Il diritto di essere informati
C’è stata una bella stagione politica in cui i giornalisti erano impegnati nella battaglia per la libertà di informazione, per la completezza, la correttezza e la obiettività della informazione. Si parlava di “informazione”, di rispetto del pluralismo e delle opinioni altrui, di organi di informazioni aperti alla descrizione della società, con i suoi pregi e i suoi difetti. Di una informazione, non succube dei poteri forti, economici o politici, anche libera dai condizionamenti degli editori, puri o “impuri”. Insomma della informazione fatta a difesa dei governati, non a protezione dei governanti. Da cane da guardia contro gli abusi e le mistificazioni del potere, adesso alcuni giornaloni di informazione, sono diventati i cani da compagnia del potere.
Stiamo assistendo da cinque anni a questa parte, per esempio sull’affare San Siro, ad una omertà, ad una piaggeria, ad un servilismo, ad un leccamento del marchese Sala del Grillo e del suo degno compagno di avventura, l’immarcescibile presidente per tutte le stagioni del Milan, che definire imbarazzante, è un eufemismo.
Una manifestazione di centinaia e centinaia di persone un sabato mattina di primavera non merita neanche una riga sul Corriere, su Repubblica o sulla Gazzetta. Questi giornali non hanno capito una cosa essenziale: queste persone non manifestavano solo contro l’affare vergognoso di San Siro, queste persone e le tante che ci hanno inviato in pochi giorni oltre 500 messaggi di solidarietà e di sostegno affermavano la loro dignità di cittadini, di cittadini che vogliono che il potere elettivo li consideri e tenga conto delle loro opinioni, come è in una democrazia matura. Una democrazia non vive solo di un atto ogni cinque o quattro anni, ma di movimenti di cittadini, che fanno sentire la loro opinione e i loro interessi, tra una elezione e un'altra, in modo che, nell’evoluzione della società e degli eventi, non si crei un distacco tra il potere e i cittadini. È un principio della democrazia liberale, che un buon politico dovrebbe considerare sempre, anche quando i cittadini manifestano contro le sue decisioni o i suoi orientamenti. Perché la politica è mediazione, è compromesso tra tesi diverse e anche opposte, è conciliazione di interessi diversi, nella superiore necessità di interessi generali, e non particolari.
L’omertà di questi giornali offende il cittadino, che ha il diritto fondamentale di essere correttamente informato.
La cosa poi che appare imbarazzante è che l’attenzione di questi giornali si accende solo quando entrano in campo altri poteri dello Stato: magistratura penale, contabile e amministrativa. Fino ad allora in loro prevale una sorte di servilismo verso il potere politico, verso il Sindaco, riducendo quindi la funzione dei giornali a considerare la politica solo come esercizio del potere, non come dialogo, confronto e scontro tra posizioni, opinioni e interessi diversi.
L’ostracismo nei confronti delle idee e delle posizioni diverse da quelle del potere politico non è un bell’esempio di democrazia, anzi è la espressione di una subalternità al potere economico e politico. Subire la pressione di un potere monocratico e cesarista è ancora più grave perché tradisce un valore di libertà fondamentale: il controllo sul potere e sull’equilibrio dei poteri, a cui la libera stampa dovrebbe essere dedicata.
Noi non ci battiamo solo per il Meazza, ci battiamo per un principio di democrazia liberale: il cittadino ha diritto di far sentire la sua voce.
E noi la faremo sentire, nonostante il silenzio stampa di alcuni quotidiani.
Andrea Bianchi
Roberto Biscardini
Luigi Corbani
Alberto Costa
Massimo Mazzonzelli
Claudio Trotta
Comitato SiMeazza
(domenica12 aprile 2025)