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Inviato da avatar Giuseppe Maria Greco il 15-05-2021 alle 12:13

La mia storia tecnologica è parallela alla vostra, quindi posso raccontarvene alcuni punti salienti immaginando che vi ci ritroviate.

Al Politecnico ho sostenuto l'esame di Calcolo Automatico. Ho imparato il Fortran e il Cobol, a disegnare il processo con i simboli dei rettangoli, dei rombi ecc., a perforare le schede e a farne la compilazione, quindi a mettermi in coda per far lavorare le immense macchine che occupavano metri di spazio.

Più tardi ho assistito all'ingresso dei pc, quelli con lo i caratteri balbettanti verdi o bianchi, e dei primi programmi come il Lotus 123, e al panico dei miei colleghi più anziani, che si ritenevano spossessati delle loro competenze e della loro autonomia da parte di un computer che imponeva le sue regole (situazione che si è ripetuta più volte anche in ambiti diversi, come quello dell'introduzione delle ISO9000).

Oggi succede la stessa cosa, anche se in maniera più evoluta. La quantità di persone presenti in rete ci fa sentire minuscoli, da cui la necessità per molti di alzare la voce. La priorità del vendere sulla qualità e le responsabilità delle persone ha reso la rete una specie di lente d'ingrandimento per "poteri occulti". Cosa che non è altro che l'ingigantimento della pubblicità che inonda le reti tv, soprattutto quelle private e dei relativi sondaggi di mercato. 

Se dunque chiamiamo smart un phone non fcciamo altro che continuare un filone di sviluppo di cui siamo utilizzatori con fastidio ma soprattutto con vantaggio. 

Resta da stabilire, da parte di ognuno, se intende considerarsi vittima risentita o utilizzatore cosciente dei mezzi disponibili. Se cioè il senso e la qualità della sua vita si deve solo ad altri oppure soprattutto a lui stesso nelle circostanze in cui si trova a vivere. 

Faccio infine notare che l'uso di termini periodicamente in voga, come resilienza o smart ecc., di cui spesso non si capisce neppure il senso, non è colpa di quelle parole, ma del basso livello di riflessione di un'epoca. E' sulla ripresa di questa capacità che occorre concentrarsi, a mio umile avviso, non sullo smart o la resilienza.

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