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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 16-11-2010 alle 11:40

Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/boeri-rifarei-tutto-1804179607424.shtml


L'architetto è impegnato a Mosca

Boeri: rifarei tutto e subito

«Anche se sapessi già il risultato. Ho dato ottimismo alla città»

MILANO -
«Anche se sapessi in anticipo il risultato, lo rifarei subito. È stata l'esperienza più bella della vita».
Stefano Boeri è a Mosca. È il presidente della giuria di un concorso internazionale per giovani architetti. Una visita programmata da mesi.

Boeri si è chiesto quali sono stati i suoi errori?

«È presto per dirlo. Ci sono stati sicuramente errori da parte mia. Li devo considerare con molta attenzione. Ma ho anche l'orgoglio di aver fatto una campagna molto bella e molto forte. Abbiamo fatto al centrosinistra e alla città tre regali: un pacchetto di idee ottimistiche, efficaci e realizzabili, aver costruito una visione di città cosmopolita e aver coinvolto un gruppo straordinario di giovani».

La scarsa affluenza al voto?

«È un dato preoccupante. Per due motivi. Vuol dire che non siamo riusciti a coinvolgere la città e che avevamo la sensazione sbagliata di una grande partecipazione».

Negativo l'endorsement del Pd?

«Chi temeva che la nostra proposta prevalesse mi ha dipinto in molti modi. Come il candidato che ha legami con gli interessi immobiliari, con la giunta e il sindaco. Come il candidato condizionato dal Pd. Ho capito che le resistenze davanti a un progetto che ha cercato di introdurre, l'ottimismo della volontà contro la rassegnazione, erano tantissime. Non siamo riuscite a superarle. Ma io non mollo assolutamente».

Continuerà a fare politica?

«Si certamente. Sabato ci vedremo con i ragazzi del comitato e discuteremo cosa fare».

Appoggerà la candidatura di Pisapia?

«Assolutamente sì. I modi li discuteremo con il Comitato poi ne parlerò con lo stesso Pisapia».

Come ha preso la decisione dei vertici del Pd di rimettere il mandato?

«Non mi esprimo. Rispetto il loro stato d'animo».

Maurizio Giannattasio
16 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/onida-pd-ha-sbagliato-1804179607436.shtml


«Nonostante le previsioni disastrose, ho superato il 13%: per me un grosso risultato

Onida: «Gli errori dei vertici del Pd»

Il professore: sono soddisfatto, adesso bisogna passare alla fase due e battere il centrodestra

MILANO - «Non è una sconfitta del Pd, ma della strategia sbagliata scelta dal suo gruppo dirigente». Valerio Onida è soddisfatto. Alla faccia dei sondaggi più disastrosi, è riuscito a conquistare il 13,41 per cento: oltre novemila voti «di persone che chiedono al centrosinistra di cambiare modo di fare politica».

Quindi, è soddisfatto?

«Moltissimo. Anche perché bisogna considerare le condizioni in cui ci siamo mossi: alla fine, queste primarie erano diventate una gara fra partiti e si erano ridotte a una corsa a due».

Adesso cosa succede? Ha parlato con Pisapia?

«Sì, ci siamo sentiti al telefono. Adesso inizia il capitolo due e bisogna battere il centrodestra. Magari prima, però riposiamoci un attimo perché è stata per tutti una campagna elettorale entusiasmante, ma faticosa».

Sosterrà Pisapia? O sta pensando di candidarsi comunque?

«Mi sono già impegnato a sostenere Pisapia: di certo non mi candiderò sindaco, altrimenti non avrei partecipato alle primarie».

Ma la possibilità di una sua lista civica?

«Questa ipotesi rimane. Ma, ovviamente, ma sarebbe una lista di sostegno al candidato del centrosinistra. Decideremo insieme».

Il Pd la accusa di avere tolto voti a Boeri. L'hanno definita «giovane settantenne rottamatore»...

(ride, ndr) «Se avesse perso Pisapia, mi avrebbero detto che avevo sottratto voti a lui. In realtà non sono responsabile di nulla: ho sostenuto un progetto, ho chiesto primarie autentiche e la gente ha democraticamente deciso».

Professor Onida, non si è pentito di essersi candidato?

«Proprio no. La mia candidatura ha fatto emergere una richiesta di nuova politica e una passione autentica. Chi mi ha votato chiede di ripartire da una base comune fondata sul rispetto del Costituzione e della legalità. E di portare avanti, da qui, i valori del centrosinistra: la giustizia, l'attenzione ai più deboli, il tema sociale, l'integrazione».

Cosa che continuerà a fare?

«Certamente. Anche perché questa esperienza mi è stata utilissima per incontrare molte persone che mi hanno arricchito».

Questo voto segna la crisi del Pd?

«Non è la sconfitta del Pd, ma della strategia scelta da questo gruppo dirigente».

Che si deve dimettere?

«Diciamo che, normalmente, se un gruppo dirigente viene smentito dalla sua base, se ne traggono le conseguenze. Ma non spetta a me dirlo».

Elisabetta Soglio
16 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/avvocato-vince-in-centro-1804179607448.shtml

L'analisi Dentro le urne

L'avvocato stravince in centro

Nella cerchia dei Navigli Pisapia batte l'architetto di 12 punti. E la periferia «snobba» i seggi

MILANO - Dal centro alla periferia. Dai quartieri radical chic a quelli più «rossi», dove una volta c'erano le tute blu. Quello di Giuliano Pisapia è un primato confermato in quasi tutte le zone della città (unica eccezione, la 9). A partire dalla più importante, quella compresa dentro la cerchia dei Navigli. Dove l'avvocato ha battuto Stefano Boeri per oltre mille voti.

Fotografia della città al voto:
Pisapia ha sconfitto Boeri con quasi 3.500 preferenze. Sono oltre 5 punti percentuali. Che diventano quasi 12 (il 45,3 per cento contro il 33,8) in zona 1. Vittoria schiacciante. Nel quartiere dei salotti, della buona borghesia, dei redditi più alti. Lo stesso in cui Valerio Onida ha raggiunto il suo risultato migliore (il 19,9 per cento rispetto alla media del 13,41) e l'affluenza è stata massiccia: se il totale degli elettori delle primarie è sceso rispetto al 2006 (67.499 contro gli 82.496 di quattro anni fa), in centro il dato è rovesciato: dagli 8.314 votanti per Ferrante, Fo, Moratti (Milly) e Corritore, agli 8.991 per Onida, Sacerdoti, Pisapia, Boeri. A mezzogiorno di domenica, rispetto alla stessa ora di 4 anni prima, i votanti del centro erano addirittura raddoppiati.
Calano, invece, gli elettori di tutte le altre parti della città. Nella zona 2 - che comprende anche via Padova - sono scesi di oltre 2.600 unità (arrivando al 66,74 per cento del totale di quattro anni fa). Anche qui - nonostante la tavolata multietnica di Boeri - ha vinto Pisapia. Di quattro punti percentuali.

Il distacco tra i due aumenta nella zona 3 di Città Studi (picco più alto di Pisapia al 47 per cento contro il 37,3 di Boeri), un po' meno nella 7 - De Angeli, San Siro, Baggio - dove la sfida è finita con il 43 per cento di Pisapia e il 42, 1 di Boeri. Solo ad Affori, Bovisa, Niguarda (la zona 9, dove il Pd ha un importante serbatoio di voti) - secondo i dati «non definitivi» forniti dalla Commissione elettorale - l'architetto ha battuto l'avvocato. Di pochissimo: 3.387 voti a Boeri e 3.367 a Pisapia. Si tratta di venti preferenze. E di duemila elettori in meno rispetto alle primarie 2006.

Pisapia, una vittoria con il 45,36 per cento dei voti
e 30.553 schede. Niente a che vedere con i 55.890 voti di Bruno Ferrante (al 67,85 per cento) del 2006. E proprio sull'assenteismo insiste Davide Corritore, dati Swg alla mano: «Solo 50 mila milanesi che l'anno scorso hanno votato per Bersani (65 mila) sono tornati alle urne. Gli altri 17 mila di domenica sono nuovi elettori, per la maggior parte di Pisapia. Tornando ai 50 mila, oltre metà avrebbe votato Boeri, e quasi metà Onida e Pisapia». Stando ai dati di Corritore, dunque, alle scelte indicate dal Pd mancherebbero circa 38 mila voti (i 15 mila «persi» in un anno e i 23 mila di Onida e Pisapia). Ma già per oggi si attendono nuovi dati e nuove analisi.

Annachiara Sacchi
16 novembre 2010


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/nuovo-albertini-1804180010319.shtml


La partita al centro: L'eurodeputato martedì a Roma: il via libera devono darmelo altri

E Albertini incontra i «terzopolisti»

Pressing di Casini e Rutelli. L'ex sindaco spera nella «desistenza» di Bersani

MILANO -
Nuova trasferta romana per l'ex sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Oggi, l'eurodeputato del Pdl più temuto dal centrodestra milanese e più corteggiato dal Terzo Polo, vola nella capitale per un trittico di incontri decisivi per il suo futuro di possibile sfidante di Letizia Moratti alla poltrona di sindaco di Milano. Pier Ferdinando Casini, Gianfranco Fini e Francesco Rutelli. Tutti insieme. Per cercare di convincere «l'amministratore di condominio» a scendere in campo con una sua lista civica appoggiata dal Terzo Polo e sciogliere così le riserve. Lui come al solito non si sbilancia. E lascia tutti con il fiato sospeso: «Per quanto mi riguarda, non posso dire nulla. E non sono io che devo sciogliere delle riserve, il via libera spetta a qualcun altro. Sono scelte collegate alla volontà di altri». Anche se si è dato un termine: «Prenderò le mie decisione entro la fine della settimana».

Il Cantiere Albertini continua a lavorare. Lui incontra i suoi vecchi collaboratori. I partiti di centro si muovono chiedendogli di scendere in campo. Lo fa l'Api. Lo fa l'Udc. Ma quello che ancora frena l'ex sindaco non sono tante le condizioni dei centristi. Quanto il rapporto con il Pd. Se ci fosse un accordo di desistenza con il partito di Bersani, allora la situazione cambierebbe completamente. Lo si desume dalle sue fasi pronunciate all'indomani del voto delle primarie: «Dopo la vittoria di Pisapia, il Pd avrà la possibilità di sostenere un candidato differente. Perché appoggiando Pisapia e seguendo come boy-scout il patto delle primarie, quelli del Pd si candidano a una sicura e dignitosa sconfitta». Più chiarezza? «La Moratti è imbattibile soltanto se messa di fronte a candidati che, secondo tutti i sondaggi, contro di lei non possono vincere». Ma il Pd ha già ribadito che da quell'orecchio non ci sente e che dopo le primarie l'appoggio a Pisapia è assicurato. Una possibile via d'uscita - che sarà oggi sul tavolo del Terzo Polo -, la tratteggia Sergio Scalpelli, ex assessore di Albertini e grande sponsor insieme a Massimo Cacciari della discesa in campo dell'ex sindaco: «Il Pd non può sottoscrivere a livello milanese un patto per sostenere la candidatura di Albertini, perché ci sarebbe un problema con la base. Però esiste un'ipotesi politica ragionevole: il Tavolo delle Città. Visto che in primavera si voterà in molte città metropolitane ed è presumibile che ci si arrivi con un'area di centro in piena fase costitutiva, il Pd potrebbe tornare alle vecchie regole, ossia, individuare i candidati ideali per vincere le elezioni». Chiaramente, per Milano, il candidato ideale sarebbe Albertini. Ecco la «soluzione» che potrebbe essere presentata a Bersani.

Il Pdl cerca di esorcizzare. Letizia Moratti lo fa snobbando la domanda: «Non mi interessano le alchimie partitiche, i poli, i partiti. Credo che neanche ai cittadini interessi. Gli interessa se i loro problemi vengono risolti. È questo quello di cui mi occupo». Ignazio La Russa gioca sulla responsabilità: «Continuo a ritenere Albertini un personaggio intelligente e non autolesionista, quindi è anche molto legato a chi gli ha dato un mandato elettorale importante prima come sindaco e poi come parlamentare europeo». Ma a rimettere un po' di agitazione nell'area del centrodestra ci pensa il coordinatore finiano Adolfo Urso: «Albertini è stato un sindaco eccezionale, da 10 e lode. Non lo dico io, ma tutti i sondaggi».

Maurizio Giannattasio
16 novembre 2010


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/16/news/l_incognita_albertini_fa_tremare_il_pdl_io_candidato_sindaco_non_lo_escludo-9166998/

IL VOTO DEL 2011

L'incognita Albertini fa tremare il Pdl
"Io candidato sindaco? Non lo escludo"

L'ex primo cittadino di Milano incontra Fini, Casini e Rutelli. La Moratti: Penso a lavorare"
L'udc Salvatore annuncia: "Saremo in campo". Podestà: "Gabriele non potrà mai tradirci"
di ANDREA MONTANARI

Se Atene piange, Sparta non ride. Il giorno dopo la vittoria di Giuliano Pisapia alle primarie del centrosinistra per il candidato sindaco, il Pdl ha un problema in più: Gabriele Albertini, che rilancia una sua possibile ricandidatura contro Letizia Moratti e oggi incontrerà a Roma Gianfranco Fini, il leader udc Pierferdinando Casini e quello di Alleanza per l'Italia, Francesco Rutelli. Una candidatura appoggiata dal nascente terzo polo e che, secondo il progetto dell'ex sindaco, dovrebbe essere sostenuta da una parte del Pd. "Per quanto mi riguarda non escludo nulla - dice l'interessato - ma dovranno realizzarsi le condizioni e le necessarie scelte da parte delle forze politiche. non sono io che devo sciogliere le riserve". Un messaggio rivolto anche ai vertici del Pd.

Il sindaco Letizia Moratti non sembra preoccupata. "Non mi interessano le alchimie partitiche, i poli, i partiti - taglia corto - credo che non interessi neanche ai cittadini. Mi auguro di avere una competizione corretta. Il mio lavoro non cambia, lavoro tutti i giorni con il massimo impegno per la città". Ma i vertici del Pdl ora fanno gli scongiuri. Anche perché l'udc Pasquale Salvatore ammette: "Con la vittoria di Pisapia si aprono chiaramente spazi al centro e noi saremo in campo". Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, è sferzante nel commentare la sconfitta di Stefano Boeri. "Questo è il risultato di quando si vogliono inventare personaggi politici dal nulla - dice - Francamente non ho mai capito se il candidato del Pd fosse l'architetto fioraio o l'economista: figure validissime nelle loro professioni che possono sì pensare di fare il candidato sindaco ma non certo di vincere le primarie".

Dello stesso avviso il presidente della Provincia e coordinatore regionale pdl Guido Podestà: "A Milano non ha perso solo Boeri, ma tutto il Pd. Pisapia è un candidato troppo distante dall'elettorato cattolico e moderato". I finiani, che hanno costituito il tavolo che dovrà confrontarsi con la Moratti per verificare la possibilità di nuove convergenze, non nascondono invece l'interesse per Albertini. "È stato un sindaco eccezionale, da dieci e lode - ha sottolineato il portavoce fli Adolfo Urso - non lo dico io, ma tutti i sondaggi. Ma ora tutto dipende dalle risposte che avremo alle nostre proposte dalla Moratti e dalle altre forze politiche del centrodestra".

Podestà, però, che nei giorni scorsi ha incontrato riservatamente l'ex sindaco non crede all'ipotesi del terzo polo: "Resto convinto che Gabriele Albertini, che un anno e mezzo fa si è candidato alle Europee, non accetti di disattendere un accordo importante che ha preso con gli elettori". Anche La Russa per una volta è d'accordo con lui: "Credo che Milano questa volta, da questo punto di vista, anziché anticipare come ha sempre fatto, deciderà a cascata in base a ciò che avverrà a livello nazionale". Un altro motivo che spiega perché da oggi i riflettori del centrodestra lombardo guardano ancora di più agli incontri romani. Una cosa è certa - confermano in viale Monza, sede storica del Pdl - il pressing su Albertini perché non si ricandidi continuerà anche nei prossimi giorni.

(16 novembre 2010)


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/moratti-penso-alla-citta-1804179607473.shtml


Palazzo Marino Le strategie in vista del voto amministrativo. Il Carroccio: necessario un cambio di passo

La Moratti: Albertini? Penso alla città E la Lega chiede il modello Verona

Ma Fli incalza: il nostro appoggio in Comune non è scontato Matteo Salvini Case, nido, bonus: al 50% sono servizi di cui beneficiano soltanto gli stranieri Landi di Chiavenna Non abbiamo ancora deciso se sostenere o meno il sindaco Moratti Guido Podestà Gabriele Albertini non disattenderà l'accordo che ha preso con gli elettori

La fronda futurista, l'incubo Albertini e il rilancio chiesto dal Carroccio. Per Letizia Moratti sono i giorni degli incontri, dei vertici e delle strategie. Eppure a chi chiede pareri e commenti rispetto all'ipotesi di una sfida con Gabriele Albertini, il sindaco non smette di ripetere: «Non mi interessano le alchimie politiche, i poli, i partiti. Credo che neanche ai cittadini questo interessi. A loro interessa se i loro problemi vengono affrontati e risolti. È questo quello di cui mi occupo».
Intanto però alleati ed ex (?) alleati incalzano. La Lega, per esempio. Che ieri ha incontrato il sindaco per fare il punto sui tagli al bilancio e sul programma di fine mandato.
Sul tavolo del sindaco a firma del Carroccio sono arrivate quattro o cinque richieste. Il recupero del Marchiondi e quelle dell'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, più altri interventi specifici nei vari quartieri periferici.
Non solo. La Lega ha chiesto una sterzata anche in fatto di politiche sociali. Case, asili nido, bonus, voucher: «Al 50% si tratta di servizi di cui beneficiano solo gli stranieri. Una tendenza che va invertita», attacca il capogruppo Matteo Salvini. I lumbard invocano il modello Verona. Dove il sindaco (leghista) Flavio Tosi è riuscito a redistribuire le assegnazioni degli alloggi popolari e dei posti negli asili nido. «A Milano c'è il 20% di cittadini stranieri? Benissimo, a loro vada il 20% delle risorse del welfare cittadino».
Dal modello Verona al laboratorio Milano. In città l'ipotesi di una nascita di un terzo polo, dopo la vittoria a sinistra di Giuliano Pisapia, è ormai molto più che un'ipotesi. L'assessore alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna, lo dice chiaramente: «Non abbiamo ancora scelto se sostenere la Moratti o se proporre un altro candidato capace di rappresentare meglio e a pieno gli interessi della città». Finiani milanesi e sindaco s'incontreranno a fine settimana. Ma il «pizzino» futurista è chiaro fin da adesso: «Punti irrinunciabili per noi - spiega Landi - sono la legalità e il Pgt». Liste pulite e niente colate di cemento: paletti programmatici che comunque non porteranno al ritiro di Fli da giunta e maggioranza.
Anche il coordinatore nazionale Adolfo Urso conferma: «Non abbiamo scelto se supportare la Moratti o se presentare un'altra candidatura. Certo che la vittoria di Pisapia apre spazi maggiori». E Albertini? «È stato un sindaco eccezionale, dieci e lode».
Nel Pdl nessuno sembra scomporsi più di tanto. «Resto convinto che Gabriele Albertini, che un anno e mezzo fa si è candidato alle Europee, non accetti di disattendere un accordo importante che ha preso con gli elettori», dice Guido Podestà, presidente delle Provincia e coordinatore regionale del partito.
Ignazio La Russa è ancora più diretto: «Non credo che Albertini si candiderà, lo considero una persona intelligente e non autolesionista legato al Pdl, partito che gli ha riservato incarichi di prestigio».

Andrea Senesi
16 novembre 2010


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/16/news/primarie_di_milano_penati_si_dimette-9172110/ 

il caso

Primarie di Milano, Penati si dimette
"Mi assumo le mie responsabilità"

Il capo della segreteria di Bersani rimette l'incarico nelle mani del leader del Pd dopo il ko di Boeri
"Continuerò a impegnarmi con convinzione per la città. E credo che con Pisapia si possa vincere"

Filippo Penati, capo della segreteria politica e braccio destro di Pierluigi Bersani, dopo il risultato delle primarie di Milano ha deciso di dare le dimissioni dall'incarico. La decisione arriva all'indomani dell'annuncio, da parte dei vertici lombardi del partito, di rimettere il mandato. In una lettera scritta al segretario nazionale del Pd ha spiegato che di fronte al risultato delle primarie "credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilita".

La lettera di dimissioni su Facebook

"Proprio perché penso che la vittoria alle comunali di Milano sia più importante delle vicende personali, continuerò a impegnarmi con convinzione per Milano. E perché credo che con Giuliano Pisapia si possa vincere, intendo rinunciare all'incarico di responsabile della segretaria politica che tu mi hai affidato". La decisione arriva all'indomani di netta presa di posizione della Velina rossa, foglio di simpatie dalemiane, in cui si sosteneva: "Non è più possibile, di fronte al responso delle primarie milanesi, non chiedere un atto di umiltà politica con le dimissioni dagli incarichi nazionali e locali per Penati".

IL VIDEORACCONTO Le primarie dai seggi alla festa (video)

"Caro Pier Luigi - comincia la lettera - desidero innanzitutto ringraziarti per la fiducia che hai voluto concedermi chiamandomi a  svolgere prima il ruolo di coordinatore nazionale della tua mozione nella fase congressuale e poi quello di responsabile della tua segreteria politica". "Io - ha spiega entrando nel merito della vicenda milanese - ho condiviso e sostenuto la scelta compiuta dalla Direzione provinciale milanese di candidare Boeri alle primarie. Di fronte al risultato della consultazione di domenica scorsa e al dibattito che ne è seguito, credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilità".

"Ora - aggiunge - è necessario superare rapidamente la pur doverosa fase di chiarimento che ci vede ancora una volta ripiegati su noi stessi e accettare l'esito delle primarie, senza rinviare la campagna elettorale per Giuliano Pisapia che ci deve portare a sconfiggere le destre a Milano". "Al giovane gruppo dirigente milanese e lombardo, a cui chiedo di riconfermare la fiducia - prosegue - va riconosciuto il merito di aver tenacemente voluto le primarie e di aver offerto ai milanesi l'opportunità di una vera partecipazione. Sono state primarie non scontate, vero esempio di democrazia partecipata. Il dato che più preoccupa è la flessione del numero dei votanti, che  mette in luce la necessita di una rimotivazione del nostro elettorato, che  vive un momento di scoramento che è nostro dovere non sottovalutare".

(16 novembre 2010)


Da milano.corriere.it:

http://milano.corriere.it/milano/notizie/politica/10_novembre_16/penati-lascia-segreteria-bersani-pd-dimissioni-1804182056382.shtml

dopo il risultato delle primarie. E Il gruppo Pd in comune respinge le dimissioni di Majorino

Penati lascia la segreteria politica del Pd

Lettera a Bersani: «Credo che con Pisapia si possa vincere». Il segretario: «Scelta che gli fa onore»

MILANO - Filippo Penati, capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani, dopo il risultato delle primarie di Milano ha deciso di dare le dimissioni dall'incarico. In una lettera scritta al segretario nazionale del Pd ha spiegato che di fronte al risultato delle primarie «credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilità». «Proprio perché penso che la vittoria alle comunali di Milano sia più importante delle vicende personali, per questo continuerò ad impegnarmi con convinzione per Milano, e perché credo che con Giuliano Pisapia si possa vincere, intendo rinunciare all'incarico di responsabile della segretaria politica che tu mi hai affidato». Penati, nella lettera in cui rassegna le dimissioni da responsabile della segreteria di Bersani, ha difeso il gruppo dirigente milanese e ha sottolineato la necessità da parte del Pd di sostenere Giuliano Pisapia. «Caro Pier Luigi - inizia la lettera - desidero innanzitutto ringraziarti per la fiducia che hai voluto concedermi chiamandomi a svolgere prima il ruolo di coordinatore nazionale della tua mozione nella fase congressuale e poi quello di responsabile della tua segreteria politica. Per me si è trattato di un'esperienza straordinaria e di un grande onore, del quale ti sono profondamente grato».

«Io - ha spiegato entrando nel merito della vicenda milanese - ho condiviso e sostenuto la scelta compiuta dalla Direzione provinciale milanese di candidare Stefano Boeri alle primarie per le comunali di Milano. Di fronte al risultato della consultazione di domenica scorsa e al dibattito che ne è seguito, credo sia necessaria una mia assunzione di responsabilità». «Ora - aggiunge - è necessario superare rapidamente la pur doverosa fase di chiarimento che ci vede ancora una volta ripiegati su noi stessi e accettare l'esito delle primarie, senza rinviare la campagna elettorale per Giuliano Pisapia che ci deve portare a sconfiggere le destre a Milano».

«Al giovane gruppo dirigente milanese e lombardo, a cui chiedo di riconfermare la fiducia - prosegue - va riconosciuto il merito di aver tenacemente voluto le primarie e di aver offerto ai milanesi l'opportunità di una vera partecipazione. Sono state primarie non scontate, vero esempio di democrazia partecipata. Il dato che più preoccupa è la flessione del numero dei votanti, che mette in luce la necessita di una rimotivazione del nostro elettorato, che vive un momento di scoramento che è nostro dovere non sottovalutare». «Proprio perché penso che la vittoria alle comunali di Milano sia più importante delle vicende personali - continua la lettera - e per questo continuerò ad impegnarmi con convinzione per Milano, e perchè credo che con Giuliano Pisapia si possa vincere, intendo rinunciare all'incarico di responsabile della segretaria politica che tu mi hai affidato». «Ora - conclude - quello che serve è chiudere in fretta il confronto nel nostro partito. Ora serve che il Pd sia in campo con Pisapia per battere la Moratti. Da parte mia continuerò a lavorare con la passione e l'impegno di sempre per la vittoria a Milano e per l'affermazione dell'alternativa nel Paese. A te il mio più sincero augurio di buon lavoro».

Stima e apprezzamento sono stati espressi dal segretario del partito, Pierluigi Bersani: «Quello di Penati è un gesto che gli fa onore, e che conferma la mia stima nei suoi confronti - ha detto -. Ho preso atto della sua decisione di rinunciare ad impegni operativi a livello nazionale, e di mettersi al servizio per un rilancio del centrosinistra a Milano e in Lombardia a sostegno del giovane gruppo dirigente lombardo. Resta ovviamente fermo il contributo di Filippo agli organismi dirigenti nazionali e all'impostazione della battaglia generale del Partito democratico».

Sono state respinte, invece, dalla compagine comunale, le dimissioni di Pierfrancesco Majorino da capogruppo del Pd al Comune di Milano. All'unanimità, nella riunione che ha preceduto il consiglio, il gruppo Pd ha rinnovato la fiducia a Majorino, che due anni fa ha preso il posto di capogruppo fino ad allora occupato da Marilena Adamo, nel frattempo diventata senatrice. «Seguirò comunque l'esito del dibattito all'interno del partito e della sua direzione - ha commentato Majorino - certo che troveremo in questi giorni e in tempi brevi le soluzioni migliori per ripartire di slancio nel sostegno della candidatura di Giuliano Pisapia». Nell'arco di una settimana al massimo il Pd milanese dovrà esprimersi sulla decisione di rimettere il mandato avanzata ieri anche dal segretario metropolitano Roberto Cornelli e dal coordinatore cittadino Francesco Laforgia. Le parole di Majorino lasciano quindi intendere che se l'assemblea invitasse i due dirigenti a lasciare l'incarico, a sua volta non esiterebbe ad abbandonare l'incarico di guida dei consiglieri comunali del Pd. «Mi sento di salutare la vittoria di Pisapia - ha detto Majorino prendendo la parola in aula - al di là di qualsiasi altra considerazione. Ho ricevuto fin troppe pacche di solidarietà dai colleghi del centrodestra. Non dovrebbero dare pacche a me ma preoccuparsi del fatto che il centrosinistra dopo queste primarie è più forte in ogni caso di prima. E del fatto che ci sono altre zone della politica in subbuglio».

Redazione online
16 novembre 2010 (ultima modifica: 17 novembre 2010)


Da milano.repubblica.it:


http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/16/news/a_milano_il_pd_riparte_con_penati_torno_qui_per_sostenere_pisapia-9189500/

DOPO LE PRIMARIE

A Milano il Pd riparte con Penati
"Torno qui per sostenere Pisapia"

L'appello del gruppo regionale al partito: adesso dobbiamo dire basta allo sfascismo
Si salva il primo dei dirigenti dimissionari: Majorino resta capogruppo a Palazzo Marino
di ALESSIA GALLIONE

Ancora scosse di assestamento nel Pd. Perché il terremoto provocato dalla sconfitta di Stefano Boeri e da quell’affluenza così modesta rispetto alle previsioni della vigilia non è finito. Dopo il mandato messo a disposizione dai dirigenti locali, è Filippo Penati a dimettersi. Una «assunzione di responsabilità», la chiama. Il suo è un addio a Roma e all’incarico di coordinatore della segreteria di Bersani. Ma soprattutto un ritorno a Milano. Segnato da un messaggio forte inviato a quanti, tra gli stessi democratici di area cattolica, potrebbero subire il richiamo delle sirene del terzo polo: «Uniti con Pisapia per sconfiggere la Moratti — avverte il vicepresidente del consiglio regionale — Nessun cedimento ad Albertini. L’esito delle primarie è stato chiaro. Nessuno, ora, osi metterne in discussione il risultato».

L’unità del partito nell’appoggio all’avvocato sarà uno dei punti chiave della discussione interna aperta dagli stessi vertici. L’appuntamento è per lunedì sera quando si riunirà la direzione provinciale del Pd. È lì, di fronte al “parlamentino” democratico, che sbarcherà la crisi. A una settimana esatta dal mandato offerto dal segretario provinciale Roberto Cornelli, dal coordinatore cittadino Francesco Laforgia e dal capogruppo Pierfrancesco Majorino. Ed è proprio Cornelli che rilancia: «Faremo una verifica seria sul progetto politico del Pd che deve essere ancorato al risultato delle primarie e che porti al sostegno di tutto il partito a Giuliano Pisapia».

Torna a occuparsi di Milano e della campagna elettorale, Penati. Anche se qualcuno guarda con diffidenza a questo ritorno. Gabriele Messina, della segreteria provinciale, mette le mani avanti: «Ci siamo messi in discussione e lo faremo. Non credo, però, che avremo bisogno di affiancamenti o commissariamenti da parte di qualcuno». Con le sue dimissioni, però, Penati offre una sponda «al giovane gruppo dirigente milanese e lombardo a cui chiedo di riconfermare la fiducia». Criticando anche «quanti al riparo di uno scranno in Parlamento si comportano da guastatore e, non avendo mosso un dito per le primarie, chiede dimissioni vere alla dirigenza milanese». Dopo lo psicodramma iniziale, infatti, al lavoro sono arrivati i pompieri. E quelle dimissioni potrebbero anche rientrare. È già accaduto in consiglio comunale, dove il gruppo democratico ha riconfermato all’unanimità fiducia a Majorino. Che dice: «Seguirò comunque l’esito del dibattito all’interno del partito e della sua direzione».

A dire no «al disfattismo e allo sfascismo», è anche un gruppo di consiglieri regionali tra i quali Guido Galperti, il vicesegretario regionale Alessandro Alfieri e il capogruppo al Pirellone Luca Gaffuri. È ancora Cornelli a confermare: «Sono contento che siano in molti a mettere davanti a tutto unità e rafforzamento del Pd. Le valutazioni di Penati riconoscono il grande valore del progetto messo in campo dal gruppo milanese». Sulla stessa linea il segretario regionale Maurizio Martina: «Con Pisapia abbiamo un compito enorme, che non possiamo assolutamente mancare. Per questo dobbiamo usare bene queste ore per rilanciare la nostra scommessa».

Da convincere, però, ci saranno pezzi di un mondo cattolico che stanno lanciando segnali di disagio. Anche se il consigliere regionale Fabio Pizzul chiarisce: «È più una preoccupazione per come potrebbe reagire l’elettorato cattolico vicino al Pd, un dubbio. Per questo è utile affrontare discorsi che riguardano contenuti e proposte». E il presidente dell’assemblea provinciale Ezio Casati: «Sono preoccupato per il quadro politico: stiamo passando dal nuovo Ulivo alla vecchia Unione. I componenti della direzione e dell’assemblea dovranno fare chiarezza».

(16 novembre 2010)


Da milano.repubblica.it:

http://milano.repubblica.it/cronaca/2010/11/16/news/terzo_polo_albertini_prende_tempo_ma_in_sintonia_con_fini_e_rutelli-9189444/


VERSO IL 2011

Terzo polo, Albertini prende tempo
"Ma è in sintonia con Fini e Rutelli"

L'ex sindaco incontra il presidente della Camera, il leader dell'Api e Casini e rinvia la decisione
Fra i cattolici e i veltroniani sono in tanti ad attenderlo. Mettendo in allarme l'intero centrodestra
di ANDREA MONTANARI

L’esito della trasferta romana di Gabriele Albertini per incontrare Gianfranco Fini, Pierferdinando Casini e Francesco Rutelli è stato ancora interlocutorio. L’ex sindaco ora europarlamentare del Pdl ha preso tempo per riflettere e chiesto ulteriori garanzie su un allargamento dello schieramento che potrebbe sostenere una sua ricandidatura contro Letizia Moratti. Ma il leader dell’Api, Francesco Rutelli, ammette: «C’è sintonia su molti punti». Mentre dai finiani filtra «che la sintonia tra Albertini e il presidente della Camera è sempre più forte».

Con ogni probabilità se ne riparlerà venerdì 27, in occasione della tavola rotonda organizzata dalla scuola di formazione politica di Massimo Cacciari sul “terzo polo” alla quale parteciperanno, oltre ad Albertini, lo stesso Cacciari, Pierferdinando Casini, Francesco Rutelli, Luca Cordero di Montezemolo e Benedetto Della Vedova. Ma forse anche prima. Nel fine settimana, infatti, è in programma l’assemblea nazionale dell’Udc alla quale parteciperà anche Casini. Sono in molti a pensare che quel giorno il leader dell’Udc potrebbe annunciare la nascita del terzo polo in Lombardia.

Nel frattempo, nel Pdl cresce l’allarme. Se in pubblico il presidente della Provincia e coordinatore regionale Guido Podestà ribadisce di non credere «che Albertini cambierà partito dall’oggi al domani, perché ha stipulato un patto con gli elettori un anno e mezzo fa», in privato molti dirigenti Pdl ammettono che nei prossimi giorni il pressing per farlo desistere diventerà ancora più pressante. Magari prospettandogli anche una possibile nomina in questo o nel prossimo governo. Dopo il faccia a faccia ad Arcore tra Albertini e Silvio Berlusconi, ben quattro incontri con Podestà non sono riusciti ancora convincerlo a rinunciare.

Nel Pdl c’è anche chi è convinto che Albertini, in realtà, coltivi un altro sogno. Quello di prendere in corsa il posto della Moratti, se a gennaio i sondaggi non dovessero confermare il recupero di gradimento dei milanesi nei confronti del sindaco. Ipotesi che sembra remota dopo la conferma della candidatura Moratti fatta da Berlusconi domenica al Teatro Nuovo.

(16 novembre 2010)

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