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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 10-09-2018 alle 16:40

Di recente ho fatto una visita a un mio ex compagno di studi, a Bologna, inserito perfettamente nell’ambiente politico della città, oltre ad essere un ottimo professionista di un certo rilievo e un docente universitario nel prestigioso ateneo Felsino.

Con Lui ho cercato di confrontarmi sull’argomento " navigli milanesi ", essendo una voce fuori dalla bagarre ma vicino alle posizioni politiche della giunta milanese e del PD nazionale.

Bologna è una città di ex navigli, forse ancor più di Milano, essa era perfettamente inserita nel sistema di trasporto fluviale che connetteva la città con il mar Adriatico attraverso il Po. Fino agli anni 50, la città ha usufruito del sistema fluviale anche a scopi commerciali fino all’intombinamento o alla definitiva cementificazione di essi, a favore dello sviluppo del sistema città, cosi come si vede oggi, pienamente impegnata nel combattere lo smog, molto eco, molto bici dotata, attrezzata con i vari sistemi di noleggio delle auto elettriche, piena d’isole pedonali, con un centro storico vietato alle auto H24, senza possibilità di deroghe tranne i mezzi pubblici, impegnata nel combattere gli scarichi fossili (caldaie, camini ecc.), con una cittadinanza che fa attenzione alla raccolta differenziata, insomma una città " molto green " di innegabile fascino, di sinistra e molto vicina "ai verdi" in senso politico oltre a essere una città che si batte per i temi sociali.

Nel tentativo di fare un confronto tra le 2 città, è emerso che anche Bologna, tempo addietro, ha avuto un momento in cui qualcuno ha proposto la riapertura dei canali d’acqua, senza successo, nonostante l’idea fosse nata da una voce della sinistra bolognese, assai potente nella " Dotta rossa ".

L’assurdità della proposta, ha trovato uno sbarramento netto a "Felsina", nonostante la fascinazione di una città attraversata dall’acqua, ma fuori dalla realtà del momento, anche in termini di costi e di priorità di una città piccola ma con problemi grossi legati alle periferie, alla sicurezza, tipici delle aree metropolitane. Idem per i sistemi sotterranei di trasporto, costosi quanto non indispensabili, l’atteggiamento pare essere quello di una giunta responsabile e con i piedi per terra, impegnata dalle esigenze di spostamento crescenti e dall’ambizione di avere una metropolitana (ma Bologna non è Milano). 

L’unico Suo commento che riporto è sull’interesse turistico che potrebbero avere i navigli. A suo dire, a Milano si va per vedere il Duomo, l’unica fonte d’interesse vero in grado di motivare una persona qualunque a visitare la città a scopi turistici. Non crede minimamente in un richiamo del turismo con i navigli, citando la sussidiarietà, rispetto al Duomo, dello stesso Castello Sforzesco ma anche " il cenacolo " di Leonardo, che certamente chiama un interesse culturale di livello superiore.

Mi racconta di un recente viaggio a Milano in treno, e di come ha percepito il degrado della città, nell'uscire dalla monumentale stazione Centrale. A Suo dire, un problema, una questione importante che va gestita meglio. Ecco un tema certamente caro per un turista che arriva in città.

Nonostante i tanti motivi che ho trovato per essere contro, mi chiedo ancora perché si voglia attuare un progetto di cambiamento radicale di simili proporzioni, peraltro appoggiato da figure autorevoli che ammiro e rispetto e per questo ancor più disorientato. Esse sono senz’altro in buona fede, ognuno con motivazioni diverse. Trovo poche risposte logiche e sensate tranne quella citata dal mio amico: la convenienza personale, certamente non economica. Un tema molto dibattuto nelle società evolute come la Nostra, dove l’individuo agisce secondo una scala di bisogni e non di valori.

Si declina nell’interesse politico ovvio, trattandosi di un’opera che ricade prevalentemente su un ceto sociale assai dominante a Milano, che può costruire o demolire una qualsiasi carriera, avendo gli strumenti per farlo.

Poi c’è l’appoggio delle lobby che operano nei settori dominanti della città quali l’immagine, il turismo, la moda. Esse avrebbero senz’altro una ricaduta positiva, potendone sfruttare l’ovvio quadro bucolico molto apprezzato in questi ambienti.

Per ultimo ma non ultimo, il fattore " alter ego ", del quale poco si può dire data l’evidente natura umana, comprensibile e, al tempo stesso pericolosa, quando l'ambizione ricade sulla cittadinanza incapace di contrastare efficacemente lo " status quo " per mancanza di strumenti e forse di conoscenze delle strategie per farlo o semplicemente per la mancanza di un leader autorevole capace di mettersi alla testa dell’azione.

E’ davvero incredibile come Milano debba confrontarsi su questo tema, quando non lo fa con lo stesso fervore su altri ben più critici e cogenti. Sembra che pochi riescono a vedere quanto costerà alla città anche in termini sociali, punti molto chiari che sono citati anche nelle relazioni del Politecnico, tra le negatività del progetto, sia pur minimizzate ma presenti, nero su bianco.

Sono esplicitamente classificate come " difficilmente calcolabili " se non definite " fuori dalle finalità della relazione " (vedi i costi extra per opere di alleggerimento del disagio rispetto ai parcheggi che, secondo la relazione, andrebbero costruiti " sotterranei " dei quali tuttavia, nell’analisi economica, non è contemplato il costo come per altre voci, e qui mi riallaccio al definire la somma dei 500 milioni di Euro insufficiente).  La relazione, firmata da illustri e autorevoli persone, esperti sulle diverse discipline, è tuttavia anch’essa sottostante la logica della convenienza.

Certamente andrebbe cercato un maggiore coinvolgimento dei cittadini, magari tramite referendum che potrebbe definitivamente affossare questo progetto, resta tuttavia il fatto molto destablizzante, che qualcuno del Governo della Città pensa d’attuarlo, nonostante Milano non sia pronta, e nonostante Milano stia soffrendo per questioni molto urgenti che nulla hanno a che fare con questo sogno deleterio e alquanto ridicolo. E' questa la più grande preoccupazione condivisa anche dai concittadini del quartiere Adriano che non hanno accolto benissimo il Sindaco in cerca di appoggio mediatico, nel chiedere i fondi Periferia sospesi dal Governo ( tanti hanno chiesto al Sindaco di utilizzare i 150 Milioni previsti per i Navigli, per fare i lavori di riqualificazione del quartiere ). 

Gianluca Gennai.

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