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Inviato da avatar Giacomo Zucco il 03-01-2012 alle 12:58

Sul fatto di abitare in zona e conoscere la realtà la rassicuro, cara signora: ho vissuto fino a poco meno di due anni fa in via Chopin 105, esattamente sull'angolo in questione, nell'appartamento dove ancora ora vivono i miei genitori e i miei fratelli (di cui uno minorenne).

Lei pone quattro questioni, che io non sovrapporrei, perché sono differenti.

La prima è una questione di opportunità, la seconda di sicurezza, la terza di "interventismo umanitario", l'ultima di viabilità.

Sull'opportunità, concordo con lei: non mi fa piacere che in un quartiere ora così tranquillo e vivibile avvenga un cambiamento che potrebbe portare confusione. Così come non mi farebbe piacere se al posto della sala-macchinette aprissero altri tipi di attività commerciali potenzialmente fastidiose. Il problema però è che non abbiamo il diritto di VIETARE tutto quello che non ci piace: fosse per me è ovvio che preferirei vivere in un quartiere con architetture che seguano il mio gusto, attività commerciali che seguano i miei interessi, e così via. A volte nel quartiere girano persone vestite in modo che non mi piace...ma c'è differenza tra preferenza personale e DIRITTO di ingerenza, quindi non chiamo i vigili per imporre le mie preferenze di vestiario su chi incontro per strada. Nel mondo civile, ciò che fa la differenza tra le faccende su cui ho diritto di intervenire con la forza e quelle su cui NON ho questo diritto, si chiama PROPRIETA': io ho l'ultima parola su ciò che è mio, anche se agli altri la cosa può dispiacere. Tornando al caso di cui stiamo parlando, io come lei trovo INOPPORTUNA e potenzialmente fastidiosa l'apertura di un simile esercizio in quella zona! Se fossi il proprietario del locale tenderei (se possibile, in presenza di alternative che non mettano a rischio la mia sicurezza economica) a NON concederlo per questo tipo di esercizio. Se fossi un condomino chiamato a decidere in riunione condominiale se escludere simili possibilità dal regolarmente del condominio, lo farei con convinzione. Ma siccome quel locale non è di mia proprietà, o di proprietà degli abitanti del quartiere in generale, o di proprietà del consiglio di zona 5, o di proprietà del comune di milano...non ho purtroppo il diritto di interferire in nessun modo con una simile decisione. Al limite ci si può organizzare per boicottare il locale, o simili iniziative organizzate pacifiche. Ma vietarlo sarebbe sbagliato, indipendentemente dai fini.

Sulla sicurezza il discorso è diverso: la libertà di ognuno finisce dove inizia quella degli altri, e sarebbe sbagliato permettere a qualcuno di utilizzare la sua proprietà per danneggiare quella di altri...sarebbe il caos. Però la minaccia alla libertà altrui, nel cui caso tutti hanno il diritto di intervenire, deve essere diretta, imminente e dimostrabile...non si può procedere a chiudere attività commerciali per "sentito dire". Il ragionamento per cui "i frequentatori di sale gioco sono criminali a prescindere, e quindi posso intervenire per chiudere il locale" è lo stesso ragionamento per cui "i frequentatori di phone-center o di kebab sono tutti terroristi arabi, e quindi si deve chiudere quegli esercizi". E' un ragionamento in senso lato "razzista". Condivido invece, su questo argomento, la parte della mozione che chiede ATTENZIONE al locale da parte delle forze dell'ordine: sorvegliare una situazione di rischio potenziale non è come chiudere arbitrariamente un locale per una "colpa collettiva a priori"...è un atto legittimo, utile e DOVUTO (visto che la polizia la paghiamo con le nostre tasse apposta per quello, e non per passare le giornate a bere caffè nel bar di via Chopin, spesso parcheggiando la macchina in divieto di sosta davanti all'entrata dei box)! Sarò sempre a favore di controlli oculati e continuativi di qualsiasi attività (commerciale o privata) che possa rappresentare un possibile rischio per la sicurezza altrui.

Sulla questione dei "padri di famiglia" che si rovinano con il gioco, ancora una volta sono d'accordo con la sua preoccupazione a livello umanitario, ma di nuovo devo necessariamente inquadrare la questione all'interno del DIRITTO che caratterizza una società libera e civile, e non nell'istinto di imporre agli altri con la forza la mia scala di valori. L'idea di "salvare da sè stesso" il mio prossimo è un'idea che nasce da buone intenzioni, ma ha esiti spesso disastrosi. Molti "onesti padri di famiglia" distruggono la propria vita con l'alchool, ma questo non vuol dire che possiamo vietare il vino a tavola, o la birra nelle pizzerie, chiudendo tutti i bar e i pub di Milano. Molti "onesti padri di famiglia" non arrivano a fine mese e poi buttano via i soldi in macchine costose e vacanze in Egitto (tipica idiozia italiana), ma questo non vuol dire che abbiamo il diritto di chiudere con la forza le concessionarie automobilistiche o le agenzie turistiche. La strada giusta è quella FATICOSA dell'informazione e della dissuasione, non quella comoda del proibizionismo, per lavarsi la coscienza.

Sulla questione viabilità, ribadisco quanto già scritto sulla questione sicurezza: che la polizia locale si occupi del problema, invece di contribuire qualche volta a crearlo...sono sicuro che sarebbe meglio per tutti.

Buona giornata,

Giacomo

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