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Inviato da avatar Michele Mario Monte il 17-10-2014 alle 19:02

Quello che a me spaventa è il fatto che stiamo parlando di una cosa che ha a che fare con l'organizzazione territoriale dello stato, la riforma delle autonomie locali e il clima non lascia spazio ai necessari approfondimenti e riflessioni. (tra l'altro mi viene da dire: a chi può venire in mente di fare una riforma delle autonomie slegata da una riforma della finanza locale?).

Come accennato nell'articolo,  la sciatteria della legge 56/2014 autorizza e alimenta un dibattito che si caratterizza per genericità e inadeguatezza (i politici vendono aspettative, i tecnici vendono la propria merce). La direzione che ha preso la vicenda e la gestione da parte dei partiti sembra abbastanza “garibaldina” con una evidente sottovalutazione (?) della complessità della fase costituente e i pericoli connessi ad eventuali insuccessi. Dal punto di vista “tecnico” la gestione sembra affidata al Centro Studi PIM mentre il versante politico “langue”. In assenza di cambiamenti di rotta, l’orizzonte che con maggiore probabilità si profila (e che rappresenta anche il worst case) vedrà:
- il Centro Studi PIM svolgere il suo tradizionale ruolo di cinghia di trasmissione tra potere politico-accademico-professionale, costituendo team di tecnici in grado di rappresentarne e garantirne gli equilibri;
- lo Statuto sarà di fatto scritto dai "tecnici di riferimento" e successivamente riveduto e corretto dalle segreterie dei partiti, in funzione degli interessi in campo (cosa che tra l'altro sembra stia già accadendo);
- Consiglieri e Sindaci del Consiglio metropolitano, che a fine anno saranno in tutt'altre faccende affaccendati dovendo provvedere all'approvazione dei rispettivi bilanci comunali, voteranno "ob torto collo" senza un minimo di discussione e approfondimento.

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