13 anni fa
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Un ottimo antidoto contro la crisi è fare presto a rimettere in moto i cantieri e ridefinire gli obiettivi di ciò che è stato lasciato a metà. Occorre adesso fare presto e bene. Solo rimettendo in moto la città si potrà dare un contributo all'uscita dalla crisi.

Da LA REPUBBLICA web:


http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/04/23/news/case_per_gli_studenti_realizzati_finora_solo_quattro_progetti_su_26-33770019/

Case per gli studenti, realizzati finora solo quattro progetti su 26

Via al piano del Comune. L'assessore De Cesaris: "Cerchiamo imprese per rilanciare i cantieri arenati". Molte ditte fallite dopo aver incassato i contributi e operato in aree lontane dagli atenei
di ALESSIA GALLIONE

Il caso più clamoroso è quello di via Malipiero, zona Mecenate. Lì, grazie anche a un finanziamento regionale da 1,2 milioni, sarebbe dovuto sorgere uno studentato per universitari da 110 posti. Uno degli imprenditori coinvolti, però, sospettato anche di contatti con personaggi della mala, è sparito, i suoi beni sono stati sequestrati e l’edificio si è trasformato in un nuovo ecomostro lasciato a metà. Un altro cantiere iniziato e abbandonato è in via Quintiliano; e in via Oglio, addirittura, una struttura simile (altri 151 posti letto e altri 1,2 milioni di fondi pubblici) è terminata ma mai aperta. Molte future camere, invece, sono rimaste solo sulla carta: progetti disseminati in mezza città, da via Adriano a viale Ortles, da via Venosa al Giambellino fino a via Botticelli dove gli studenti accolti sarebbero dovuti essere 500.

In tutto 26 indirizzi individuati negli anni grazie a convenzioni che il Comune ha stipulato o avrebbe dovuto concludere con privati, Aler o università. Sarebbero dovute nascere un totale di più 5.200 sistemazioni in una città che ha fame di alloggi per ragazzi: sono arrivati a conclusione solo quattro interventi (dai 443 dell’Aler in via Pitteri ai 293 di via Mario Del Monaco) che hanno aggiunto poco più di 800 letti. Il resto è rimasto al palo. A dispetto in alcune situazioni di soldi regionali già distribuiti. Colpa della crisi, dei guai delle aziende, di collocazioni lontane dagli atenei. Adesso, però,

Palazzo Marino ha concluso una mappatura completa. E promette di riprendere in mano la pratica sbloccando le situazioni di stallo, ma anche di trasformare alcuni progetti in case di edilizia sociale e popolare.

Sono partiti da lì, in Comune. Dal «censimento di tutte le previsioni di edilizia residenziale universitaria non portate a termine», come spiega l’assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris. Interventi ipotizzati negli anni anche come compensazioni pubbliche di piani e lottizzazioni edilizie. O affidate alle università come i due maxi progetti da 336 e 302 letti del Politecnico, non ancora partiti. Ventisei casi, appunto, che saranno rivisti uno per uno. «Ho trovato una situazione complessa racconta ancora l’assessore priva di un disegno complessivo che facesse i conti con le reali esigenze, carente di controlli negli affidamenti e nella realizzazione. È un percorso non facile perché alcuni soggetti hanno già ricevuto soldi pubblici e perché alcune società si trovano in liquidazione, se non con procedure di fallimento avviate».

La macchina, comunque, si è rimessa in moto. Con qualche accelerazione: per due piani della Bocconi in viale Bligny (331 posti e un cofinanziamento regionale del 2006 da 2 milioni) e viale Isonzo (213 letti e 1,9 milioni di euro), i cantieri dovrebbero partire tra il 2012 e il 2013. Lo stesso dovrebbe accadere per 227 posti (due i milioni del Pirellone stanziati nel 2005) dell’Aler in piazzale Ferrara. Per altri indirizzi, però, potrebbe cambiare la destinazione d’uso: è già accaduto in via Corsini, potrebbe avvenire proprio in via Malipiero, Quintiliano e Oglio (qui si pensa a una casa di prima accoglienza) dove si tenta di trovare aziende che subentrino per concludere i lavori. Tutte potrebbero diventare case low cost o esperienze di coohousing.

«Le case per universitari continua De Cesaris saranno confermate dove ci sarà effettivamente un incontro tra domanda e offerta. Per altre situazioni stiamo valutando l’ipotesi di convertirle in edilizia sociale; in alcuni casi recupereremo le aree per uso popolare». Per il futuro l’assicurazione è un’altra: «Dovremo impegnarci a realizzare sedi universitarie non solo in tempi certi, ma anche condividendo le scelte con studenti e facoltà». E a convertire gli edifici abbandonati prima di costruirne di nuovi.

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