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Inviato da avatar Oliverio Gentile il 27-09-2018 alle 16:29

Ricevo da Riccardo De Benedetti (in risposta al mio promemoria sulla scadenza della sua quota di partecipazione alla Fondazione RCM - Rete Civica di Milano) e, con il suo consenso, la pubblico di seguito (vediamo se gli farete cambiare idea smile):

Caro Oliverio,
Non so se rinnoverò la mia partecipazione a Fondazione RCM. Ho parecchie perplessità. Non certo sulla tua persona e su quanto hai fatto, e hai fatto molto. È lo strumento che non mi convince più, se poi mi aveva davvero convinto precedentemente, e non è detto. Scusa la franchezza.
In questo momento, impegnato come sono nella direzione di «Milano Ambiente», bimestrale solo cartaceo, che non produce utili di nessun tipo, solo perdite, anche se costa poco, arrivato al 4 numero, credo che il web in qualsiasi sua forma non abbia gran che valore nel provocare quei mutamenti che molti auspicano.
Non ha valore nella sua proiezione squisitamente “politico-amministrativa” e nella sua dimensione di partecipazione, che sono le due forme che hai voluto, con azione meritoria, dare alla tua passione civile.
Ma è un discorso lungo. Te lo sintetizzo, sperando di esserti in qualche modo utile e non solo distruttivo.
Il web serve per informare dell’esistenza di qualcosa d’altro che è fuori dal web. Un prodotto, una cosa, un’idea, uno spazio, qualsiasi cosa, ma ciò che nasce dentro il web e crede in quanto tale di orientare e modificare linee politiche, atti amministrativi, opinioni, idee, insomma tutta l’articolazione variegate del vivere insieme, non raggiunge alcuno dei suoi obiettivi. Nasce sul web e muore sul web.
Non solo, ma al contrario di tutto ciò che si blatera sulla memoria e sull’estensione e persistenza di ciò che vi accade, le parole scritte sul web hanno vita ancora più breve di quelle gridate nelle piazze. Se lasciano traccia è solo quando imitano la carta stampata e anche questo vale per testimonianze di stagioni diverse delle odierne.
Sono sincero: se mi mettessi nei panni dell’amministratore tollererei poco la quantità infinita di commenti, controcommenti, polemiche, insulti, richiami, avvertenze, tutta la declinazione dello scontro verbale che i forum propinano quotidianamente. È un’inflazione verbale che non ha alcuna ragionevole utilità. Per giustificarla viene usato il termine partecipazione democratica, ma a sproposito. Non vi è nulla che possa fare riferimento reale alla dimensione procedurale della democrazia stessa, né tanto meno a livello decisionale.
Il gioco degli interessi che la partecipazione diretta dei cittadini dovrebbe chiarire e sciogliere alla luce dell’interesse comune e generale non solo non viene intaccato, ma si rafforza e persiste alla luce di una partecipazione che resta nel virtuale e serve solo ad appiccicare titoli di merito a persone, gruppi di potere e interessi consolidati che ne hanno bisogno nella contingenza e che subito se ne disfano una volta raggiunti gli obiettivi. Questa è la politica reale e non c’è alcuna possibilità di modificarla, qui, altrove e nella galassia. Chi dice di poterlo e volerlo fare lo dice perché ha calcolato che quel suo dire avrà un effetto di consenso che lo porterà a sostituirsi a coloro che ora non lo stanno ad ascoltare. Dopo lo ascolteranno e lui ascolterà loro e il gioco ricomincerà con quelli che ne sono stati, necessariamente esclusi, tanti i chiamati pochi gli eletti.
I buoni argomenti che dovrebbero soppiantare la forza dei cattivi e sostituirvisi non possono reclamare un’efficacia raccolta al di fuori dalla conta dei voti: questo è il dato a cui si attiene chiunque risulti eletto ed eserciti il mandato ricevuto dagli elettori, e non potrebbe fare diversamente pena il tradimento di quel mandato. Per questo che nei forum partecipano quelli che non hanno avuto rappresentanza. Certo, ne sono stati esclusi per motivi quasi sicuramente dovuti alla mancanza di forza economica, di interessi soccombenti e deboli, di scarsa capacità espressiva ecc., tutto quello che vuoi, ma la democrazia è questa e non è bella. Ma chi, a partire da me e da te, si azzarderebbe a dire chiaramente che la democrazia fa schifo? Il web ha permesso l’aggiramento delle chiusure inevitabili della democrazia, ma non è un’apertura reale, è solo virtuale e su questa va misurata.
Potrei andare avanti per pagine e pagine. Mi fermo qui per ora.
Credo di averti partecipato l’essenziale del mio parere sulla tua esperienza.
In sintesi credo che sarebbe più utile permettere a tutti coloro che hanno speso tempo, tanto, soldi, tu e i tuoi collaboratori, di raccogliere le forze per un nuovo giro di valzer attraverso un modello diverso e diversamente articolato. La situazione è grave e non per i motivi che potresti immaginare, ma proprio per i processi che la virtualizzazione dei rapporti hanno innestato in tutti i campi della formazione e dell’espressione culturale degli uomini che camminano su questa terra, nessuno escluso.
Comunque sappi che la mia stima nei tuoi confronti e nei confronti del tuo lavoro è immutata e ti ringrazio per gli spazi che mi hai offerto, maggiori di quelli che io stesso ho fornito al tuo lavoro. Te ne sono debitore. Per tutto il resto credo che dovresti riuscire a provocare un dibattito serio sulle ragioni vere delle difficoltà che la tua impresa civile sta correndo.
Un caro saluto.

Riccardo De Benedetti

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