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12 anni fa
Via Luigi Mercantini, 25-27, 20158 Milano, Italia
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Giuseppe Perraro
Pietro Brambilla
Valentino Ghislandi
Giacomo Boglio
Mario Maggion
Giuseppe Merlino
Carlo Pasero
Ermanno Salardi
Ezio Cantini
Giacomo Girelli
Emilio Allodi
Luciano Tavilla
Franco Severgnini

Il Comune ha inaugurato un monumento loro intitolato nei giardinetti Broglio di via Mercantini.

Anche perchè, come ha scritto Sepúlveda: «Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro».

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_aprile_20/monumento-bovisa-partigiani-uccisi-anpi-212753548852.shtml

Anpi

Un monumento alla Bovisa per i partigiani uccisi

Nei giardinetti Broglio di via Mercantini la cerimonia per ricordare le 13 vittime dei nazifascisti

 Curiosità in attesa dell'inaugurazione (Fotogramma)Curiosità in attesa dell'inaugurazione (Fotogramma)







Il più giovane aveva appena compiuto 17 anni e si chiamava Giuseppe Perraro. Faceva il meccanico e abitava al 75 di via Bovisasca. Finché il primo maggio del '44 decise di unirsi alla Brigata Garibaldi in Valdossola. Neanche due mesi dopo, il 20 giugno, venne catturato e fucilato dai nazifascisti. È solo uno dei tredici fra partigiani e deportati del quartiere Bovisa che la sezione «F. Severgnini» dell'Anpi ricorda inaugurando, sabato, il monumento loro intitolato nei giardinetti Broglio di via Mercantini: nomi che finora figuravano perlopiù sparsi, ma neanche tutti e comunque ciascuno per contro proprio, sulle targhe delle case in cui avevano vissuto.

«Riunirli in un luogo commemorativo unico - sottolinea il presidente della sezione, Fiorella Pirola - significa restituire a questo intero quartiere di antica tradizione operaia, sempre più popolato di giovani e studenti, il valore di una memoria importante e condivisa: in particolare quella di chi è morto per consegnare a noi, tra l'altro, proprio quel sistema istituzionale di libertà e giustizia che di questi tempi più che mai dovrebbe essere difeso».

E così, scavando appena un poco sotto quell'elenco inciso nel marmo, i nomi tornano a essere persone. Ecco Pietro Brambilla e Valentino Ghislandi, entrambi operai delle argenterie Broggi, deportati in seguito agli scioperi del '44-'45 e morti rispettivamente a 46 e 43 anni nel campo di Mauthausen. Lo stesso luogo e lo stesso momento in cui morì Giacomo Boglio, prelevato a 43 anni dalla sua casa in via Calabria. Il meccanico Mario Maggioni, che invece abitava in via Varè, fu arrestato come partigiano quando di anni non ne aveva neanche 18: portato a Bolzano, poi immatricolato con numero 113394 a Dachau (dove morirà anche Franco Severgnini), quindi caricato su treno per Ravensbrück e infine morto a Mauthausen pure lui. E poi Giuseppe Merlino, 48 anni; Carlo Pasero, 56; Ermanno Salardi, 41; Ezio Cantini, 22.

Ventuno ne aveva il comandante Giacomo Girelli, vissuto in via Torelli e morto a Vespolate, nel Novarese. Ventitre Emilio Allodi, caduto il 10 novembre '44 in Valtellina, dove il comune di Postalesio gli ha intitolato la biblioteca. E infine Luciano Tavilla, che a 19 anni già comandava un distaccamento della «Garibaldi» in Valdossola, e che il 24 aprile '45 stava ormai rientrando nella sua casa di via dell'Aprica per festeggiare la liberazione: invece fu ucciso nell'ultimo scontro, Medaglia d'oro al valor militare. Il monumento inaugurato oggi parla di tutti loro, riunendoli accanto al monito famoso di Sepulveda: «Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro».

Paolo Foschini 20 aprile 2013 | 11:14

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