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Inviato da avatar Paolo Caminati il 31-08-2013 alle 18:57

I graffiti "legali" non servono a far diventare i writers più buoni, anzi!

Circola ancora la favola per cui bisogna dare spazi "legali" ai writers,  perchè così loro si "sfogano" e quindi possiamo salvare il resto della città dai vandalismi.

Mai tesi è stata più assurda e smentita dai fatti..

Basti pensare, ad esempio, a quanto successo di recente al cavalcavia Bussa, dove un gruppo di writers legati ai centri sociali all' inizio di agosto ha "preso possesso" dei muri pubblici della zona, imbrattandoli abusivamente per tutta una giornata (senza che nessuno intervenisse a fermarli).    E ciò  nonostante i graffiti "legali"  che il comune aveva lasciato fare dall' altra parte della ferrovia (via Pepe).
E non è il solo caso.  Basti pensare a tutti gli altri scempi che si verificano, nonostante la politica "buonista" di Pisapia e degli arancioni nei confronti dei writers.

Anzi, la cessione di muri "legali" ai writers non fa altro che incentivare il fenomeno del graffitismo, togliendo ogni residuo "ritegno" che poteva bloccare i vandali.

"Perfino le amminsitrazioni ci danno spazi, quindi vuol dire che avevamo ragione a fare gli abusivisti!. E allora prendiamoci tutta la città..."  Questo, in sintesi, il ragionamento che fanno i writers (con una certa ragione, viste le premesse) quando si vedono riconosciuti e premiati dalle pubbliche amministrazioni (quella che invece dovrebbero proteggere il patrimonio pubblico e gli interessi dei cittadini).

Ma il problema è un altro.  Non si vuole capire che il writing (o "street art" come la si voglia chiamare) non è una forma di arte, ma solo di esibizionismo e di prevaricazione.
Infatti la caratteristica di questo fenomeno non è "fare arte", ma "fare violenza".   La radice del fenomeno non è l' arte, ma l' ESIBIZIONISMO e l'IMPOSIZIONE.   Una forma di dittatura e di potere. Non certo di "arte". Non per nulla i writers imbrattano solo i posti ben frequentati, e disdegnano quelli dove transita poca gente.

Pr la cronaca, i veri artisti, da Van Gogh a Picasso, non hanno mai imposto niente, ma hanno solo "proposto" le loro cose, che si possono vedere su tele o pannelli, durante le mostre. Infatti loro erano umili e rispettori del prossimo (come i veri artisti) e non dei tiranni.

"Ma noi doniamo arte alla collettività e abbelliamo i muri grigi..."  Questo il ritornello ripetuto  fino alla nausea writers e i loro amici.  Ma è un ritornello falso e ipocrita.

Alla gente normale dei loro "abbellimenti" non importa proprio. Anzi ne farebbero volentieri a meno se potessero scegliere. La gente vuole ordine e pulizia e non disordine e pagliacciate, sui muri pubblici come nelle loro case.

Volete la prova? Fatevi questa domanda: Quante persone si mettono a colorare con disegni e scritte le carrozzerie delle loro auto?  Praticamentee NESSUNO.  Anzi tutti si preoccupano di tenere la loro carrozzeria bella pulita e a tinta unita. E anche se "grigia" e "triste", si incavolano (e si fanno rimborsare dalla assicurazione) per un semplice graffio.

Se fosse vera la prosopopea dei graffitari,  tutti quanti dovremmo smaniare per avere le nostre auto trasformate in arlecchinate, "affrescate"  dai vari "Bros", "Atomo", "Ozmo", "Pao", ecc.

Il mio invito ai writers è che facciano come gli artisti famosi (e veri) della storia. Facciano le loro opere su tele o pannelli, e le espongano  in mostre, dove ci va a vederle solo chi vuole. Oppure facciano i loro graffiti  nel salotto delle loro case, ricoprendo (mi raccomando) anche gli stipiti, i serramenti, le tapparelle, ecc, come nel loro "stile":

Gli  amministratori pubblici , invece, facciano il loro dovere, che è quello di difendere il bene pubblico e non svenderlo. I cittadini onesti, che sono stufi che i loro muri, le loro stazioni, i loro cavalcavia (costati un sacco di soldi delle loro tasse) servano come supporto a dei prepotenti esibizionisti posssano sbizzarrirsi a scapito nostro e imporre la loro mercanzia.

Aprano un supermercato se vogliono vendere la loro pseudo "arte", come fanno tutti i commercianti (onesti).

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