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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 05-04-2011 alle 12:49

Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/11_aprile_5/vedi-voce-lista-civica-190375493881.shtml

ELEZIONI E RUOLO DEI «NON PARTITI»

Vedi alla voce «lista civica»

Alla voce «lista civica» su Wikipedia si legge: «Lista che si presenta alla prova elettorale senza essere, almeno ufficialmente, espressione diretta di un partito politico nazionale». Le liste civiche in tempi di elezioni amministrative prosperano. La loro virtù principale, reale o presunta, consiste proprio nel fatto di essere qualcosa di diverso rispetto ai tanto vituperati partiti. I precedenti a Milano tuttavia non sono confortanti. Cinque anni fa Letizia Moratti vantava nel suo schieramento due liste civiche, una che portava il suo nome, l'altra di giovani sostenitori. Di quest'ultima si sono perse subito le tracce, l'altra a un certo punto si è sciolta per seguire l'attuale sindaco dentro il Pdl. Anche lo sfidante di allora per il centrosinistra, Bruno Ferrante, aveva con sé due liste civiche: quella con il suo nome è sopravvissuta per qualche tempo in assenza del suo stesso ispiratore, che immediatamente dopo la sconfitta sparì dalla politica. L'altra, la lista Dario Fo, è rimasta in piedi, anche in questo caso portando nel nome il riferimento a un assente, il premio Nobel che cinque anni fa corse alle primarie.

Questi esiti, anche paradossali, esprimono bene la natura di buona parte delle liste civiche, quella di contenitori elettorali che, il giorno dopo il voto, non servono praticamente più. Non ebbero miglior fortuna le liste civiche che, sempre cinque anni fa, si collocarono al di fuori degli schieramenti: liste di giovani creativi o di quarantenni volonterosi che nelle urne hanno poi raggranellato ben poco. In democrazia ogni tentativo, anche il più minoritario, ha una sua nobiltà. Il punto non è questo. E non è nemmeno sostenere il primato dei partiti, ormai ridotti, in molti casi, a piccoli apparati senza rapporti con la società. Il punto è se le liste civiche, oltre a essere un contenitore, riescono anche a esprimere contenuti. E se questi contenuti, poi, risultano un arricchimento - per modalità e punti di vista - rispetto all'offerta dei partiti. Il dubbio resta. La logica, sia nel caso di Letizia Moratti che nel caso di Giuliano Pisapia, per ora assomiglia a quella del cocktail. Mescolare insieme alcuni ingredienti e vedere l'effetto che fa. A sostegno della Moratti c'è anche questa volta una lista di giovani, il comunicato che ne annuncia la nascita recita: «Una candidata diciottenne, una portavoce 22enne, il 40 per cento di donne, il 14 di stranieri».

A sostegno di Pisapia c'è una lista del mondo delle professioni e il comunicato rilancia: «6 liberi professionisti, 4 giornalisti, 3 docenti universitari e una chef». Il tentativo appare meritevole: fare avvicinare alla politica energie nuove che provengono da altri mondi, per ragioni anagrafiche o professionali. Ma, oltre al mix di giovanissimi o stranieri, di professionisti o donne, queste liste - prese globalmente - cosa esprimono di diverso rispetto ai partiti? La campagna elettorale potrà dire se raccolgono un'esigenza reale della società milanese oppure si tratta di costruzioni a tavolino per raccogliere dei voti in più.

Massimo Rebotti
05 aprile 2011

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