare. Del tutto evidente la manovra di epurazione verso coloro che sembravano essere dei paladini del nervo democratico PD, ceduti a blande carriere in Regione o forse altro. Spenta anche la voce radicale, sembra si sia circondato di pretoriani che lo proteggono anche dal fuoco amico composto da membri di sinistra che sono saliti sul carro del vincitore giusto per ereditare la poltrona del leader Basilio Rizzo e godere di un pò di prime pagine della cronaca meneghina, giusto per raccontare un giorno a qualcuno, che ci provarono. I verdi Europei sono in pratica inesistenti, seduti ma inerti, guidati da Evi che dall'alto del Parlamento Europeo, ha forse una visione oramai poco nitida di Milano. Altri movimenti civici politici e Liste civiche completamente annullate probabilmente per la forte delusione che M5S ha causato in molte delle voci critiche che avrebbero potuto alimentare il dissenso proprio nella tornata elettorale. Sullo sfondo le periferie milanesi, avvolte nella paura della pandemia ma anche nei mille problemi irrisolti e oggi sulla scrivania di Maran, uomo non promosso ma rimandato a settembre con non pochi debiti, comunque allontanato dalla città interessante per il Real Estate, di fatto reso innocuo. Resta Sala, oggi contrastato energicamente dal movimento SI SAN SIRO ricco di voci che possono dargli fastidio poiché capaci come lui e più di lui di polarizzare l'opinione pubblica, e la classe intellettuale che tuttavia si esprime solo a tratti e attraverso forme di diffusione come partecipaMi o Arcipelago Milano, veicoli di espressione libera di un pensiero critico.
Totalmente schierate le testate giornalistiche di sistema come Corriere e Repubblica, il resto è irrilevante anche dalle periferie oggi a guida sinistra controllate e gestite in modo strategico, piegate ai contentini che un tempo mancavano dunque un passo avanti senz'altro sufficiente per sedare i più critici e soprattutto le spinte leghiste o di destra che in alcuni casi sono forti e ascoltate tuttavia non risolutive.
Eccede il pessimismo e la rasegnazione di un cittadinanza tormentata e privata di mezzi per incidere sul futuro assetto milanese, dove anche voci autorevoli e medorate, in quanto tali vengono inascoltate perchè domina il protagonismo, l'ambizione delle 3° e 4° generazioni d'immigrati italiani fino a ieri esclusi, oggi invece maggioranza di una Milano in cui la gente del sud non è quella della penisola ma bensi quella africana e magrebina, la sola ancora ai margini ma sempre più dominante nelle periferie, incensata da quella classe sociale sofferente che vede nelle forme di protesta giovanili, l'unico modo di farsi sentire. Dunque si assiste al passaggio del testimone della ribellione, aumenta il senso di rivendicazione e di risarcimento morale e sociale oltre che economico fino a organizzazioni aggressive e proteste urlate per finire con i movimenti formatisi per la protesta NO VAX nella quale è possibile scaricare le tensioni in generale, dunque un pretesto per scendere in strada e fare gruppo, condividere un disagio con altri disagi, annulando le distanze e forse momentanemante quella periferia fatta di sacrifici e sottomissione a regole non descrivibili in quanto condificate nel classico: fatti i c...i tuoi.
Dunque domina il milanese imbruttito, il giargiana della situazione che diventa modello, inconica figura di una Milano in regressione e ferma davanti anche a manifestazioni palesi di schiaffi in faccia e calci, ma tollerabili di fronte a una realtà inimmaginabile per il nostro sindaco che parla con tutti e si fa foto con tutti, quel "Beppe" del bar, tanto la sera arriverà e sarà una sera di buon vino e del mangiare su un tavolo ben organizzato, con una finestra dalla quale si vedono tetti e non palazzoni fasciati nelle urla e nei profumi di curcuma e stufato intriso di aglio e cipolla o di fritto generico.
Una Milano di palazzoni popolari dove la civiltà fa fatica anche come termine ad entrare, o meglio, viene deformata in termini, scomposta in gerarchia del linguaggio comune, la dove regna un nuovo dialetto, quello della sottomissione o guerra anche "porta a porta".
Sì Sindaco, va bene anche cosi purché si faccia presto e si volti finalmente pagina, dopo di Lei.
Gianluca Gennai