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1 anno fa
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Oltre la smart city, un urbanesimo dell’intelligenza artificiale potrebbe portare in futuro alla “città autonoma”, definita come spazio in cui diverse “Intelligenze Artificiali Urbane” svolgono in modo non supervisionato funzioni sociali e gestionali tradizionalmente umane. 
Mentre possiamo già osservare i semi della città autonoma in progetti urbani sperimentali, come Neom in Arabia Saudita e Beiyang AI Town in Cina, la futura emergenza di questo modello di sviluppo urbano resta una questione aperta. 
Questione che è un problema per gli urbanisti, perché una città gestita da intelligenze artificiali sfiderebbe l’autonomia degli umani responsabili e potrebbe essere ambientalmente insostenibile a causa di catene di approvvigionamento ad alta intensità energetica.
(da Federico Cugurullo, Federico Caprotti, Simon Marvin “The rise of AI urbanism in post-smart cities: A critical commentary on urban artificial intelligence” Urban Studies Journal Limited 2023)

Differentemente dai servizi ripetitivi della smart city, come condurre metropolitane senza piloti e misurare consumi energetici, l’intelligenza artificiale urbana, come quella che guiderebbe taxi su strada e prevederebbe consumi per anni a venire, imparerebbe osservando le dinamiche caotiche degli ambienti urbani reali.
(Federico Cugurullo - Oltre la smart city: città e intelligenza artificiale)

Quindi:

  • L'analisi dei big data e l'apprendimento automatico consentirebbero alla nostra città di comprendere ciò che sta accadendo e di adattarsi ad un ambiente in continua evoluzione, consentendo risposte più rapide alle nuove sfide. 
  • L'intelligenza artificiale prenderebbe dati da tutti i sensori e dispositivi, in modo che la nostra città possa prevenire i guasti o identificarli subito, per ripararli rapidamente ed in modo automatico.
  • L'intelligenza artificiale consentirebbe l'automazione delle attività e delle operazioni comunali su larga scala, riducendo la duplicazione degli sforzi e migliorando l'efficacia con cui la nostra città opera e fornisce servizi pubblici, creando efficienza e trovando sinergie.

La nostra città risponderebbe costantemente ai bisogni e alle mutevoli abitudini dei cittadini (ad esempio una nuova corsia per gli autobus o una pista ciclabile), apprendendo dai propri big data e dalle loro richieste di servizi e suggerimenti (sic!).

 

avatar Stefano Beriozza 1 anno fa
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Rispetto all'ultima affermazione, secondo me converrebbe ipotizzarla più come una possibilità di aiuto per chi può valutare e decidere (partecipanti umani), più che pensare a qualcosa che decida in automatico...
avatar Giulio Beltrami 1 anno fa
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Infatti sondaggi, referendum e votazioni sono spesso afflitti dalla rozzezza delle domande, a fronte della crescente complessità dei problemi e la disinformazione dei partecipanti. A ciò potrebbero sopperire...