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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 26-10-2018 alle 15:15

Egregio Assessore Lipparini,

leggo le sue, nella speranza di trovare una forma di dialogo oltre gli schieramenti. 

Tra tutti gli illustri interlocutori che animano questa discussione, sono certamente il meno titolato a esprimere pareri sull'argomento pur avendolo studiato molto per quanto reperibile e pubblico. Le grandi infrastrutture sono il settore in cui lavoro, ma questo non vuole essere un titolo, se mai una piattaforma da dove guardare a 360° questo mondo in cui poco contano i risvolti collaterari, ma questo è ovvio in una scala di valori dove le società che operano hanno giustamente l'obbiettivo di " fare " e i privati di guadagnare. Si ritorna all'antico qui prodest? che in questo caso potrebbe essere l'estrema sintesi.

Sa meglio di me che le città d’acque sono tutte quelle che hanno goduto di un’evoluzione militare, economica, politica e sociale oggi rilevabile in letteratura. Tutte le grandi provincie non solo italiane, rivendicano un trascorso di navigabilità e oggi possono ricordare un passato che, in alcuni casi, è ancora visibile come a Milano, dati i corsi d’acqua ancora oggi vivi e in parte navigabili. E’ questo un aspetto che va messo in evidenza anche solo per sostenere  che la città ha già i sui corsi d’acqua e che essi sono parte della città moderna che si è sviluppata tenendo conto del suo passato e tutti li vorremmo efficienti e puliti. Nella campagna promozionale vagamente definibile consultazione e tanto meno dibattito, sostenuta attraverso varie forme delle quali abbiamo ampiamente discusso, pare che a Milano no ci sia nessun corso d'acqua e da questo l’esigenza di riaprire parte delle strade per riprendere un contatto antico con l’acqua e la sua naturale trascendenza alla vita che già c’è per gli amanti del tema e i tanti nostalgici che prendono energie da questa prospettiva o peggio, da chi vede una possibilità di ridurre lo smog.

A Lei potrà sembrare strano ma nessuno di noi sostenitori del NO, é contro i corsi d’acqua e la città a impatto zero o similari ovvietà in bocca alla maggior parte di chi vive una parte della verità, che ha tante facce e che ognuna tende giustamente a guardare cosa sia meglio fare per se e il proprio futuro, cosa legittima ma anche condizionata da tutti gli aspetti del vivere mai uguali tra loro ( si ricorda Tolstoj in Anna Karenina? – tutte le famiglie felici si assomigliano, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo - ).

Quando scrive che il dibattito va avanti da 8 anni, trova la misura del dissenso e delle perplessità su quest’opera che finalmente definisce con un termine corretto: infrastrutturale e non essenziale come ripetuto fino alla litania. Ecco il termine con il quale deve affrontare l’argomento con la cittadinanza e non con l’idea dei navigli riflessa sui vanitosi rientri economici per chi abita nei palazzi baciati dalla fortuna o sull’idea di riduzione dell’inquinamento per via della viabilità automobilistica trasferita altrove o sul recupero dei sognatori che potranno dipingere lungo le banchine, pensando di essere in pieno periodo risorgimentale se non prima.

Quando userà il termine infrastruttura, i cittadini avranno davanti anche le visioni che essa rimanda che spesso non sono cosi bucoliche ne' vicine ai dipinti di fine ottocento o le foto del 900. Ma Lei non cambierà la sua opinione ne' i cittadini che non sono d'accordo, è un punto dove ripartire intorno a un tavolo questa volta tecnico e davanti alla cittadinanza se vorrà essere davvero vicino al Debat Public.

Questa infrastruttura non è un’opera essenziale, non è un’opera tecnica irrinunciabile a livello idrico perché il riallaccio e by-pass idraulico può essere fatto senza riaprire i canali, non porta nessun miglioramento sostenibile rispetto alla spesa e ai disagi che deriveranno anche a livello cantieristico. E’ un’opera infrastrutturale che balla tra i verbi " potrà " o " potrebbe " come si legge su tutti gli studi di fattibilità e che oscilla anche nella spesa che ambiguamente la si presenta come spesa massima, tranne l’aver omesso nel conto tutte le spese accessorie. Non c’è l’ombra della ragionevolezza come invece capita nelle tante città d’acqua come Mantova, Bologna, Treviso, Padova, Ravenna solo per cintarne alcune che potrà visitare se non lo ha già fatto, data la loro bellezza antica e che oggi, pur rivendicando il loro trascorso fatto di navigli e barconi, guardano al passato forse con nostalgia ma anche con il senso della realtà e delle priorità che gravano sui cittadini.

Dal testo " RAVENNA CITTA’ D’ACQUA " in allegato:

paragrafo finale:

Concludendo, se oggi possiamo contare sulle nostre magnifiche basiliche, per non parlare di battisteri, mausolei, reperti archeologici, le mura, la Rocca, non possiamo certamente ricostruire la situazione idrica di allora se non con l'immaginazione, e quella del percorso trakking è un'ottima occasione per intrufolarsi in città fecendo finta di stare su un argine e facendo finta di passare da un quartiere all'altro grazie a suoi magnifici ponti, ricordando che proprio all’acqua sono legate le fortune di questa città più volte capitale.

di: Gian Franco Andraghetti.

Aggiungo un cameo a riguardo, una bella tesi dell’arch. Signora Laura Ferrari, presentata alla Facoltà di Architettura di Firenze nell’anno 2004 dal titolo: L’acqua nel paesaggio urbano – letture esplorazioni ricerche scenari, tutor Prof. Boatti ( Politecnico di Milano ), co-tutor prof. Baggiano ( Università di Firenze),

In essa sono riportate diverse rappresentazioni di ambienti urbani dove sono stati progettati interventi di rivisitazione del paesaggio, tuttavia tesi incentrata su Milano, un unicum rispetto alle possibili visioni e che si discosta molto da quanto progettato in altre città.  La  stessa laureanda, scrive:

"A partire dall’osservazione delle dinamiche e delle tendenze in atto nei paesaggi urbani contemporanei la tesi discute innanzitutto dei possibili scenari futuri anche in relazione alla progettualità in corso e agli esiti raggiunti dagli interventi recenti. Tenuto conto delle riflessioni e delle indicazioni emerse nel corso della ricerca, la tesi focalizza l’attenzione sul territorio milanese e definisce un progetto per Milano che, tra realtà e utopia, sperimenta e re-interpreta, declinandoli rispetto alla specificità del luogo, i paradigmi e le implicazioni progettuali derivate dall’esplorazione dei casi e dalla costruzione dell’abaco interpretativo. Nello specifico il progetto identifica, attraverso un master plan molto figurato, il ruolo e il significato che oggi può assumere l’acqua nel paesaggio milanese definendo un percorso tra conservazione/valorizzazione, ri-scoperta/re-invenzione, costruzione/provocazione dei fiumi, dei canali e dei manufatti che hanno storicamente caratterizzato l’immagine della città "

La tesi nella sua completezza, in allegato.

Finisco ripensando al referedum che doveva essere legato al ballottaggio delle politiche, quando si voleva sottoporre ancora il progetto senza una preventiva campagna informativa dettagliata ed equilibrata, basata sul dibattito tra proponenti e contrari, davanti alla cittadinanza. Se avete la certezza del sostegno dei cittadini, date a questo argomento un definitivo elemento di sostegno democratico, attraverso un nuovo confronto e un referendum dove la domanda dovrebbe essere riformulata correttamente e a valle di incontri tecnici tra le parti e la cittadinanza.

Gianluca Gennai.

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