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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 05-09-2012 alle 17:10

Da milanesi.corriere.it:

http://milanesi.corriere.it/2012/09/04/mettere-17-bimbi-stranieri-in-una-classe-non-e-integrazione/

SCUOLA ELEMENTARE DI VIA PARAVIA, MOSTRA FOTOGRAFICA DEGLI ALUNNI SUL QUARTIERE INTITOLATA UNIVERSI PARALLELI

Mettere 17 bimbi stranieri in una classe non è integrazione


Il fatto che, anche quest’anno, alla scuola di via Paravia ci sia una prima elementare con 17 alunni stranieri su 19 costituisce un enorme passo indietro.

Che Milano debba considerare l’integrazione tra persone che provengono da Paesi diversi come un fatto strutturale è fuori discussione. E la scuola, non c’è dubbio, è il luogo dell’integrazione per eccellenza. Ma una classe con 17 alunni stranieri su 19 è il contrario di una buona integrazione che, viceversa, significa stare insieme, italiani e stranieri, per darsi le stesse regole e praticare un’idea comune della cittadinanza.

Attraverso ciò che sperimentano i bambini imparano anche i genitori. E questo è il punto più importante. Chi è maggioranza non può permettere che nella società ci siano luoghi chiusi: determinati “assembramenti” in una stessa classe, quindi, nuocciono prima di tutto all’idea stessa di integrazione.

Sostenere, come ha fatto il vicesindaco Guida, che i bambini di via Paravia hanno già fatto la scuola materna in Italia significa rimuovere il problema: la scuola materna ha l’obiettivo della socializzazione, quella elementare dell’apprendimento. Si tratta quindi di piani completamente diversi.

Quella classe è un’anomalia e spetterebbe al Comune riequilibrare la situazione. Qualche tempo fa l’allora ministro dell’Istruzione Gelmini aveva stabilito un tetto per gli alunni stranieri in ogni classe. Personalmente penso che un principio del genere vada sempre calato nella realtà e non debba quindi essere applicato meccanicamente.

Di certo però, in quella classe di via Paravia, non si e’ tenuto conto dell’esperienza gia’ in atto con il progetto ”Start” che, con la consulenza dell’Ismu e la collaborazione delle scuole e del Comune aveva dato corso ad una nuova progettualita’, presa ad esempio da altre realta’ italiane.

L’attuale amministrazione non è riuscita a intervenire proprio nella realtà che ne aveva più bisogno.

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