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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 10-01-2021 alle 16:23

Penso molto all'argomento e so essere una delle questioni che ci fanno discutere. Sono senz'altro preoccupato per le derive e le conseguenze di un controllo su ciò che facciamo nei social, ma non penso si possa fare a meno di considerare un aspetto che sembrerà una declinazione, tuttavia noi che abbiamo certe capacità d'analisi, dovremmo anche mantenere il senso della realtà, e la realtà è che la gente comune usa i social più diffusi ed è ancora lontana dall'uso civico, dall'uso divulgativo, fino all'informazione critica, soprattutto se questo vuol dire: iscriversi, versare una quota, scrivere in un certo modo, ecc . Ecco una forma mentis. C'è una prigrizia, una certa inerzia mentale a fare qualcosa che comporta una certa fatica mentale. I più sono poco sensibili agli aspetti della privacy o peggio non si curano di questo a favore dello scrivere e pubblicare senza pudore alcuno, senza filtri, nonostante il grande fratello, mentre sono del tutto avulsi dalla rete civica, persino restii dall'usarla come solo sviluppo del pensiero e approfondimento critico. Mi viene da dire che sia giusto parlarne con toni critici e preoccupati, ma alla fine si dovrebbe essere pragmatici e restare dentro a questi social, anche e soprattutto per arrivare a questi tanti cittadini, sperando che una certa sorveglianza anche intellettuale, abbia effetto sul garante della privacy e su chi possa porre dei limiti al dominio dei grandi players dei social network, al tempo stesso, che ci sia una continua gentrificazione della rete, che porti anche un solo utente a entrare nel meccanismo della partecipazione attiva e responsabile dei canali di dialogo e di discussione instituzionalizzati quale è partecipaMi. Sul fatto che i personaggi politici che governano una città, non dovrebbero utilizzare i social per comunicazioni ufficiali, proprio per quanto scritto sopra, credo non ne possano fare a meno, se mai è incredibile come non utilizzino un canale di dialogo come la rete civica, questo lo trovo davvero mortificante e in antitesi con l'idea che ho io del governante, del gestore dei temi di una città. Direi che a Milano è una forma di confinamento del pensiero critico e di ogni forma di libertà intellettuale che in alcuni casi è difficilmente gestibile, dunque pericoloso per una strategia, per un metodo di dissusione di massa. Invece la cosa che mi fa pensare molto è che nonostante queste forme di esclusione, peraltro eseguite con gentile negazione e il diritto dell'arma, molti tra noi pensino bene di questa amministrazione, anche nell'ottica del meno peggio o del voto a sinistra a prescindere, Pur di non aprire la porta di palazzo Marino alla destra e non alla persona forse anche valida, essa è condannata alla sconfitta solo perchè di destra. Non è forse anche questa una forma sbagliata che rimanda alla delicata e complessa forma mentis?

Gianluca Gennai

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