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Inviato da avatar Gianluca Gennai il 27-09-2018 alle 18:52

Certamente tanti i 43 quaderni che raccolgono le opinioni di coloro che hanno voluto, o personalmente, o attraverso Comitati e Associazioni, dare un contributo.

Opinioni favorevoli, contrarie e moderate in entrambi i sensi... certamente partecipazione.

Tutto avviene secondo copione, all’ombra del " Débat Public " ostentato ma non realizzato se visto da un francese.

Milano cresce, si dice, e cambia, si sa, anche rapidamente e senza ripensamenti, rispetto all’argomento, siamo in piena crisi d’identità, se si guarda alla Milano del 1300 e nella migliore delle ipotesi dell'800.

Leggo  i quaderni e le note aggiunte in piena regola del dèbat public (questo sì), con attenzione, nonostante siano scritti da chi, in qualche modo, è convinto di avere una verità a torto o a ragione, conta il fatto che tutti si sono resi strumento di propaganda e potranno godere di essere tracciabili negli annali dell’Archivio meneghino con la speranza che tra 100 anni, qualche studente di urbanistica, andando a scavare in questa storia, Li citerà in una tesi. Le note sono del Maitre d’Ouvrage(?) forse fatte a quattro mani, il quale dovrebbe confrontarsi con il proponente, imponendosi fino a una mediazione (dovrebbe poi riconvocare gli attori dandone ritorno, questo chiede il regolamento del Dèbat Public).

Da nessuna parte ho letto la frase: si annota che molti cittadini, pur non citati nei quaderni, si dichiarano contrari e chiedono un nuovo referendum ( verba volant scripta manent, lo scrivevano in Carlo Gavazzi Space ).

La riapertura dei Navigli, si vanta della necessità di un’opera idraulica essenziale a Milano, ripristinare la gestibilità delle grandi portate d’acqua del Seveso e separarlo dalla Martesana, restituendola all’irrigazione delle campagne a sud della città. Il resto è una conseguenza che è stata declinata a proprio piacimento (un’opera essenziale, ecologica, turistica, economica, urbanistica, inutile, storica, demagogica, retrò, illogica, ecc  Per quanto letto, vi sono più critiche che altro). L’opera idraulica, può essere fatta senza riaprire i navigli, efficace se accompagnata dalle altre opere idrauliche a nord di Milano, come la vasca di contenimento nel Parco Nord.

Parlando di necessità non si può non parlare di priorità che hanno tutte un denominatore comune, ridurre l’inquinamento a partire dalla riduzione del traffico, unico capro espiatorio che innesca volutamente un senso di colpa nei cittadini, contenti di vivere in una città irrespirabile essi stessi rei di non contribuire all’idea sexy (?) della città espressa recentemente da Sergio Urbani.

Subentra nel milanese medio, la litania: " fa la cosa giusta ".

Per mesi non si è parlato d'altro, erano gli Scali Ferroviari il cardine di un’evoluzione " eco " di Milano, probabile discussione "trendy" al tepore di un camino (a legna) in pieno centro, magari in compagnia di un Armagnac d’annata (altro che scarico da idrocarburi, qui siamo in piena città fossile, polveri pesanti, ma in ottima compagnia, assueffatti dall'edonismo asintomatico di chi vive " oltre ").

Al netto delle piste ciclabili, altro argomento dato in pasto alla "Benevolentia civium" che tuttavia si lamenta del " pavè " e delle rotaie dei tram, in attesa della corsia "ad hoc", riassumo:

  • Circle Line ( Riqualificazione degli Scali Ferroviari ).

Il tema è stato al centro del dibattito per mesi, in questo la Giunta è ancora molto impegnata. Se partirà la cantierizzazione, la città sarà coinvolta pesantemente, data la presenza di altri siti.

Costo dell’opera: incomprensibile, tuttavia dovrebbe essere prevalentemente a carico di gruppi finanziari, il ruolo economico della parte pubblica ( qualsiasi essa sia ) riguarda il sistema tranviario, quindi si può fare un stima: 27 Km al costo di 1/3 della metropolitana ( Circa 40 Milioni di euro/km ), quindi circa 1,5 ML.

  • Termine M4

La città è già fortemente impegnata con i cantieri aperti e quelli i divenire.

A oggi il costo dell’opera è di 128 Milioni di euro/km per un totale di circa 2 Miliardi di Euro ( ma non è ancora finita ). Recentemente il Comune ha deliberato un’aggiunta di circa 300 ML di Euro, per il completamento dell’opera con la giustificazione che i ritrovamenti archeologici non erano prevedibili  e che correndo sotto falda, ha avuto una serie d’inconvenienti  ( pozzi artesiani, sorgenti ecc. ).

  • Prolungamento M5 e nuova metropolitana a Monza

Quest’opera, ovviamente essenziale come le altre, si dichiara che costerà circa 1,5 Miliardi di Euro, Io penso molti di più, viste le incognite del sottosuolo di Monza e i precenti.

  • Prolungamento M1

Costo presunto circa 250 ML/E(?), a questo va aggiunto un sicuro nuovo deposito non previsto nella stima e un grandissimo parcheggio adiacente la Tangenziale Ovest, per favorire lo scambio gomma/rotaia. Direi che con queste opere e le relative congiunzioni, ottimizzazioni e imprevisti, arriviamo al Miliardo di Euro.

 Al tema dei trasporti, va aggiunto il tema delle Periferie, visto che sono state dichiarate una priorità (?)

  • Periferie

Il Piano Periferie, pur interrotto, dovrà andar avanti, i costi sono rilevanti, si parte da circa 1 ML/E.  Un’importante discussione sul tema, c’è stata a Giugno quando si sono incontrate le realtà meneghine che sono impegnate in questo, Fondazione Bracco, Fondazione Cariplo, il Comune e il Vescovo di Milano. Nell’occasione il Sindaco Sala, ha ribadito la Sua personale battaglia  e la centralità dell’argomento, come tema politico (?). Tuttavia nessun intervento è stato pianificato, nessuno ne parla con la stessa veemenza con cui si parla della riapertura dei Navigli. Il piano Periferie, se non arrivano i soldi da qualche parte, è sospeso, come se non fosse un problema Centrale per Milano. Non si spostano i programmi di spesa della città da una cosa all’altra secondo le priorità.

Solo con queste opere, siamo a 5 Miliardi di Euro con l’incognita Scali Ferroviari. Probabilmente, con le opere in divenire, arriveremo a 8 Miliardi ( il PIL del Benin, stato africano ). Poi c’è il resto non nell’intento di questo post. 

Questi gli impegni di Milano, già calendarizzati, approvati dalla maggior parte degli attori, tuttavia in divenire, grossissime incognite sul futuro della città, prive di piani di dettaglio del contenimento dei disagi, di valutazione razionale e ragionevole delle viabilità ricadenti sulle periferie, di pianificazione capillare delle opere collaterali derivanti dalle ricadute sui quartieri adiacenti ma soprattutto molto costosi, cosa che non balza alle cronache, come se i soldi del CIPE, della Regione, dell’Europa, non siano da considerare a carico dei cittadini, senza pensare che tutto questo aumenta il debito pubblico ai danni del cittadino che già fa fatica a vivere (ma Adam Smith non diceva d’investire i risparmi per favorire la crescita? Non aumentare il debito).

L’idea di collettività e di comunità sembra svanire nelle ragioni personali, prive di senso di un’economia collettiva ma anche di un senso d’insieme, per cui c’è la possibilità di allontanarsi dalle priorità della città e dal senso delle cose, parlando di milioni di euro come fossero centinaia di euro, in quanto spese di "un altrui" che non c’è. Come spese sintendono anche quelle sociali, difficilmente calcolabili nonostante esistano delle equazioni in merito.

Su questi temi andrebbe richiamata una delle principali regole enunciate da Adam Smith: valore d’utilità (oggettivo e non soggettivo) e valore di scambio, applicabile sempre, anche alle piccole questioni, purtroppo anche politiche, dove prevale "l’aissez - faire", dunque un’economia che si aggiusta da sola, dove il cittadino risparmia per naturale propensione al miglioramento, salvo poi vedersi svanire i risparmi nel debito pubblico, a favore di opere metafisiche approvate e promosse da chi dovrebbe avere una visione pragmatica e prospettica data dalla più alta delle qualità: la moralità.

Tutto affonda nel profitto in varie declinazioni, nella personalizzazione, ma anche nell'arte oratoria, fino a trovare il modo di dare al popolo ciò che esso pensa sia giusto per sè, perché si è riusciti nell’intento di ribaltare la logica del pensiero alla base della crescita di una società: se tutti fanno la cosa giusta per se è probabile che questa possa riflettersi in una crescita individuale che, se uguale per tutti, si traduce in una crescita collettiva, ma se tutti fanno la cosa giusta per se ma anche per gli altri allora cresce una comunità.

Gianluca Gennai.

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