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Informativo
3 settimane fa
Via della Chiesa Rossa, 351, 20142 Milano MI, Italia
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Facendo seguito all'articolo apparso su Il SUD Milano

https://www.ilsudmilano.it/2024/12/20/campo-rom-di-via-chiesa-rossa-annunciato-liter-per-il-superamento-dellinsediamento-autorizzato/,

si rendono note le "Linee di indirizzo per la definizione e l'avvio di un percorso finalizzato al superamento dell'Area autorizzata Rom di via Chiesa Rossa e per interventi urgenti di messa in sicurezza degli impianti" (vedi anche la notizia sul sito del Comune di Milano)

cfr. ://albopretorio.comune.milano.it/documents/218708

In allegato il testo della delibera comunale con le motivazioni della giunta alla luce della normativa europea e della Strategia Nazionale per l'Inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti

https://www.unar.it/portale/-/strategia-nazionale-di-uguaglianza-inclusione-e-partecipazione-di-rom-e-sinti-2021-2030 

oltre a dei dati ed evidenze raccolte nel corso degli anni.

Il contrasto con la posizione immediatamente assunta dalle associazioni di advocacy "Rete Rom Milano", (Movimento Khetane, Upre Roma & affini), la notevole discrepanza delle narrazioni e alcune incongruenze (!) mette ancora più in evidenza la mancanza di trasparenza, la diversità degli approcci e finalità, l'estrema complessità nell'attuale scenario per avviare una collaborazione concreta e fattiva, per attivare i processi di mediazione intermedi e la costruzione di percorsi di reinserimento abitativo e avviamento all'autonomia.

La petizione avviata dall'attivista e "mediatrice culturale" Djiana Pavlovic sembra infatti andare non solo in direzione totalmente opposta non solo rispetto alle disposizioni del Comune, della Magistratura italiana e dell'Europa, ma arriva a rivendicare ideologicamente lo status quo, il diritto all'autodeterminazione, facendosi scudo della memoria partigiana e del monumento dedicato al porrajmos malgrado le evidenze note a chi vive il territorio, ignorando i dati della dispersione scolastica e segregazione sociale, negando il principio di realtà... 

Cfr. https://www.change.org/p/difendiamo-il-villaggio-delle-rose-no-alla-distruzione-s%C3%AC-aa-un-futuro-dignitoso 

Pur riconoscendo il legittimo diritto di parola e dissenso a chiunque e l'utilitá di un confronto aperto (preferibile ad uno occulto, non esplicitato ma sottotraccia), sorge una domanda altrettanto legittima e ponderata:

tutto questo quali ricadute a terra e benefici concreti potrà portare ai presunti assistiti, ai nuclei più fragili che potrebbero essere riscattati e avvantaggiati nell'iniziare invece un percorso differente, in un clima più disteso? Quali le conseguenze nel territorio di Gratosoglio, qualora non si addivenisse a un accordo tra le parti?

Non è improbabile, a mio parere, che ulteriori incomprensioni e tensioni possano compromettere il buon esito finale del superamento, mettendo a rischio anche la sicurezza degli operatori e addetti ai lavori (!).

A questo punto è bene precisare e diffondere consapevolezza sul fatto che, anche a livello nazionale, la posizione di UCRI (Unione Comunità Romanes d'Italia) e Associazione 21 luglio (che monitora il superamento dei campi in Italia su mandato di Bruxelles) siano favorevoli al superamento e reinserimento abitativo, pienamente consci delle difficoltà dei processi di integrazione e inclusione, ma  propositive e aperte, impegnate da molti anni a ribaltare la narrazione, a lavorare "dal di dentro" per invertire quella tendenza all'autoesclusione e autosegregazione di alcuni gruppi più diffidenti e restii al cambiamento.

Cercando piuttosto di coinvolgere tutti gli attori sociali, dentro e fuori dal "campo", con una metodologia in grado di lavorare a più livelli, intendono dialogare con qualsiasi schieramento politico, poiché il tema è evidentemente di interesse comune e per trovare soluzioni pratiche e sostenibili ogni contributo ė certamente importante.

Ed infine vorrei ricordare come anche agli storici e cultori della materia sia ormai noto il fatto che la legge dei campi italiani discende paradossalmente proprio dalle leggi razziali e dalla logica nazista che ha portato ai campi di sterminio. Perché voler perpetuare un modello del genere, che peraltro si è rivelato fallimentare ad oggi?

E non dimentichiamo che la questione politica del mancato riconoscimento dello status di minoranza linguistico-culturale in Italia è il vero nodo critico da sciogliere, ciò da cui discendono tutte le altre discriminazioni, a cascata, alimentando quel circolo vizioso di cui solo la criminalità e la malavita possono avere interesse a mantenere...

Cosa aspettano allora le associazioni di advocacy a unirsi coese per presentare una proposta di legge in merito, senza perdere altro tempo prezioso?

cfr. AA.VV., La condizione giuridica di Rom e Sinti in Italia. Vol. 1-2

O non sarà che alcune di esse hanno smarrito la via, finendo inconsapevolmente per divenire parte del problema?

Non ci resta dunque che attendere gli ulteriori sviluppi della vicenda e richiamare al senso di responsabilità civica sia individuale, associativa che collettiva, per scuotere le coscienze e agire di conseguenza.

Ed è qui che la Scuola Arcadia, in cui confluiscono le iscrizioni del centinaio di minori (citati tanto nella delibera comunale quanto nella petizione degli attivisti  e della cooperativa locale) potrebbe essere chiamata a dare il suo egregio contributo nella mediazione, nel favorire quantomeno un corretto passaggio di informazioni e comunicazioni dirette alle famiglie... per favorire quanto più possibile un confronto costruttivo, l'attuazione, il prosieguo e/o ripristino dei rapporti di collaborazione nell'area meneghina Gratosoglio e nel Parco sud-agricolo coinvolto.

 

Allegati (2)

DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA COMUNALE N. 1571 DEL 19/12/2024

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Strategia Nazionale di uguaglianza inclusione partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 (ITA)

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