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Inviato da avatar Roberto Michele Mazzilli il 10-08-2013 alle 12:54

Io non so quanto sia vero in questo scritto, ma mi sono stancato di leggere descrizioni agiografiche unilaterali manichee. Forse si dovrebbe pensare che una rappresaglia nasca sempre da qualcosa e questo qualcosa giovi a qualcuno.

Leggete e pensate

Piazzale Loreto

Credo sia noto a tutti che a Milano, il luogo di Piazzale Loreto, é storicamente (e aggiungerei anche tristemente) legato ai fatti di fine Aprile1945, quando divenne quadro della macabra esposizione dei corpi di Benito Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi fascisti. 

Non a tutti é noto peró, che quei corpi furono esposti a Piazzale Loreto, come risposta ad un’altra esecuzione, avvenuta diversi mesi prima in quella stessa piazza, nella quale vennero giustiziati per rappresaglia alcuni partigiani comunisti.
Ma in conseguenza di quali fatti, questi uomini divennero vittime della suddetta rappresaglia ?

MILANO, 10 Agosto1944.

15 partigiani detenuti nel carcere di San Vittore, tali Andrea Esposito , Domenico Fiorano, Giulio Casiraghi, Umberto Fogagnolo, Salvatore Principato, Renzo Del Riccio, Libero Temolo, Vittorio Gasparini, Antonio Bravin, Egidio Mastrodomenico, Giovanni Galimberti, Vitale Vertemarchi, Giovanni Colletti, Andrea Ragni ed Eraldo Pancini,furono condannati a morte.
Avrebbero dovuto subire la stessa sorte altri 11 loro compagni che erano stati catturati; i nomi di questi ultimi erano, Guido Busti , Isidoro Milani, Mario Folini, Paolo Radaelli, Eugenio Esposito, Ottavio Rapetti, Giovanni Re, Francesco Castelli, Rodolfo Del Vecchio, Giovanni Ferrario e Giuditta Muzzolon.

Il motivo della rappresaglia fu la giusta risposta ad un attentato partigiano che, come tutti gli assassinii consumati dai partigiani comunisti, causò morti tra la popolazione civile, confermando ancora una volta il grado di bassezza e di infamia che contraddistinse sempre le terroristiche azioni partigiane. 

La solita gentaglia antifascista ha avuto il coraggio di dire e addirittura la sfrontatezza di scrivere in qualche libro, che la fucilazione di quei partigiani fu la conseguenza di una scellerata rappresaglia, attuata in risposta ad un innocuo botto dimostrativo ai danni di un autocarro tedesco che a dire di “alcuni” non causò nemmeno vittime.

Sembrerebbe retorico ripeterlo, ma anche questo triste avvenimento fa risaltare con quanta naturalezza gli antifascisti usino la menzogna per distorcere la realtá dei fatti, per infamare, accusare e screditare il Fascismo.
Adesso vedremo invece, quali furono i reali avvenimenti che portarono alla fucilazione di quegli attivisti antifascisti eseguita quel 10 Agosto a Milano, a Piazzale Loreto. 

MILANO, 8 Agosto 1944 (quindi, 48 ore prima della suddetta fucilazione)

Ore 07,30,…. nell’angolo che Piazzale Loreto forma con Viale Abruzzi, una bomba nascosta dai partigiani gappisti, esplode tra una piccola folla; in quel posto staziona, come ogni mattina, un autocarro tedesco che distribuisce gratuitamente viveri per la popolazione della zona e soprattutto, latte per i bambini.
Rimangono uccisi 5 soldati tedeschi e 13 civili italiani, tra i quali una donna, 3 ragazzini rispettivamente di 16, 13, 12 anni e un bimbo che ne aveva appena 5.
I civili Italiani uccisi si chiamavano: Giuseppe Giudici 59 anni; Enrico Masnata e Gianfranco Moro entrambe di 21 anni, Giuseppe Manicotti 27 anni, Amelia Berlese 49 anni, Ettore Brambilla 46 anni, Antonio Beltramini 55 anni; Fino Re 32 anni, Edoardo Zanini, 30 anni; i ragazzini si chiamavano, Primo Brioschi anni 12; Gianfranco Barbigli di anni 13 e Giovanni Maggioli di 16, aveva appena 5 anni il piccolo Gianstefano Zatti.

L’Attentato causó anche numerosi feriti più o meno gravi; essi erano: Giorgio Terrana, Letizia Busia, Luigi Catoldi, Maria Ferrari, Ferruccio De Ponti, Luigi Signorini, Alvaro Clerici, Emilio Bodinella, Antonio Moro, Francesco Echinuli, Giuseppe Formora, Gaetano Sperola e Riccardo Milanesi.
I nomi dei cinque soldati tedeschi uccisi non furono annotati nei registri civili italiani, ma è rimasto vivo il ricordo di uno di loro, un maresciallo del quale è rimasto solo il nome… Karl, che per la sua mole era stato bonariamente soprannominato dai milanesi di Porta Venezia, “El Carlùn”…(il Carlone).

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