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Inviato da avatar Eugenio Galli il 28-11-2013 alle 10:54

Signor Mandelli,

sono in netto, totale, profondo, completo e definitivo dissenso rispetto a quanto Lei scrive. Ero molto incerto se intervenire. E mi scuso se sarò davvero tranchant.

Non so se una posizione come questa meriti di essere accolta col silenzio, o se valga la pena dire quello che effettivamente appare: una colossale sciocchezza, per non dire peggio, condita da disinformazione ed ignoranza. E’ solo ingenuità, la sua?

La partecipazione costa impegno, fatica, non si improvvisa. Anche quella fatta attraverso la Rete. Non sono semplici parole in libertà. Non dovrebbe, almeno.

Sulla moderazione del traffico, le consiglio caldamente di documentarsi meglio.

Non si tratta di un “provvedimento ecologico draconiano di demagoghi verdi e comunistoidi”, ma di un set di interventi tecnici e che hanno consentito di migliorare la sicurezza stradale e la qualità della vita di tutti (inclusi bambini, anziani, disabili) nelle città europee (e non solo), assai più di quanto non sia avvenuto in Italia.

Si tratta di good e di best practices a livello internazionale.

Esistono dati scientifici straconsolidati che nessuno può permettersi di ignorare.

Esperienze diffuse e incontestabili.

Per non dire dei falsi miti della velocità: oggi la velocità commerciale media a Milano è ben al di sotto dei 30 km/h (verificare, prego). Solo che prevale l’idea che, una volta che non si sia oppressi da una coda di auto o frenati da qualche altro incaglio, si possa liberamente pigiare il pedale sull’acceleratore per recuperare il tempo perduto: 50, 60, 70, 80, 90 km/h e oltre. Qualunque sia la strada, il suo calibro o la situazione circostante. Salvo fermarsi poche centinaia di metri più avanti, e così via. E salvo continuare a mettere a repentaglio la sicurezza e l’incolumità fisica di qualcuno. Ovviamente, il Niki Lauda che è in noi è sempre mosso da qualche motivo umanitario o socialmente accettabile: “sto correndo a trovare gli ammalati in ospedale, portando i figli a scuola, assistendo qualche parente invalido” e così via.

Nessuno nega che anche un ciclista possa investire un pedone e fargli anche molto male (peraltro, difficilmente uccidendolo): ma statisticamente riesce a percepire quanto un evento simile possa considerarsi rappresentativo della totalità? Così pure come un pedone può inciampare da solo, cadere malamente da fermo e procurarsi danni gravissimi e talvolta persino mortali: ne sa qualcosa chi si occupa di incidenti domestici.

Ma lei ha anche una solo vaga idea di cosa significhi oggi, per i bilanci personali, familiari e dello Stato (ad esempio per Il Servizio Sanitario Nazionale) la quantità di morti e invalidi derivanti dalla circolazione stradale, e in particolare dalla velocità, che Lei considera il totem intoccabile di questa società? Ha una sommaria idea di quanto costi, anche a Lei, cittadino-contribuente, una persona resa invalida a vita, al netto della sofferenza?

Non ho altro da aggiungere. Se non per dire che discussioni come questa assorbono tempo ed energie del tutto inutilmente, perché quasi certamente non sono destinate a convincere nessuno, né in un senso né nell’altro, lasciando purtroppo ognuno nelle proprie convinzioni.

Ma non chiamiamola partecipazione, per favore!

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