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Inviato da avatar Bruno Alessandro Bertini il 12-11-2015 alle 18:11

Io preferisco pensarlo come un ritorno della politica al cittadino.

La politica si occupa delle questioni comuni a più cittadini e la condizione normale è che siano essi stessi a discutere e trovare le soluzioni.

In passato, nella piccole comunità, era possibile la democrazia diretta (la vera democrazia).

Oltre un dato limite numerico (specialmente quando non c'erano media sociali come internet) si è reso necessario ricorrere alla democrazia rappresentativa, con partiti, candidati ed eletti rappresentanti.

Qui è avvenuta la mutazione: piano piano i rappresentanti eletti hanno convinto il cittadino che la politica non era affar suo.

C'erano loro, gli eletti, e quindi il cittadino non doveva più preoccuparsi delle questioni nazionali, regionali, comunali...

Ogni aspetto politico è seguito da un loro rappresentante, che trova per loro la soluzione migliore.

A parte l'evidenza che alla fine il rappresentante cura prima i suoi interessi personali, l'azione criminale che si è realizzata negli anni è stata estromettere il cittadino dalla politica, tanto che ora la maggior parte pensa che non gli competa e comunque non esistono strumenti adatti a concretizzare l'apporto politico del cittadino.

La legge ci dice cosa e come dobbiamo fare in ogni aspetto, a chi dobbiamo rivolgerci, chi è preposto ad occuparsi dei problemi, e il cittadino non ha alcuno spessore politico.

Ora, concedergli di partecipare alla stesura del programma di un partito è un contentino: tutto dipende in primo luogo da come è intesa la sua partecipazione.

E' una partecipazione a chiamata?

Per essere protagonista in politica il cittadino deve aspettare che sia il politico o il partito di turno ad interpellarlo quando gli fa comodo? (vedi occasioni elettorali)

L'intervento è libero o deve sottostare a rigide regole, per cui il cittadino è guidato a scegliere tra alcune opzione preimpostate (vedi primarie o bilancio partecipativo in atto a Milano)

Le proposte raccolte sono filtrate o vengono prese pari pari e applicate?

Al cittadino si chiede: "Cosa faresti tu nel caso...? Cosa vorresti che facessi io nel caso...?" o piuttosto si chiede: "C'è questo problema ora, come lo risolvo?" di modo che le proposte sono applicate subito nel concreto e non congelate in un programma ricco di "vorrei ma non posso"?

Il punto del programma chiesto al cittadino non sta allora nel contenuto ma negli strumenti e nei metodi utilizzati per portare a compimento il volere dei cittadini.

Nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere quel che accadrà, quindi un programma dettagliato è in buona parte evanescente, ma un sindaco o un politico che dimostrasse di avere un metodo valido per ascoltare i cittadini e la volontà/capacità di attuarlo, specialmente dopo essere stato eletto, avrebbe le mie simpatie.

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