Questo sito utilizza cookie anche di terze parti. Per avere maggiori informazioni e per negare il tuo consenso all’utilizzo dei cookie clicca qui. Se prosegui la navigazione acconsenti all’utilizzo dei cookie.OK
Penso che l'approccio all'Intelligenza Artificiale (I.A.) sia inevitabile per la scuola. Non puoi chiudere le porte a ciò che non capisci e che ti fa paura. Semmai è il contrario, pericoloso è l'eccessivo...
Penso che l'approccio all'Intelligenza Artificiale (I.A.) sia inevitabile per la scuola. Non puoi chiudere le porte a ciò che non capisci e che ti fa paura. Semmai è il contrario, pericoloso è l'eccessivo entusiasmo per questi prodotti. Se dovessi indicare ciò che più serve oggi alla scuola non mi spenderei certamente per l'I.A., ma per ridefinire i programmi dal punto di vista dei tempi necessari per lo studio e per l'insegnamento. Ovvero per correggere la dimensione produttivista dell'insegnamento/apprendimento. Oggi nelle aule scolastiche si corre molto di più di quanto avveniva in un recente passato e la spinta delle nuove tecnologie ha influito molto nel determinare lo schiacciamento del tempi. La scuola ha subito l'influenza del mercato della conoscenza veloce e ha cercato di selezionare i prodotti utili alla didattica senza aver fatto una sufficiente riflessione critica su chi governa i processi di apprendimento. Per fortuna alcuni ritardi sono stati compensati con l'esperienza e con la consapevolezza degli errori compiuti per gli eccessivi entusiasmi. Oggi la sfida dell'I.A. è molto più difficile da sostenere soprattutto se prenderà il sopravvento sulla formazione iniziale degli insegnanti. Occorre prepararsi e sicuramente la scelta della Finlandia di istruire l'1% della popolazione in I.A. indica disponibilità e preoccupazione, ma quel paese può permetterselo perchè sulle politiche per l'istruzione ha fatto scuola in Europa e nel mondo. Si racconta che negli anni '50 Pablo Picasso, assistendo ad alcune dimostrazioni sull'innovazione prodotta dei primi elaboratori elettronici, abbia affermato che quelle macchine non avrebbero avuto alcun futuro poiché erano in grado di dare risposte, ma non sapevano fare domande.
Hai fatto bene, Giulio, ad allegare quel pezzo di Quintarelli su Repubblica. È un po' che non leggo Stefano qui in rete ma forse se commentiamo il suo articolo vorrà rispondere, visto che è partecipaMino ;-)....
Hai fatto bene, Giulio, ad allegare quel pezzo di Quintarelli su Repubblica. È un po' che non leggo Stefano qui in rete ma forse se commentiamo il suo articolo vorrà rispondere, visto che è partecipaMino ;-). Tra gli americani osservatori della tecnologia il nostro buon Quintarelli è stato molto citato qualche mese fa (insieme all'informatico Giovanni Semeraro) quando gli esperti cercavano di spiegare alla gente come mai tutti parlavano di quelli che parlavano con ChatGPT. Ovviamente gli esperti facevano un sacco di fatica a far capire cosa sia la I.A. a coloro che si sforzano di ignorare la questione sin dal 2017, momento di svolta.
Alla radio c'erano persino dei linguisti americani che spiegavano il doppio senso di "salame" in italiano (che in inglese si scrive "salami" al singolare non-numerabile naturalmente come "zucchini" o "linguini") poiché in inglese ha il significato di insaccato, cosa commestibile non-vegetariana, ma non l'accezione due del Wikizionario, quel Mario esemplare che si fa raggirare diventando esempio calzante di come viene accolta la I.A. dalla gente. Infatti, la I.A. supera il test di Turing non per le sue virtù bensì per quanto noi umani boccaloni antropomorfizziamo la macchina che interagisce con noi. "Salami" è quindi acronimo o backronym di Systematic Approaches to Learning Algorithms and Machine Inferences inventato da Quintarelli per scopi didattici e divulgativi, dato che il termine "intelligenza artificiale" inserisce già pregiudizi nel discorso.
È chiaro che noi a scuola siamo chiamati a combattere l'ignoranza che rende pericolo ogni progresso tecnologico. Forse in Italia potremo partire proprio dall'esempio di buona divulgazione offerto dall'azione quintarelliana, con il beneficio di lavorare una volta tanto dai testi in lingua originale anziché da quelle fetide traduzioni che impediscono una corretta comprensione di studiosi stranieri come la Zuboff. Lo stesso Stefano ce lo fa capire in un'intervista forse un po' datata: «non basta che la nuova tecnologia venga capita da poche persone, occorre che la capiscano in tanti» che ciononostante dovrebb'essere letto da ogni docente.
>Mi rincuorai ad apprendere che un gruppo di studenti si era organizzato sua sponte per andar da Via Festa del Perdono a Bologna per sentir parlare l'autore di Capitalismo Immateriale. Ma dispero quando un collega ci organizza per sentire degli esperti che parlano del ruolo della I.A. nella didattica e ci presentiamo in cinque da un collegio di 180. Capisco che chi deve dedicarsi a 18 ore di cattedra non potrà mai aver tempo per invogliarsi a leggere un libro intero come quello, ma al posto di tanti incontri amministrativi sulle valutazioni o di "formazione" obbligatoria (però online, così puoi stirare mentre "ascolti") forse si doveva esigere almeno un quarto d'ora di lettura sul sito unipd.it. Avessimo letto quel pezzo del 2020, anche nel 2021, forse saremmo stati meno confusi dal cosiddetto "arrivo" di ChatGPT nel 2022. Peccato che nel 2020 alla pubblicazione del libro Intelligenza Artificiale troppi insegnanti non avessero ancora di quello uscito nel 2019.
Non voglio scrivere un panegirico a Stefano. Non mi trovo d'accordo con lui su un sacco di cose. Dico solo che è l'esempio di un tipo di divulgatore che troppo spesso manca a scuola, manca sui giornali, specialmente su argomenti attinenti alla società digitale. (Ma confesso di sentirmi orgoglioso di essere italiano quando lo viene citato alla radio americana.) Quando non mi ci trovo nel pensiero quintarelliano gioisco tuttavia dell'essere «esposti al pensiero di chi non la pensa come noi». Impariamo anche dal suo metodo paremiologico. Quando nell'intervista il fondatore di I.NET gira la frittata spiegando come l'editore abbia bocciato il titolo alternativo riferito al proverbio troviamo un ottimo esempio di come fare divulgazione scientifica e come usare ciò che è noto al discente per ampliare il discorso. E tutti capiamo la differenza tra la macchina che segue le istruzioni e quella che rileva delle correlazioni sperando nel bel tempo all'indomani.
La scuola dunque deve svegliarsi sulla I.A. e sulle tecnologie dell'informazione in genere. Qui vedo un grosso pericolo: quello del mito di inevitabilità, che può alimentare il desiderio naturale che abbiamo noi insegnanti di gestire il cambiamento ignorandolo. La forma assunta da ogni nuova tecnologia è funzione della forte componente ideologica intrinseca espressa in come si manifesta quel progresso tecnologico. Gli strumenti che usiamo (e che ci usano) contengono l'ideologia.
Ed è su questo che vedo il pericolo della I.A. Quando Attilio scrive «Penso che l'approccio all'Intelligenza Artificiale (I.A.) sia inevitabile per la scuola» o Stefano scrive «gli Llm non spariranno e dobbiamo imparare a conviverci» in un paragone geniale con le calcolatrici a scuola oppure dice «occorre che la capiscano in tanti, altrimenti ci sono ritrosie», di «occuparcene ma non preoccuparcene» io sento un campanello di allarme. Ritrosie? Chi possiede il futuro? Non stiamo forse cadendo in quella terribile mancanza di fantasia incapsulata in modo eloquente dalla Thatcher? TINA? Non c'è alternativa alcuna!? Rifiutiamo l'ideologia dell'inevitabilità! Per chi riesce a leggerlo, allego un significativo intervento di Evgeny Morozov che dice questo sul Times.
A me pare che i LLM, applicati alla massa di tracce testuali che lasciamo in rete, siano un originale metodo per sussumere/abdurre dal basso la sintassi di qualsiasi linguaggio , come fanno i bambini che...
A me pare che i LLM, applicati alla massa di tracce testuali che lasciamo in rete, siano un originale metodo per sussumere/abdurre dal basso la sintassi di qualsiasi linguaggio, come fanno i bambini che imparano a parlare senza lezioni di grammatica ed a raffigurare senza lezioni di disegno. Ma dal punto di vista semantico manca l'aggancio con la realtà, su indicazioni del genitore o chi per lui, quindi il significato viene desunto esclusivamente nell'ambito del corpo documentale di addestramento e una ChatGPT risponde come il rabbino che consulta la Bibbia o il prete che consulta il Vangelo, che trovano anche che il Sole gira. Poi, chi ha macinato nel settore sa che al metodo si aggiungono un mucchio di trucchi euristici e pragmatici per migliorare i risultati. Invece l'aggancio alla realtà potrà avvenire, oltre che da un addestramento continuo, dalla condivisione del mondo fisico, naturale ed artificiale, con l'estensione a IoT mediata da servizi di assistenza domestica, lavorativa o di trasporto e intrattenimento, come Alexa, coworking, guida autonoma, realtà aumentata, ecc..
Le reti neurali artificiali, che sono complessi e raffinati classificatori di dati, sono solo la componente "intuitiva" di una intelligenza artificiale generale che, come quella naturale, potrebbe emergere dalla concorrenza di diversi sotto sistemi, come capita per gli errori del pensiero veloce e la fatica del pensiero lento (Daniel Kahneman). Intelligenza artificiale generale che dovrebbe essere al servizio di una agenzia dotata di intenzionalità e coscienza, le quali per l'intelligenza naturale sono connaturate al nostro corpo biologico mentre per l'intelligenza artificiale dovrebbero riguardare l'Umanità nel suo complesso (sopravvivenza o estinzione).
L’articolo è una lunga premessa per pubblicizzare un’iniziativa sperimentale dell’Associazione Impara Digitale della prof.ssa Dianora Bardi, pioniera dell’ICT nella scuola …
Il progetto sicuramente avrà...
L’articolo è una lunga premessa per pubblicizzare un’iniziativa sperimentale dell’Associazione Impara Digitale della prof.ssa Dianora Bardi, pioniera dell’ICT nella scuola …
Il progetto sicuramente avrà successo … sia per la scelta del campione sia per il così detto “effetto Hawthorne” che, in questi casi, quasi sempre si concreta …
Sull’artificial intelligence nella scuola italiana, può essere utile la lettura dell’articolo targato invalsi
Svelare l'acronimo.
Con l'auspicio che i contributi sul tema Intelligenza Artificiale e Scuola possano continuare mi sembra utile aiutare i meno informati (come me) a svelare alcuni misteriosi acronimi...
Svelare l'acronimo.
Con l'auspicio che i contributi sul tema Intelligenza Artificiale e Scuola possano continuare mi sembra utile aiutare i meno informati (come me) a svelare alcuni misteriosi acronimi proposti nei contributi precedenti. Magari Giulio e Philip potranno correggere o integrare quanto ho selezionato da internet nella legenda che allego.
Ci sono siti di acronimi come Glossario di Informatica & Internet ma basta il motore di ricerca, come hai fatto tu e faccio io, per dirimere ogni dubbio contingente. E oggi strumenti come ChatGPT e...
Ci sono siti di acronimi come Glossario di Informatica & Internet ma basta il motore di ricerca, come hai fatto tu e faccio io, per dirimere ogni dubbio contingente. E oggi strumenti come ChatGPT e Traduttori automatici riescono a sintetizzare il risultato della ricerca sul Web in modo sintatticamente corretto e nel nostro linguaggio. Superamento quindi di dizionari, manuali e bigini redatti a mano, sebbene sempre con beneficio di inventario.
Ben altra questione è l’educazione scolastica alle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni, nei due versanti, di strumento didattico e materia di insegnamento. Da questo punto di vista l’informazione passata dai media e dalla stampa è per lo più fuorviante perché inquinata dal marketing dei venditori di tecnologie, che conosco bene, avendone fatto parte. Per evitare il pettegolezzo e il sovraccarico di novità infondate è necessario rivolgersi a pubblicazioni di scienza e tecnologia serie, come Sapere, Le Scienze, l’Astronomia, ecc. e per il digitale le riviste allegate della mia associazione AICA: Mondo Digitale e Bricks.
Pubblicazioni e insegnamento scolastico delle materie STEM che devono assumere un valore culturale, oltre la mera strumentalità che ha penalizzato il pensiero italiano “umanistico” del '900: non sono né competente né esperto di Scuola, ma mi piacerebbe che dalle medie, nei licei e negli istituti tecnici, si insegnassero storia delle invenzioni e tecnosofia.
Resta il problema di come formare le teste dei nostri scolari in materie STEM che hanno un progresso esponenziale nel tempo, per cui anche esimi docenti universitari sono imbarazzati dal rinnovamento continuo delle loro materie. Su questo segnalo la proposta in Holo City di una “Scuola Ibrida Diffusa" (allegato), che prevede la fruizione a distanza di efficaci materiali multimediali e delle lezioni di eminenti docenti (istruzione), coniugata all’esercitazione in presenza (educazione).
La scuola ibrida diffusa (vedi allegato) è quanto di peggio si possa augurare ragazze e ragazzi in età scolare. L'idea è vecchia e già sperimentata con qualche successo in età adulta. La scuola Radio Eletta...
La scuola ibrida diffusa (vedi allegato) è quanto di peggio si possa augurare ragazze e ragazzi in età scolare. L'idea è vecchia e già sperimentata con qualche successo in età adulta. La scuola Radio Eletta di Torino opera dagli anni 50 con una modalità molto simile. Oggi i CEPU fanno business a man bassa sugli insuccessi scolastici così come i tanti diplomifici domestici che elargiscono titoli professionali e scolastici a buon prezzo.
La formula “flipped classroom” trova già una sua ragion d'essere per gli aggiornamenti tecnici previsti per quelle figure professionali (tecnici, impiantisti, idraulici, agricoltori, ecc.) tenuti a rilasciare certificazioni di conformità alle norme di legge.
Lasciamo i ragazzi a scuola, tra di loro, con insegnanti in carne ed ossa. Più stanno insieme in situzioni strutturate e flessibili e più maturano competenze relazionali, sociali, artistiche, scientifiche, umanistiche, tecniche, ecc.
Lasciamo i mercanti fuori dalla scuola, difendiamo la scuola della Costituzione.
Da non addetto mi interessa il parere di competenti su una idea che deriva dalla necessità post-covid di evitare assembramenti e spostamenti anche per la Scuola.
Da scolaro (*) ho sperimento l'eccezionalità...
Da non addetto mi interessa il parere di competenti su una idea che deriva dalla necessità post-covid di evitare assembramenti e spostamenti anche per la Scuola.
Da scolaro (*) ho sperimento l'eccezionalità di incontrare docenti che eccellessero in ambedue le capacità, insegnamento teorico e educazione pratica, da cui l'opportunità di distinguere, enfatizzando il ruolo del tutor, come mi dicono avvenga in altri paesi.
Infine non vorrei che ci fosse l'equivoco di ridurre la flipped classroom allo studio a distanza domestico, come si riduce lo smart working allo home working, ignorando il coworking in uffici condivisi, vicino a casa. Quindi classi miste vicino a casa (simil parrocchie o cellule) in cui educatori specializzati assistono a tempo pieno scolari a fruire ed esercitarsi su eccellenti materiali multimediali e lezioni a distanza, immediate o differite, di luminari.
(*) ho anche assemblato a casa una radio eterodina a valvole con occhio magico (sic!) di Radio Elettra, che regalai a mia nonna
Complementi Guido per le tue elettroniche abilità poi trasfigurate in competenze ICT,…
Flipped Classroom (FC “classe capovolta”) indica una metodologia didattica la cui caratteristica principale consiste...
Complementi Guido per le tue elettroniche abilità poi trasfigurate in competenze ICT,…
Flipped Classroom (FC “classe capovolta”) indica una metodologia didattica la cui caratteristica principale consiste nel fatto che gli studenti vengono messi in condizione di familiarizzare con i contenuti prima dell’incontro in aula con il docente.
Riprendendo Antonio Cavani, il modello FC ripropone un kit di componenti proprie degli approcci attivi e cooperativi, integrati con il supporto delle tecnologie. In linea teorica esso rimane compatibile anche con altre caratteristiche didattiche di riconosciuta efficacia in un’ottica EBE Evidence Based Education:: anticipazioni, scomposizione della lezione espositiva in interventi minuscoli, valorizzazione del feedback, caratteristiche che sono proprie di ogni modello efficace. Esso può anche essere considerato una particolare variante del blended learning.
I dati disponibili mettono però in evidenza i rischi che possono limitare l’estendibilità e l’efficacia del modello senza tuttavia escludere che questo possa risultare in determinati casi anche ben funzionante.
I rischi maggiori sono impliciti nelle sue componenti costitutive e nelle loro applicazioni banalizzate: l’eccessiva fiducia nel fatto che gli studenti sappiano autopraticare le varie fasi di apprendimento, la sottovalutazione dell’importanza della guida istruttiva e metacognitiva e dello stretto raccordo che si deve creare tra attività anticipate e attività di apprendimento; la mancanza di accesso tecnologico a casa, ovvero la scarsa alfabetizzazione a livello familiare che pone gli studenti in una condizione di disuguaglianza; la discutibile qualità dei prodotti multimediali elaborati dal docente e le difficoltà di conservazione dei materiali digitali prodotti.
Provo a rispondere in un unico messaggio alle osservazioni di Sandro e Attilio. Ho fatto male a non puntualizzare che l’articolo di Quintarelli è un’inserzione per pubblicizzare un’associazione specifica, come...
Provo a rispondere in un unico messaggio alle osservazioni di Sandro e Attilio. Ho fatto male a non puntualizzare che l’articolo di Quintarelli è un’inserzione per pubblicizzare un’associazione specifica, come si legge nel file, ma ciò che mi premeva era la citazione di SALAMI. Questo acronimo è stato inventato proprio con lo scopo di aiutarci a non farci infinocchiare dalla terminologia A.I. Il mero uso dell’espressione "intelligenza artificiale" determina un’inquadratura distorta del fenomeno. Si tratta perlopiù di instaurare dei rapporti con una macchina che noi umani trattiamo come se fosse una persona. Quindi, dire "Systematic Approaches to Learning Algorithms and Machine Inferences" permette agli esperti di lingua di insegnarci di che si tratta evitando di cadere nella trappola del clamore pubblicitario intorno alla cosiddetta innovazione.
Sicuramente SALAMI è una voce utile per il glossario che Attilio ha iniziato. Gli insegnanti in questo periodo sono sotto assalto dalle iniziative sull’intelligenza artificiale. Al di là del fatto che questo è un sintomo della grave volontà di ignorare il mondo negli ultimi due o tre lustri, facciamo bene a cercare ora di mettere una po' di intelligenza umana nei discorsi con i quali seppur tardivamente affrontiamo questo aspetto del progresso tecnologico.