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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 01-02-2021 alle 16:27

Mi sento di sottoscrivere e condividere il seguente articolo del Giorno.it, giusto per rilanciare un appello alla concretezza e al pragmatismo all'Asssessorato e a chi collabora con esso, per ribadire la necessità di pensare molto prima di agire, soprattutto quando si va a incidere sulla viabilità di Milano, una città che ancora a lungo sarà percorsa e animata dalle auto (non necessariamente a combustibile fossile), e che certamente deve fare qualcosa per abbattere l'inquinamento ma senza essere debilitata dalla sindrome prestazionale dell' hic et nunc.

Da: IL GIORNO.IT

Il senso dei milanesi per le ciclabili.
A cura di Fabrizio Lucidi

Se, dalle Cinque Giornate in poi, spesso Milano è il laboratorio che anticipa quel che accadrà poi nel resto d'Italia, c'è da preoccuparsi. Il Comune ha scelto di puntare tutto sulla "mobilità dolce" sull'onda dell'emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia. E allora in tutta la città sono spuntate - come funghi dopo la pioggia - Zone 30 e piste ciclabili. L'obiettivo è lodevole: invitare i cittadini a inforcare le biciclette o farsi una passeggiata, piuttosto che tirar fuori dal garage l'auto anche per prendere un caffè. Cattive abitudini da combattere. Ma si sa, spesso la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. E allora basta farsi un giro a Milano per rendersi conto che troppi automobilisti, in mancanza di controlli, invadono gli spazi di pedoni e ciclisti. Auto in perenne manovra, in doppia fila (sì, proprio quel malcostume che si voleva cancellare...), furgoni con le 4 frecce accese per ore lungo corso Buenos Aires e corso Venezia, ma anche all'ombra del Castello, in viale Monza o in via Castelbarco. Migliaia di infrazioni, poche multe. Con rischi alle stelle per i ciclisti che ogni giorno si fanno il segno della croce, prima di uscire di casa. E allora, visto che dalla "Capitale morale" d'Italia deve partire la riscossa del Paese, dopo la scelta pionieristica - alle nostre latitudini - di Zone 30 e piste ciclabili, si pensi a un'altra proposta magari meno in linea con la retorica hi-tech ma di grande buon senso: corsi di educazione civica obbligatori a scuola. Prima regola: rispettare il codice della strada. Lezioni in presenza (si spera...) o in Dad, basta che il concetto arrivi agli studenti di oggi, automobilisti di domani.

Gianluca Gennai

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