Insegnare a vivere

Il buon Valditara si presenta al pubblico come un laico,  ma in cuor suo veste l'abito del trappista.

O meglio, dell'integralista.

Tutto il governo d'oggi è integralista. Essendo di destra, è integralista di destra.

Quale migliore strada può essere indicata da un integralista al peccatore se non quella, accettata col riconoscimento del proprio esser peccatore ab origine, poi perorsa con la continua umiliazione fino al riconoscimento di essere finalmente salvo? E quindi di poter giudicare gli altri?

Il presente caso dell'anarchico Cospito ne è una dimostrazione: anziché affrontarlo come occasione di verifica sul piano di giustizia, costituzionalmente uguale per tutti, viene lanciato come scontro tra parti politiche. 

Nella speranza di un ravvedimento parlamentare, sul piano pedagogico ha più  senso insinuare negli allievi l'idea del valore della modestia, sentimento che è alla base della convivenza democratica, piuttosto di quella del benessere nell'umiliazione, che è sempre e soltanto l'esito di un rapporto di forza in cui il perdente non può essere che il meno forte.

Ad essere modesti si impara con difficoltà,  occorrono anni di confronto con gli altri per imparare, dalla varietà del mondo e dalla differenza delle esperienze, quanto si sia portatori solo di un flebile contributo di verità. 

Il recente caso delle ginnaste che hanno denunciato i soprusi patiti durante gli allenamenti, in quest'epoca confusa ha posto un'alternativa: è la gioventù d'oggi a non essere più disposta all'umiliazione, oppure i loro formatori, motivati dalla possibilità di un guadagno personale, sottoponevano le ragazze alla violenza dell'intransigenza "integralista"?

Tutto questo, tanto per cominciare a discutere. Sperando che qualcuno voglia esprimere il suo pensiero.

Quello che Valditara, in qualità di ministro "dell'istruzione e del merito" deve chiarire è, come ho già scritto, cosa pensa debba essere la scuola, e quindi qual è il ruolo di insegnanti e alunni. 

La fragilità dell'adolescenza è nota, e la pedagogia ne tiene conto.

In che modo l'umiliazione rientra nella pedagogia, occorre che ce lo spieghi.

In che modo il docente occorre che umili il discente per il suo bene, occorre che lo chiarisca.

Ma soprattutto, quale riflessione compete alla scuola come istituzione di fronte alle conseguenze del suo operato?

E quale compete al ministero, quando pone se stesso al disopra di tutto il mondo docente?