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Inviato da avatar Marco Salvaneschi il 11-07-2019 alle 15:44

My two cents, non mangiatemi :)

Ovvio che San Siro - il Meazza, La Scala del calcio o come lo si voglia chiamare - sia un simbolo, di Milano e del calcio in generale. E, in quanto tale, una situazione borderline da gestire, in bilico tra emotività e praticità, ricordi ed esigenze, passato e futuro.
Un referendum sulla questione vedrebbe la stragrande maggioranza dei votanti (milanesi, ma eventualmente non solo) contrari alla demolizione, perché è facile, naturale e molto umano attaccarsi ai ricordi.
Specialmente per tifosi che ormai vivono di quelli, aggiungo io (milanista, eh) :D . Ma anche da parte di gente che magari non ha mai messo piede allo stadio, pronta comunque a lamentarsi per principio di un cambiamento che la destabilizza. Perché "si sa quello che si lascia, ma non si sa quello che si trova", "come se i Romani avessero abbattuto il Colosseo", ecc. ecc. Comprensibilissimo.

Però è compito della politica, degli amministratori e della società in genere guardare al futuro, non al passato, e provare a evolvere costantemente. Specialmente quando ci sono problemi strutturali che lo impongono per venire incontro a nuove esigenze (sicurezza innanzitutto, in questo caso, oltre a flessibilità d'uso).
Se recuperare San Siro per il suo utilizzo primario non è possibile, e preservarlo - parallelamente a uno stadio nuovo - non è sostenibile economicamente, è evidente quale sia l'unica soluzione. Magari con richiami stilistici - o interi pezzi originali - che ricordino anche proprio fisicamente il glorioso predecessore.

Soluzione che altri popoli con altre mentalità, generalmente più aperte e orientate al futuro, danno per scontata, vedi Wembley. Pensando ai ricordi per quello che sono, ovvero *indelebili* "impronte conservate nella coscienza e rievocate alla mente dalla memoria (anche abbondantemente digitale, ormai), con più o meno intensa partecipazione affettiva".
Impronte nella memoria che però non devono impedire di fare nuovi passi verso il cambiamento (nei fatti, non a parole), nuove esperienze ed emozioni inedite. Che non uccidono i ricordi, ma anzi li esaltano per quello che sono, o dovrebbero essere.

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