2 anni fa
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Siamo perfettamente d'accordo con l'associazione "PRotetto" che si occupa dei clochard di Milano, quando affermano che spostare alcuni senza tetto dal centro alla periferia, non risolva il problema e che sia come mettere la polvere sotto il tappeto. Peraltro questa è la solita storia che viviamo direttamente da anni. La dinamica è semplice, basta che qualcuno abbastanza influente denunci il clochard come molestatore della quiete pubblica per ritenerlo dannoso per il centro ma non dannoso per la periferia. Se questa è la dinamica, restiamo sconcertati e del tutto in disaccordo. Il problema dei senza fissa dimora è grave e va risolto non certo con questo sistema. La questione rimanda all'assetto della Giunta che si spende per le questioni ecologiche lasciando le questioni sociali degradare fino a questo tipo di procedure che lasciano sconcertati perché discriminanti e scorrette nei confronti di quei cittadini ai quali, a più riprese, è stato detto che le periferie avrebbero avuto un particolare e adeguato interessamento salvo poi capire meglio che questo interessamento era per quelle periferie dove si possa costruire, detta da loro, riqualificare e noi diciamo: speculare. Come spesso accade, c'è questo processo vassallo nel gestire una città che viene rappresentata come un modello a tutti i costi perchè sia appetibile per gli investitori e apparentemente accogliente per i visitatori. Un'idea di marketing che comprendiamo e in parte condividiamo nell'ottica del benessere ma quando questo si riflette solo su una parte della cittadinanza d'elite da non contaminare mentre l'altra viene utilizzata come un insieme indefinito pertanto adeguatamente immune al disagio e alla contaminazione, pensiamo ad un modello di società che sta andando in deriva peraltro pericolosa perchè silente nella parte degli adulti che per il momento non protestano apertamente sulla questione ma lo fanno attraverso le derive come nel caso dei "no vax" , mentre i giovani, i ragazzi, anche a seguito del periodo pademico, manifestano tutto il disagio e lo stato di abbandono in cui riversano da anni e dove sono cresciuti fantasmi e falsi miti proprio in quelle periferie dove si continua a depositare degrado e ombre, malesseri, bruttezze in nome di un edonismo figlio di una cultura dell'avere e dell'apparire più che dell'essere. Se questo è il modello non ci piace e non lo condividiamo. Milano non è questa e non ci pare che questa Giunta sia in grado di riportarla ai valori solidi di un tempo e, al tempo stesso, un modello di sviluppo e di crescita innovativa.
 
Gianluca Gennai

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