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Inviato da avatar Mario Zerbini il 29-11-2021 alle 15:31
San Siro: un pezzo di città o uno stadio (vecchio o nuovo) ?
 
La vicenda San Siro è certamente complessa, ma è anche un interessante test politico e culturale, nonché un’occasione importante per mettere mano ad un pezzo di città dove convivono situazioni di grande disagio sociale e abitativo con quartieri di lusso, aree degradate, grandi impianti sportivi e grandissimi spazi a verde.
 
Dopo aver studiato un pò la vicenda cerchiamo di ridurre questa complessità affrontando un tema alla volta.
 
Primo problema è la portata dell’intervento:
 
Parliamo di un grande pezzo di città da ripensare (da piazzale Lotto a Lotto Bosco in città nella dimensione est – ovest e dal Monte Stella a via Forze armate Caserma S. Barbara nella dimensione nord – sud)?
Oppure parliamo solo dello stadio (Meazza o nuovo) e poco altro intorno (con tutte le possibili varianti di scala)?
 
Nel primo caso (vedere mappa allegata) si tratta di un’operazione di vasta scala che va articolata nel tempo, partendo ovviamente dagli interventi più urgenti ma in un disegno generale che si dispiegherà, tra interventi pubblici e privati, dai quartieri ALER da abbattere e ricostruire (ad esempio il rombo intorno a piazza Selinunte) alle proposte di diversi operatori privati che insistono su quella porzione di città. Con ognuno sarebbe necessario contrattare volumetrie e servizi, tempi e investimenti, ma all’interno di un disegno complessivo.
E’ la situazione più interessante e sarebbe sul piano politico un grande banco di prova, pur tenendo conto del rischio di “dissoluzione” di un disegno di tale portata nel corso del tempo e dei mandati istituzionali.
 
Nel secondo caso la situazione è meno interessante per la città ma comunque complessa, perché vanno conciliati gli interessi di numerosi attori.
 
La storia è nota: le due società calcistiche (per una volta unite) hanno manifestato l’esigenza di costruire uno stadio di proprietà, come è di fatto per i maggiori club europei nonché Juventus e Udinese in Italia.
A questo scopo è stato presentato uno studio che dimostra i punti a favore per la costruzione di un nuovo stadio anziché la ristrutturazione del Meazza (sintesi è nella tabella allegata).
Nello studio era compresa la dismissione del Meazza, mantenendone una “testimonianza”, e la riqualificazione dell’area circostante.
La fattibilità dell’operazione era subordinata alla realizzazione, oltre al “Comparto Stadio”, di un “Comparto multifunzionale” nell’area dell’attuale stadio (strutture commerciali, hotel, ecc.) che prevedeva un costruito molto superiore agli indici vigenti nel PGT del Comune. Ciò in forza di una legge nazionale che lo avrebbe consentito.
 
Questo scenario è stato vanificato dalla delibera comunale del 5 novembre scorso, che ha negato ai club la possibilità di ottenere volumetrie aggiuntive rispetto al PRG.
La delibera chiede altresì ai club di presentare un progetto che preveda “ampia valorizzazione e incremento del verde profondo” e funzioni “a servizio del quartiere”, “condizioni necessarie per ottenere i successivi atti di assenso sul progetto stesso”.
Condizioni piuttosto “pesanti”, che evidenziano a mio parere come il sindaco e la sua giunta vedrebbero di buon occhio che le squadre continuassero ad utilizzare il Meazza pagando l’affitto al comune (una cifra che non è indifferente e consente al comune di mantenere la struttura e di finanziare altre attività sportive).
 
Quindi al momento non esiste un progetto per un nuovo stadio e non esiste un progetto per la ristrutturazione di San Siro, ristrutturazione quantificata nel progetto “decaduto” in circa 510 mln.
Vedremo se, alle nuovi condizioni stabilite i club ne formuleranno uno alternativo, perchè l’operazione era stata proposta con lo scopo di avere un nuovo stadio di proprietà che consentisse loro di essere competitivi con i maggiori club europei.
 
Le possibilità che sono al momento sul tappeto sono tre:
1 - Arriva un progetto alternativo di nuovo stadio calibrato sulle nuove condizioni imposte dalla giunta.
2 - Le squadre non si dimostrano interessate e cercano un luogo alternativo per costruire il nuovo stadio.
3 - Le squadre sono “costrette” a continuare a giocare al Meazza.
 
Le controindicazioni per ognuna delle tre ipotesi non mancano
 
Nel primo e nel secondo caso non si mette mano a grandi riassetti degli spazi intorno allo stadio, i quartieri restano come sono e il vecchio Meazza resta in carico al comune, di fatto inutilizzato (la struttura è molto costosa in assenza degli affitti riscossi dalle società di calcio), perché al momento non esiste un progetto di utilizzo alternativo economicamente sostenibile.
 
Nel terzo caso si apre la questione di chi paga la ristrutturazione del vecchio Meazza, che andrà comunque affrontata; inoltre si apre una situazione conflittuale molto scomoda perché le squadre non raggiungono l’obbiettivo di maggiori introiti previsti e ciò non consentirà, a loro dire, di essere competitive con i grandi club europei.
Non è difficile immaginare che i club imputeranno alla mancata costruzione dello stadio di proprietà, eventuali risultati non all’altezza della tradizione, generando il malcontento dei tifosi nei confronti del comune che le ha osteggiate.
 
Questo lo stato delle cose ancora tutto in divenire e come ben si capisce non è una situazione facile da dipanare.

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