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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 07-06-2017 alle 14:42

Assai soggettiva potrà essere una reazione nel guardare una fotografia.

Ma queste fotografie sono altro, sono una denuncia ed al tempo stesso una testimonianza.

E’ necessario superare i luoghi comuni per tentare di approfondire il tema dell’abuso che esplode nell’immagine della panchina divaricata e trasferita dalla sua sede naturale al luogo della "fiesta" come giustamente scrive l’ottimo Franco Puglia.

Cosa può autorizzare una tolleranza che arriva fino all’abuso giustificato?

Un disegno politico che sovrasta una normale condivisione delle regole è l’unica spiegazione plausibile.

Pare che tutto sia basato sulla mediazione, dove si permettono certi abusi tutto sommato gestibili attraverso il pronto intervento di AMSA che tuttavia ha un costo per la collettività, nei casi peggiori attraverso l’intervento delle forze dell’ordine che tuttavia non hanno ne' gli strumenti giuridici ne' l’appoggio politico per essere efficaci, infine una sorta di assuefazione dell’opinione pubblica non direttamente interessata agli eventi in quanto residente in altri quartieri e quindi portata a non essere troppo attenta al tema invece molto sentito da quei cittadini direttamente interessati.

La finalità di una mediazione accettabile potrebbe essere legata ad una logica degli equilibri per evitare discordanze più pesanti, fratture che potrebbero culminare in conflitti veri e propri e periodi incerti nella città.

Come dire: < permetto ai latinos di abusare di qualche parco periferico prima che si metta a tagliare la gente con il macete>.

tuttavia quali sono i fattori in gioco ?

Un’immagine chiara potrebbe darla un triangolo equilatero dove ai vertici porre :

a) amministrazione pubblica = 1

b) forze dell'ordine = 1

c) gruppi etnici border line = 1

esso posto come "punto triplo" dove necessario mantenere gli angoli ad uno stesso valore per mantenere la "pax civitas", nel caso vi sia un cambiamento di un valore di uno di essi, viene meno l’equilibrio geometrico della figura e quindi si perderebbe la "pax civitas". 

Se da una parte certi accordi possono essere comprensibili, si arriva alla percezione da parte dei cittadini, di una accettazione "omnia", in nome della "non belligeranza" dove si lascia che " i gravi " cadano su una parte della cittadinanza che tuttavia risponde con moderazione e quindi resta gestibile all’interno degli spazi amministrativi.

Il cittadino guarda con fiducia verso i propri amministratori nella speranza che essi intervengano e attende, i balordi guardano con furbizia il politico di riferimento essendo portatori di certi interessi probabilmente discutibili, le forze dell’ordine attendono il punto di non ritorno per intervenire e difficilmente questo equilibrio cambierà finché non riusciremo ad avere una cultura dell’amministrazione pubblica che prevarichi sulla cultura della poltrona.

Tuttavia non tutto si è detto.

Sono del parere che una buona amministrazione passi anche dalla formazione degli assessori che sono nominati dal sindaco il quale dovrebbe scegliere i propri collaboratori sulla base della loro preparazione, " con scienza e coscienza " salvo il fatto che i candidati sono, nella maggior parte dei casi, imposti dai partiti secondo una logica delle % derivanti dai voti acquisiti e dagli apparentamenti, questo ci riporta al punto di partenza, un vero e proprio corto circuito.

Il risultato è che non si riesce mai a capire di chi siano le responsabilità.

Si ha una visione d'insieme preoccupante alla quale va aggiunta l'impotenza nonostante la possibilità di denunciare gli abusi, di protestare, di essere attivi. Certo, l'unione fa la forza ma sempre passante per quelle che sono delle logiche politiche ad oggi dominanti. 

Gianluca Gennai

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