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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 31-08-2012 alle 08:40

Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/08/31/news/dopo_eluana_nessuna_risposta_cos_milano_colma_questo_vuoto-41735030/


L'INTERVISTA

«Dopo Eluana nessuna risposta così Milano colma questo vuoto»

Beppino Englaro e il dibattito sul testamento biologico: "Giusto difendere la libertà di scelta dei cittadini. C'è chi vuole vivere a oltranza? Lo faccia. Ma va rispettato chi non vuole le cure"
di PIERO COLAPRICO

"Dopo Eluana nessuna risposta così Milano colma questo vuoto" Beppino Englaro

Beppino Englaro, a Milano c’è la polemica sul cosiddetto testamento biologico, e sul registro comunale sul quale stabilire cosa fare quando si finisce in quel territorio di nonvita, o nonmorte, nel quale i progressi della medicina possono tenerci sospesi. Lei è d’accordo con questa idea del sindaco Giuliano Pisapia e dell’assessore Pierfrancesco Majorino?
«Ho letto tutti gli articoli e su questi temi rifletto da oltre vent’anni. L’incidente di mia figlia, e quello che è successo, quello che anch’io chiamo “la vicenda Eluana”, sono stati sotto gli occhi di tutti. Ma quanto tempo abbiamo impiegato a dimostrare che avevamo ragione noi? E dopo di noi, cosa è successo?».

Beh, a parte il rispetto della volontà di Eluana, morta a Udine, le cronache non riportano molto altro…
«Esatto. Quindi Pisapia copre un vuoto lasciato da chi doveva occuparsene e non se n’è occupato. Quando finalmente mia figlia, grazie alla Cassazione, ha potuto ottenere la sospensione delle cure, per far rispettare la sentenza  visto che in Lombardia il presidente Formigoni s’è messo di traverso, a mio parere con

una violenza disumana – siamo andati in Friuli. In quelle settimane abbiamo visto i politici muoversi. Ma come? Prima tentando di far passare un disegno di legge urgente, che è stato respinto dal Quirinale. E poi con una seduta parlamentare fiume. Volevano una legge immediata per bloccare la sentenza. Ma Eluana è morta, e – domanda – adesso la legge dov’è? Dov’è finita la legge che era tanto urgente?».

Quindi?
«Nel 2008, con le elezioni amministrative, nelle città s’è cominciato a parlare del registro del testamento biologico. È successo a Roma, altrove, finché il 19 novembre 2010 gli allora ministri dell’Interno, del Lavoro e della Salute, e cioè Maroni, Sacconi e Fazio, hanno emesso una circolare. Dicevano che erano arrivate al governo varie “richieste di pareri” ma che in linea generale la materia sul fine vita era di competenza del “legislatore nazionale”. E di stare attenti, perché poteva esserci un “uso distorto delle risorse umane e finanziarie”. Una sorta di “fermatevi, sindaci, o son guai”. Ma, nel frattempo, non è che il problema della gente, durante questa inattività della politica, si sia risolto».

Lo devono risolvere i sindaci?
«Sono stati eletti anche per dare risposte. Se il Parlamento non le dà, non è che sindaci possano fare gli struzzi. Mi spiego. La sentenza della Cassazione su Eluana ha stabilito alcuni principi sul rifiuto delle cure a oltranza. E la convenzione di Oviedo, che è sopranazionale, ha articoli chiarissimi. Offre la protezione ai malati e sostiene che, se ci sono persone incapaci a dare il consenso all’operazione, questa non può essere effettuata senza aver ascoltato un rappresentante di chi non può parlare».

La politica, soprattutto del centrodestra, sin qui non ne ha tenuto conto…
«Infatti, adesso siamo all’attuale disegno di legge, per fortuna fermo, e palesemente incostituzionale. Come può la legge di un paese civile a obbligare qualcuno a cibarsi e bere? Più stato etico di così non si può. Questa legge, così sbagliata, e forse non a caso rimasta “immobile”, parlava dell’archivio unico informatico sul testamento biologico. Questo archivio dunque non c’è. E allora, se un cittadino vuole lasciare scritto qualche cosa che lo faccia sentire più tutelato rispetto ai medici e allo stato vegetativo, cosa può fare secondo il legislatore? Nulla. Ed ecco perché le iniziative come quella del Comune di Milano colmano un vuoto, e vanno incontro a un bisogno. C’è chi vuole vivere a oltranza? Lo faccia. Ma se c’è chi non vuole le cure, sia tutelato, questo è il senso del registro e dell’“amministratore di sostegno”. Pisapia, che è un penalista, conosce la situazione».

Qual è il vero punto di rottura delle due prospettive?
«Tutto ciò che non è morte cerebrale è vita, ti dicono, come se fosse una verità assoluta. Ma questa definizione va stretta a molti di noi, credo alla maggioranza. Una persona è anche la vita che sceglie di vivere, non è solo biologia».

La politica nazionale ha lasciato una grande confusione, ma un primo cittadino che c’entra?
«Ripeto, un sindaco ha il dovere di ascoltare i cittadini che l’hanno eletto. Se il cittadino ha le idee chiare, e può metterle nero su bianco grazie al suo Comune, si sentirà più tutelato. E questo, parlo anche per esperienza, è un sostegno da non tralasciare».

(31 agosto 2012)


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/08/31/news/testamento_biologico_in_comune_majorino_non_torner_indietro-41736130/


IL CASO

Testamento biologico in Comune
Majorino: «Non tornerò indietro»

"Sì a modifiche, ma non di sostanza", avverte l'assessore dopo le polemiche di questi giorni
La delibera approderà in giunta fra una settimana. Rozza (Pd): non rischiamo ostruzionismo
di ALESSIA GALLIONE

«Sono pronto a discutere di questioni legate alla forma, cioè a come collocare il riferimento all’interno del Piano di zona, ma non a far venire meno un principio di civiltà». Dopo le frenate dei cattolici capitanati dal vicesindaco Maria Grazia Guida, l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, cerca di mediare sul registro di fine vita. Ma il suo è anche un modo per rilanciare la sfida ai suoi colleghi di giunta: Guida e Granelli, infatti, hanno (anche) contestato l’«inopportunità» di affrontare un argomento così delicato in un Piano che dovrebbe disegnare il futuro del welfare. «Se in Consiglio ci sono le garanzie per votare presto una delibera ad hoc non mi interessa quanto inchiostro si dedica all’argomento nel Piano. Mi interessa il risultato» dice adesso l’assessore.

Se il problema è il metodo, per Majorino il testo della delibera che la prossima settimana arriverà in giunta potrebbe essere riscritto; ma il riferimento alla Carta dei diritti del malato, con l’articolo “incriminato” sulla possibilità di esprimere in modo anticipato le proprie volontà a rifiutare

l’accanimento terapeutico, non può essere tolto. Continua a dividere, insomma, l’idea di creare anche a Milano, come è già avvenuto in un centinaio di altre città, un registro per conservare le direttive di fine vita. A favore si schierano le voci della scienza, come quella dell’oncologo Umberto Veronesi che invita il Comune ad andare avanti: «Quella per il biotestamento è una battaglia di civiltà che non può e non deve essere fermata» è l’appello dell’ex ministro. A scendere in campo è anche il Comitato “Io scelgo” che aveva raccolto 6mila firme proprio per poter discutere una delibera di iniziativa popolare  dichiarata inammissibile dai garanti del Comune  sul registro.

«È doveroso  sostengono  che Milano garantisca un diritto fondamentale come il testamento biologico. Il Consiglio comunale ne discuta il più presto possibile». Una posizione rilanciata da consiglieri comunali del Pd come Paola Bocci. Con il segretario cittadino dei Democratici, Francesco Laforgia, che sottolinea: «È importante che Milano dia un segnale forte sul terreno della libertà di scelta, affrontando un confronto aperto in Consiglio e nella città». Perché le polemiche, a Palazzo Marino, rimangono. In giunta, che dovrà discutere del Piano dei servizi sociali il prossimo venerdì. E in Consiglio, dove il documento dovrà sbarcare subito dopo per un via libera da strappare entro il termine limite del 30 settembre. Una corsa: che la capogruppo del Pd, Carmela Rozza, però, teme possa essere rallentata proprio dall’opposizione al testamento biologico.

Ecco perché lancia la proposta: «Togliamo i riferimenti dal Piano». Ma se ne discuta velocemente in aula: «Il Consiglio comunale è impegnato con le delibere dei Radicali. Sotto la proposta di biotestamento, tra l’altro, c’è anche la mia firma. Non c’è alcun problema ad accelerare il dibattito, quindi, ma deve essere chiaro che non esistono vincoli né di maggioranza né di partito». Libertà di coscienza, come era già avvenuto per le unioni civili. La stessa che c’è nella Lega. Con il segretario lombardo del Carroccio, Matteo Salvini, che dice: «Personalmente sarei favorevole a un registro dei testamenti biologici, ma penso che per Milano le priorità siano ben altre».

(31 agosto 2012)

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