Palina divelta in via Lucca metrò Bisceglie

Gentile Ivano,

sono anch'io convinto della necessità di elevare gli standard ma occorre anche rendersi conto ormai della situazione: il livello culturale della maggioranza dei nostri concittadini non lo consente. Dispiace dirlo, ma non ha alcun senso buttare soldi in questo modo. Credo che occorra recuperare i fondamentali: il leggere, lo scrivere e il far di conto dell'educazione civica che si è perso. Potrei raccontarle la storia delle case in cui abito da 25 anni, pur milanese di nascita, e le racconterei di come l'amministrazione delle Poste le abbia vendute e persone che tuttora maledicono il giorno in cui sono diventate proprietarie perché sono costrette a pagare le spese condominiali a fronte di quanto poco pagavano di affitto; potrei raccontarle di chi più furbo le subaffitta dopo essere tornato al paesello, recuperando un discreto reddito, ma consegnando il condominio all'anarchia di persone di cui non si riesce a capire chi siano; potrei raccontarle di come i 9 appartamenti gestiti da ALER e di proprietà comunale siano affidate a famiglie a cui non frega nulla di vivere decentemente perché basta loro avere un tetto e via discorrendo. È che Milano sta vivendo la sindrome delle finestre rotte: se non vengono riparate in breve tempo, altre se ne aggiungeranno e dopo le finestre ci saranno le porte e dopo le porte i cancelli e dopo i cancelli gli spazi ecc. in un crescendo che ha solo un nome: degrado progressivo e slum. La palina divelta è anche frutto di una cattiva messa in opera: ma chi controlla davvero il lavoro delle aziende a cui il Comune dà l'appalto? Suvvia, non è la rincorsa allo standard europeo, che mai raggiungeremo perché nel frattempo che ci adeguaiamo gli altri hanno fatto un altro passo avanti... è che non siamo in grado di controllare processi sociali. Facciamo la raccolta differenziata, spendiamo una cifra per dirlo in tutte le lingue, ma non funziona lo stesso perché non siamo autorevoli nei confronti dei nuovi venuti e su tutto aleggia un senso di precarietà che convince ognuno, per il suo livello di età, a fregarsene: il giovane perché troppo giovane e deresponsabilizzato; il vecchio perché è vecchio e l'unica responsabiloità che si sente di assumere è quello verso la sua vita che volge al termine; il ceto medio e istruito se riesce cercherà di incrementare il suo reddito e non avrà tempo di dedicarsi al proprio giardino che nel frattempo è diventato sterpaglia... Non la faccio lunga: apprezzo il suo sforzo, ma mi sento come ogni milanese da sette generazioni solo e abbandonato in una battaglia che ormai ritengo persa e che conduco solo per la dignità, mia e della mia famiglia.

Cordialità.

Riccardo De Benedetti