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Informativo
1 anno fa
Via Mac Mahon, 96, 20155 Milano MI, Italia
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Il Liceo Bottoni di via Mac-Mahon nel Municipio 8, decide di abolire la pagellina del 1° quadrimestre.

L’iniziativa s’inspira all’esperienza dell’istituto Marco Polo di Firenze, L’obiettivo principale della Preside Sig.ra Giovanna Mezzatesta, è evitare la “corsa ai voti” da parte degli studenti, che spesso porta ad alti livelli di ansia e stress, primo stadio di ulteriori riflessioni fino al desiderio di abbandonare il Liceo.

Molti faranno riferimento ai propri trascorsi sui banchi di una Scuola Superiore, quando anch’io ricevevo frustranti voti e pagelle, certamente su tutti chi ha frequentato un Liceo scientifico o classico o linguistico del vecchio ordinamento. Eravamo un’altra generazione e a guardar fino in fondo, siamo usciti senza conseguenze? Ai tempi nessuno andava ad analizzare certi aspetti, c’erano altre possibilità per emergere, per affermarsi se si aveva la volontà, ma oggi? Quale Società è la nostra? Quali sono le nostre forme di valutazione sulle abilità di un candidato? Forse chi è della mia generazione, fa ancora dei distinguo, ma i nuovi modi di valutazione, le famose skills personali quanto tengono conto delle capacità individuali o l’intelligenza a fronte del titolo di Studio?

La Preside Mezzatesta e il Consiglio d’Istituto, hanno deciso di applicare questa nuova modalità, che certo non riduce i livelli di approfondimento nelle valutazioni, anzi, le rafforza con sistemi di valutazione più razionali, dimostrando il coraggio di mettersi in gioco, grazie a una evidente predisposizione e sensibilità nel capire i cambiamenti di una Società sempre più giudicante nei confronti dei ragazzi, se pure in modo sommesso, forse subdolo se non ipocrita, rispetto al rendimento scolastico, e più in generale nella loro possibilità di sostenere un percorso formativo d’eccellenza o di grande impegno a prescindere da un sistema di valutazione basato solamente sul voto e dunque sulla pagella, punto di passaggio riduttivo che spesso innesca errori purtroppo difficilmente risolvibili a livello di valutazione finale.

IL Liceo Bottoni poi, non si ferma a questa scelta, compie una virata metodologica nel sistema valutativo dei discenti e nel rapporto coi genitori che risentono di un sistema di società "giudicante" e non "valutante", finendo per essere i primi a causare frustrazione e senso d’inadeguatezza nei ragazzi.

Per mantenere i genitori informati sul progresso dei loro figli, il liceo Bottoni ha anche deciso di raddoppiare il numero di colloqui con gli insegnanti. Invece dei soliti due colloqui all’anno, ora si terranno quattro incontri, uno ogni mese e mezzo. Una delle sperimentazioni più innovative è la didattica senza voti, collaborando con l’Università Bicocca. Questo approccio sta prendendo piede e coinvolge una terza classe del liceo. L’obiettivo è valutare il processo di apprendimento degli studenti anziché il prodotto finale, indicando loro eventuali lacune o elementi da rinforzare.

Un voto è certamente privo di spurie, ma; ad esempio,  riesce davvero a valutare una prova dell’alunno? Inoltre il voto salva l’insegnante dall’esprimersi e impegnarsi nella valutazione, il voto è il risultato di una media e non di un giudizio, e se lo fosse sarebbe un abuso di forma.

Su quanto deciso dalla Preside Prof. Giovanna Mezzatesta, si può essere più o meno d’accordo, ma ci sono dati statistici che richiamano a una maggiore profondità nella riflessione su un fenomeno che ci mette in seria difficoltà come Società e come Nazione. E’ evidente che gli strumenti e le metodologie fino ad oggi utilizzate, non vanno più bene, e che sia un Liceo a prenderne atto e soprattutto a cercare soluzioni, non può che essere un segnale di progresso, di apertura e soprattutto di grande lungimiranza rispetto al bene primario: la crescita delle nuove generazioni a partendo dall’Istruzione e la Formazione Educativa.

 4 milioni di ragazzi lasciano gli studi senza diploma.

Ogni anno migliaia di giovani decidono di fermare il loro percorso di istruzione senza conseguire il diploma di scuola secondaria di secondo grado. 

In base ai dati Inapp il 41% (17,7 milioni) della popolazione tra i 18 e i 74 anni possiede solo la licenza media, a fronte degli 11 milioni di cittadini che non hanno proseguito gli studi dopo aver acquisito il diploma.  Tuttavia, non vi sono solamente fattori strettamente personali, ma anche motivazioni legate alla condizione economico e socioculturale in cui essi vivono, alla preparazione degli insegnanti o al rapporto che si instaura tra professore e studente, che risulta essere spesso e volentieri conflittuale anziché empatico.

vi è un’altra problematica di grande attualità e di cui si inizia a parlare sempre più spesso: l’eccessiva pressione causata dai professori. Gli adolescenti vivono il periodo scolastico con maggiore ansia e si sentono sotto stress a causa dello studio, ciò comporta un tasso di abbandono sempre più alto e incontrollato.

La scuola dovrebbe rappresentare uno spazio di crescita, confronto e arricchimento, ma a quanto pare si è trasformata in un luogo in cui regnano giudizi troppo severi e paura nei confronti dei professori.

La dispersione scolastica, dice molto di più e come pochi altri fenomeni può aiutare a capire quanto è equa una società. E per chi ha a cuore valori come l’uguaglianza sostanziale non ci sono buone notiziei giovani lasciano la scuola, o la frequentano in modo irregolare, anche per motivi socio-economici. Povertà della famiglia o del territorio di origine, differenze culturali o di genere, incertezza delle prospettive occupazionali, scarsa efficacia dell’istruzione ricevuta in passato sono solo alcuni esempi.

Io credo si debba essere pragmatici e accettare il fatto che la Società è cambiata ed è sempre meno a misura dell’adolescenza, sempre più performante e inversamente proporzionale al livello di qualità del vivere forse per necessità di sopravvivenza. Dunque non restano che le Scuole a difendere l’adolescenza come fondamento di un futuro migliore, le quali hanno più di chiunque altro, la capacità di capire i disagi dei ragazzi, fuori dai contesti dell’ambiente sociale e familiare. Noi tutti bisogna riflettere di più sulla scuola, parlarne di più, spesso solo la scuola è in grado di ridurre i limiti della scala sociale già condizionata dall’estrazione, dal luogo in cui un ragazzo vive, oltre che dai tanti, troppi stimoli social vacui e spesso determinati in situazioni d’isolamento e trascuratezza familiare.

Si nasce in Famiglia ma si cresce o si soccombe dietro a un banco di scuola, e la colpa non è certo dei ragazzi.

 

Fonti:

Unicusano

Unid Formazione

Le Nius blog


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