Se ho compreso la domanda è sulle alberature in Via Benaco, nel dettaglio non ho elementi, ricordando che si tratta di un Masterplan che determina elementi di indirizzo. I dettagli sono conseguenti a questi indirizzi ma che troveranno risposte compiute nelle varie progettazioni puntuali di ogni area considerata. Comunque, nella Commissione del 7 darà possibile fare tutte le domande ed osservazioni che per regolamento della procedura verranno trascritte fedelmente e riportate nel Dossier che sarà le indicazioni che potranno essere recepite nello stesura del Masterplan definitivo.

Alessandro Bramati
Presidente Municipio 5

Sono a invitarvi alla Commissione urbanistica del Municipio 5 che si svolgerà mercoledì 7 aprile alle ore 18.00 in via telematica (Teams), nella quale sarà illustrato il masterplan vincitore del concorso su Scalo Romana da parte dell’Arch. Leopoldo Freyrie e di alcuni progettisti.

In tale Commissione sarà inoltre possibile formulare domande o interventi, costituendo tale occasione un momento di consultazione pubblica sul progetto che è consultabile al sito www.scaloportaromana.com

Per partecipare alla Commissione è necessario inviare una mail entro le ore 11.00 del 7 aprile all’indirizzo cc.municipio5@comune.milano.it

Nel frattempo, Buona Pasqua a tutti

Flavio Verri (Presidente Commissione Urbanistica Municipio 5)

QUI si può rivedere la conferenza stampa di presentazione del masterplan.

QUI la sezione del sito dedicato alla consultazione pubblica.

Oliverio

Assai densa di contenuti la consultazione tenuta ieri sera da Municipio 5.

Costruttive le spiegazioni dei progettisti sulla motivazione di talune scelte progettuali.

Interessanti le riflessioni di Massimo Mulinacci sulla sostenibilità degli alberi sulla passerella che sovrasterà i binari della ferrovia, sulla cultura di Cristina Vannini, sull'acqua di Flavio Verri, sulla permeabilità di Silvia Sorerina così come quelle sul mercato agricolo e le palazzine per le fotografie di Basilico ( se l'analisi statica le riterrà recuperabili )

Quando un progettista  ha accennato alla roggia Vettabbia, purtroppo non ho colto il dettaglio della questione, ma mi sono venuti in mente i pesci fotografati spesso da Oliverio e quanto mi raccontava un amico del consorzio Vettabbia (*)

Amico che ho invitato a partecipare alla consultazione di questa sera alle 18 di Municipio 4 scrivendo a
M.Municipio4AssistenzaOrg@comune.milano.it
con il seguente oggetto
"Desidero partecipare alla commissione Territorio del giorno 8 aprile"

in alternativa a scrivere a
consultazione@scaloportaromana.com
o compilare
https://www.sondaggio-online.com/s/ConsultazionePubblicaScaloDiPortaRomana 

Probabilmente la partecipazione con domanda diretta è la modalità più diretta ed efficace, anche se forse non è il momento adatto per approfondire  i dettagli, comunque qui saranno disponibili le registrazioni dei tre incontri
https://www.scaloportaromana.com

Cercheremo poi di capire dove poter trovare una sintesi con alcune risposte.

Grazie

Roberto Re

(*)

"Milano e la Roggia Vettabbia: tocca all’ingegneria mediare tra la città e il suo primo Naviglio" relatori: Cesare Salvetat, Michele Coffano e Maurizio Brown (OIM) Fabio Marelli (MM)

Scalo Romana. Interessante ma...

Ho partecipato, in veste di Alberi e Ambiente, alla commissione di ieri sera al Municipio 5 dove si è parlato del Masterplan di Scalo Romana. Ho parlato di tre punti che credo stiano a cuore di molti, se non di tutti.

La foresta sospesa non è certo una foresta, è una via pedonale est-ovest con degli alberi.

La caratteristica/problema di questo manufatto è l’essere un lungo ponte pedonale che fa da copertura alla ferrovia. E’ una soluzione interessante e i miei complimenti a chi l’ha pensata.

Ed il problema che porta con sé non è da poco. Questo ponte pedonale, largo circa 14 metri e lungo circa un chilometro, quasi un ettaro e mezzo di superficie, è un lunghissimo vaso da fiori, il terreno è profondo circa due metri. Un vaso senza fiori né cespugli né arbusti, come invece ti aspetti di trovare nei vasi. Qui si trovano solo alberi immersi fino al colletto in ghiaia stabilizzata, un particolare sistema di copertura del terreno con effetti drenanti.

Come tutti i vasi, abbiamo l’acqua che entra e quella che esce dal drenaggio. Come in tutti i vasi, la terra cambia di composizione dei nutrienti e di temperatura, talvolta è troppo umida talvolta troppo secca. Come sono stati affrontati questi problemi? Con la manutenzione tutto questo è sotto controllo? La nostra pianta in vaso cresce come e finché può, tenendo in conto che il terreno non è omogeneo a sufficienza per garantire una stabilità sufficiente contro eventi avversi. Non pare che questo viale sia autonomo, autosufficiente. La sua sostenibilità è da indagare. Avrei desiderato informazioni dai progettisti, in una consultazione è ciò che normalmente si fa, ma non li ho visti.

Inoltre è chiaro che questo manufatto non è foresta ma arredo urbano.

Per questi motivi ho chiesto che la strada, se già presente nel computo del verde, sia scomputata e che si vada a recuperare questo ettaro e mezzo all'interno dell’area. Non dovrebbe essere difficile data la vastità dello scalo.

Edifici in legno

Il legno è normalmente considerato un materiale da costruzione ecologico e sostenibile. Personalmente non ne sono convinto. Il legno è spesso sottratto a foreste e non raccolto da boschi cedui. Le foreste sono spesso quelle di paesi devastati e devastanti come il Brasile, oppure di paesi deboli economicamente, politicamente o in ostaggio di guerre e dittature.

Ho chiesto di non acquistare legno che provenga dal Brasile ed in generale da località non certe dal punto di vista etico.

Etica sociale e ambientale.

Geotermia

L'acqua è prelevata dalla falda più superficiale, non viene inquinata ed è restituita all’ambiente.

Il problema è dove la si scarica. L’acqua è troppo calda d’estate e fredda d’inverno, ed è scaricata in un cavo tutt’altro che trascurabile: la Vettabbia.

La Vettabbia ospita una vita vegetale ed animale vivaci. Tutto l’ecosistema sarebbe messo in crisi.

Ho chiesto di informarci su come questo sistema gestisce le acque di scarico.

A queste domande non c’è stata una risposta dai progettisti, come è stato fatto con le altre poste dagli intervenuti.

Ha risposto invece Leopoldo Freyrie leader del team vincitore che ha detto, piuttosto scocciato, che al progetto del verde hanno collaborato i migliori progettisti del paesaggio. Tutto qui.

La risposta a queste tre domande perciò non c’è stata. Avendolo seguito anche nell'incontro di martedì, dove mi ero fatto un’idea diversa della persona, immagino che fosse irritato, vorrei sapere perché.

Ma quando invitiamo i cittadini ad un consulto, cosa rara ma avviene, questi fanno domande; ad ogni domanda, a prescindere da quanto sia "bella" va assolutamente data una risposta chiara e precisa. E’ un dovere, non un optional.

Ne ho viste tante di presentazioni fantasmagoriche, dal Parco Alessandrini, a Santa Giulia, al Parco Vittoria...

Tutti progetti falliti perché pretenziosi ed impossibili da realizzare, a parte il Parco Alessandrini che, comunque è rimasto incompiuto perché avrebbe dovuto inglobale l'altra parte che viene utilizzata a volte per il circo e per il chiacchierato mercatino dell'usato.

E anche in quelle presentazioni, alle "vere" domande, non si dava mai risposta. E' la prassi.

Non mi faccio perciò illusioni su questo progetto, vincitore, ma a mio avviso irrealizzabile, così come previsto.

La foresta sospesa, infatti, non è una foresta e non nasconde la linea ferrata ed i treni che la percorrono, se non agli aerei che la sorvolano... la gente che sta al "piano terra" se la trova davanti ed invalicabile.

Mi ricorda la discarica Montedison che sarebbe stata ricoperta da una decina di centimetri di terra, fatta a prato e destinata ai giochi dei bambini di Santa Giulia; discarica che aveva già inquinato la falda.

C'era a presentarla, in Consiglio di Zona 4 una dirigente del Comune, non ricordo il nome, che ne perorava l'ottimo uso e non accettava le mie domande per cui terminai invitandola, al termine dei lavori, a fare un picnic sopra il percolato. La battuta le piacque tanto che, in un'altra occasione mi disse che se l'era rivenduta...

Comunque, il progetto Santa Giulia è fallito.

Speriamo che questo possa andare in porto, ma dobbiamo impegnarci molto per vincere le resistenze di chi immagina cose fantasmagoriche che potrebbero essere la causa di un ulteriore fallimento.

In settimana ho seguito, seppur parzialmente,  i tre momenti di consultazione pubblica, ora, nel fine settimana, desidererei approfondire con un minimo di calma alcuni aspetti esposti dai progettisti, soprattutto sul geotermico e sulla passerella alberata che andrebbe a sovrastare la ferrovia, ma sul link istituzionale non trovo registrazioni delle consultazioni di municipio 4 e 5 e nemmeno sulla tvradio web del comune?
Dato che c'è tempo solo sino a mercoledì 14 aprile per porre osservazioni su canali ufficiali e considerato l'alta muldisciplinarità delle presentazioni dal contenuto assolutamente non banale, sicuramente da approfondire, sono a chiedere informazioni sul dove poter rivedere gli incontri dei municipi?

grazie

Roberto Re

Ciao Massimo,

ho scritto, anche se dubito di ricevere informazioni a riguardo nel fine settimana, ovviamente per poterci ragionare su con la dovuta calma.

Come dicevo prima per me gli argomenti esposti dai tecnici non sono affatto banali ed avrei bisogno di riascoltare per poter rifletterci sopra, per poi partecipare via mail alla consultazione istituzionale con un minimo di valore aggiunto, se no, pazienza.

Entro nella discussione per buttare acqua sul fuoco sulla validità di una visione progettuale che se ralizzata correttamente, funziona da trait d’union. Il progetto riprende una realizzazione eseguita a Barcellona, in cui la passeggiata aerea, fornita di molti varchi e scale, rappresenta un'attritiva per un incentivo alla socializzazione (questo progetto l'ho inserito due anni fa in un quaderno sui trasporti pubblici milanesi, aspetti generali). Peraltro il treno non si vede o quasi. Dunque è una progettualità che tende al ricongiugere due zone altrimenti divise da una ferrovia. L'alternativa sarebbe la realizzazione della circle line in trincea, con ampie passerelle ogni 100 mt.

Invece, in relazione alle mancate risposte, l’argomento è molto semplice, finché Milano non avrà integralmente recepito gli strumenti legislativi tipici del "Debat public" alla francese, ogni tentativo di partecipazione resta un mero esercizio di affabulazione se non un gioco di prestigio per attestare il fatto che la cittadinanza è stata interpellata, ascoltata e sono state fatte delle controdeduzioni risultate irricevibili perché il progetto è già stato approvato e le modifiche, se saranno accolte, potranno essere di rilevanza economica bassa e già calcolata fin dagli inizi, dunque impossibile mettere in discussione ora, il progetto.

Sono un sostenitore della partecipazione ma non mi piace che i cittadini vengano trattati in questo modo se non presi in giro. Meglio non fare niente, almeno ce ne faremo una ragione e avremo la certezza che Milano è di qualcuno.

Dal quaderno: I TRASPORTI PUBBLICI MILANESI:  ASPETTI GENERALI

….. Un esempio di riqualificazione audace e geniale, è rappresentata dal progetto eseguito da uno studio di architettura Italiano degli architetti Sergio Godia e Anna Molino, i quali hanno realizzato una passeggiata aerea di quasi 800 mt, che chiude e mitiga la ferrovia di superficie anche grazie a una vera e propria installazione botanica che va a nascondere la ferrovia e riqualifica pienamente una zona periferica di Barcellona.

Grazie alle numerose rampe di salita, la passeggiata aerea di 20.000 mq dona una notevole valorizzazione alla struttura che, in questo caso, favorisce la socializzazione e restituisce ai residenti una prospettiva visiva sulla città unica e invidiabile. Questo tipo di approccio inverte l’ordine della gerarchia progettuale, portando un grande progetto fuori dai quartieri centrali della città spagnola.

Certamente non è negli intenti della relazione definire un progetto migliore o peggiore di un altro, tuttavia lo stimolo alle visioni fuori dalla logica dello scavo spesso legato a interessi privati non sempre virtuosi, va colta come un’opportunità. Se provassimo a vedere la “ Circle line” con un anello sopraelevato, in cui inserire passeggiata e pista ciclabile, si avrebbe una visione della città dall’alto, sicuramente attrattiva, garantendo a quota terreno, la continuità tra quartieri, attraverso parchi o altro.

(stralcio in allegato con immagini).

Gianluca Gennai

Sono d'accordo Roberto, foresta sospesa è irricevibile, peraltro si vuole forzare su una terminologia che oggi è molto in voga, e forse dissuasiva in modo strategico come il " bosco verticale" (rendiamoci conto a cosa siamo arrivati, i cittadini si focalizzano su questo e sull'estetica, non sugli aspetti critici ne' cercano di capire meglio cosa siano gli indici di edificabilità e nessuno lo spiega bene, ci mancherebbe solo che tutti diventino cittadini informati e preparati, non mi risultano campagne formative giusto per i rudimenti. Penso che un cittadino informato, con il tempo, possa sviluppare una coscienza critica). 

In quanto ad Arup, sono fiducioso, ho collaborato con loro durante la costruzione del Palahockey di Arata Isosaki per le Olimpiadi Invernali torino 2006, sono degli ottimi professionisti e certamente potrebbero fare bene. Questo recupero degli Scali Ferroviari va fatto ma c'è bisogno di una maggiore partecipazione costruttiva da parte di tutti, soprattutto da parte del governo della Città che dovrebbe dare un valore aggiunto ai progetti e favorire gli interventi dei cittadini, anzi dovrebbe esserne il volano per tentare di fare finalmente qualcosa di concreto, cittadini, pubblico e privato.

Gianluca Gennai

Elena, Gianluca e Roberto, d'accordo con i vostri interventi.

Vorrei aggiungere qualcosa sul tema dei progettisti, che paiono essere il centro della questione ma che in realtà sono solo esecutori. Il fatto che siano i migliori non ci salva da nulla. I progettisti cercano di far bene ciò che il committente vuole. E se il committente chiede una pletora di metri cubi di cemento, loro glielo danno. Con precisione e professionalità, ma progetteranno una pletora di metri cubi di cemento e tutto il resto di conseguenza. Così arrivano soluzioni che hanno con sé delle criticità, presenti a maggior ragione in un masterplan.

Ed ecco che il masterplan arriva al momento del confronto con i fastidiosi cittadini incautamente invitati. Domande, opinioni, consigli, richieste... non se ne può più. 

Nel mio caso sono intervenuto su temi che mi stanno a cuore: impatto e sostenibilità. Ho individuato tre punti piuttosto critici, dal mio punto di vista:

La strada che copre la ferrovia; ho fatto diverse osservazioni, ma riporto la sintesi: quel manufatto con una superficie di più di un ettaro non è verde. Non dovrebbe entrare nel computo del verde e se c'è, si dovrebbe scomputare. Nessuna risposta.

Il legno. E' una soluzione sostenibile in questo momento storico? Forse no, forse poco. Il legno è preso in gran parte da foreste native, non da boschi cedui. Rubato dai paesi con democrazie ed economie fragili. Tutto questo cambia se i nostri progettisti sono i più cazzuti del circondario? Direi di no. Chiedere di specificare e controllare la provenienza del legname è il minimo che deve essere fatto ed è un imperativo per chi vuole costruire quei manufatti. Nessuna risposta.

L'impianto geotermico è pensato dai migliori progettisti del mondo? meglio così. Ma se scarica l'acqua calda nella Vettabbia, ho qualcosa da dire. Domanda: scarica nella Vettabbia? Nessuna risposta. 

Il greenwashing è una brutta bestia e ha deciso di stabilirsi soprattutto a sud. Tra poco arriverà alla Barona, e farà sparire un bel po' di ettari anche lì.

Ciao Massimo, 
aggiungo solo che ho scritto anch'io alla mail ufficiale con l'invito al chiamare le cose col loro nome (*) ed ho chiesto chiarimenti sullo scarico in Vettabbia.

Sin da subito ho informato anche un amico del consorzio Vettabbia invitandolo a chiedere delucidazioni in merito.

Nel dicembre 2016 alla 3 giorni in Farini, ove ho partecipato al tavolo della mobilità come cittadino, ho conosciuto un biologo della Fondazione Cariplo, avevano fatto uno studio sulla flora e la fauna dell'area circostante.

Mi auguro che per lo scarico del geotermico vengano prese tutte le precauzioni del caso, ma il mio è solo un augurio, al momento non ho risposte, le aspetto anch'io.

Roberto

(*) treccani: foresta = Insieme di piante arboree distribuite su una vasta superficie di terreno.

Si Massimo, tutti temi ai quali dovrebbero arrivare delle risposte (compresi i quesiti di Roberto ed Elena).

Mi viene da dire che forse un documento firmato da più persone, con i quesiti, con un invio ufficiale a l'assessorato, potrebbe essere una buona iniziativa (io lo firmerei). Magari da far girare sui social che riterrete più appropriati. Secondo me va aumentata la pressione su chi deve rispondere a queste domande fondate e pertinenti. 

L'uso dei termini palesemente di marketing, va contrastato ma, ahimè, con i mezzi fleblili di cui disponiamo, potremo ottenere ben poco data la macchina da guerra mediatica di cui godono i players.

Non abbassiamo la guardia. 

Gianluca Gennai

Per completezza di informazione e per futura memoria, ho ricevuto oggi gentile risposta alla mia mail al municipio 5:

"per richiedere la registrazione della commissione è necessario compilare
il modulo di richiesta di accesso agli atti che trova in allegato.
Una volta compilato invii pure la richiesta all'indirizzo cc.municipio5@comune.milano.it, allegando copia del suo documento d'identità in corso di validità."

Il tempo della consultazione sta per scadere e oggi non avrei tempo io per riascoltare, ho risposto ringraziando.

Entro fine aprile dovrebbe essere pubblicato un dossier sulle consultazioni, leggerò li cio' che mi interessava approfondire.

cordialità

Roberto Re

Il percorso verso il recupero degli ex scali ferroviari milanesi sembra aver preso finalmente l’abbrivio definitivo dopo decenni di blocchi e rinvii sui quali non è il caso di tornare.

Basti pensare che dal 2013 al 2017 si è svolto un lavoro di consultazione pubblica affidato al Politecnico di Milano che ha coinvolto in decine di incontri oltre 60 associazioni e comitati, oltre ai Consigli di Zona coinvolti. Confronto che poi è continuato nel tempo nelle zone interessate dai progetti.

In questi giorni per lo Scalo Romana è stato presentato il masterplan, che è un progetto di massima attualmente sottoposto ad osservazioni da parte dei cittadini, prodotto da un insieme di aziende che si sono aggiudicate un concorso internazionale.

Il masterplan è suggestivo e interessante (anche se sappiamo che bisogna fare la tara ai folgoranti rendering  delle presentazioni) e su di esso si sta sviluppando il dibattito al quale contribuisco con alcune osservazioni, sia in positivo sia evidenziando alcune criticità.

La prima criticità, che riguarda Scalo Romana come tutti gli altri scali (escluso in parte Porta Genova) è che i binari rimangono. Pochi ne parlano, ma la questione è cruciale, perché oltre ai fasci dei binari vanno tenute in conto le cosiddette “aree di rispetto”. Cosa significa? Significa che le aree avranno ancora un importante elemento di frattura, una mancanza di collegamento al loro interno dato dai binari più 30 metri per ogni lato, diciamo a occhio e croce una corsia larga 70 o 80 metri che crea discontinuità, spaccando parchi e quartieri. Per inciso ciò riguarderà soprattutto Scalo Farini, dove i fasci di binari che rimarranno sono davvero imponenti.

Ovvio che la soluzione più efficace sarebbe l’interramento dei binari, ma per ragioni tecniche che riguardano le pendenze necessarie ecc. (se qualcuno ne sa di più prego di spiegare in termini semplici tali problemi) ciò non è possibile.

Nel progetto di Scalo Romana il problema è stato risolto in modo interessante creando, al di sopra dei binari, un percorso chiamato “Foresta sospesa” alberato e percorribile da pedoni e bici da est a ovest. Al centro dell’area il percorso confluisce nel Parco Romana, la grande area verde che si apre davanti alla Fondazione Prada, questa ininterrotta grazie al parziale interramento dei binari sotto una collinetta artificiale.

Questa soluzione dovrebbe mitigare l’impatto visivo e il rumore della ferrovia, uniti all’effetto delle due enormi corsie da 30 metri che affiancano i binari, chiamate “Ecozone” e destinate a verde, che contribuiranno all’equilibrio ambientale del progetto (decarbonizzazione, mitigazione climatica, ecc.). Una di queste corsie vedrà anche la presenza di un corso d’acqua importante e storico dell’idrografia milanese, la Vettabbia.

Per quanto riguarda il collegamento nord - sud la continuità,oltrechè che dal Parco Romana, e assicurata da 5 passaggi sopraelevati ciclo pedonali (niente auto, che come avviene ora dovranno passare da via Ripamonti e da corso Lodi.

Un altro elemento critico è rappresentato dalla notevole quantità di edifici previsti. In questo mi associo a chi, ferme restando le quote di costruito stabilite dall’accordo di programma, avrebbe preferito maggior sviluppo in altezza a vantaggio di aree pubbliche e verdi più estese. Si tratta evidentemente di scelte progettuali, perché, specie per le quote di edilizia agevolata ed il villaggio olimpico che poi diventera alloggio per studenti,  credo che si sarebbe potuto decidere diversamente, e forse è ancora possibile in fase di progetto.

L’accesso da piazzale Lodi si presenta molto suggestivo e andrà a valorizzare una piazza anonima e di fatto non vissuta, fatto salvo l’ex cinema, interessante edificio che potrebbe trarre grande rilancio dal progetto.

Non capisco bene invece come diventeranno le due piazze di “arrivo” della “Foresta sospesa”, una in via Ripamonti e l’altra su corso Lodi, a collegare la stazione ferroviaria esistente.

Importante il recupero degli edifici industriali nella porzione sud ovest dell’area, per costruire memoria e farne sede di attività pubbliche (eventi, mercati, ecc.),una vittoria di quanti hanno seguito l’evoluzione del progetto.

In definitiva considero il progetto presentato interessante e innovativo, con alcuni elementi che potrebbero anche essere migliorati in fase di progetto.

Non appartengo alla schiera dei dietrologi e dei catastrofisti, metto al primo posto la soluzione di una cicatrice che segna e condiziona lo sviluppo della nostra città da circa un secolo ed il recupero di un’area degradata e inquinata che sta per essere bonificata e restituita all’uso pubblico.

Come interessato all’argomento Circle line, ci sarebbe molto da dire e credo che si debba riflettere ancora su cosa si voglia fare, iniziando dalla tecnologia dei treni. Per esempio, se i treni fossero a idrogeno, non ci sarebbero i costi dell’elettrificazione né un impatto visivo dei tralicci che sostengono il trefolo. I treni elettrici hanno bisogno della linea elettrica aerea, certamente visibile. Alstom ed Eni, hanno in corso una sperimentazione sia per produrre idrogeno verde che per il trasporto passeggeri in Val Brembana (progetto Coradia iLint).

L’argomento "interramento" sarà senz'altro osteggiato dai players che si stanno occupando del progetto in cui, peraltro, non si parla di "treni a idrogeno", mentre potrebbero risolvere molte questioni che certo impatteranno sulla qualità della vita dei cittadini ivi residenti.

Un’opera necessaria allo sviluppo della città, quanto critica, sulla quale bisognerebbe riflettere di più. Sull’argomento l’attuale Sindaco uscente, nonostante la svolta green, non sembra interessato e non mi pare sia intervenuto fino a oggi.

Criticità che impattano sul progetto circle line:

L’interramento può essere in trincea o in tunnel.

In tunnel i costi sarebbero enormi (minimo 70/80 Milioni a Km, tutto compreso e la circle line diverrebbe una metropolitana) dunque non è certamente prevedibile, ma sarebbe la soluzione definitiva, pensando anche al passante ferroviario come paradigma. In questo il ruolo della governance della città dovrebbe essere più incisivo e vincolante.

Interramento in trincea a cielo aperto:

• Aumento dei costi (in caso d’interramento a cielo aperto, andrebbe interrata tutta la circle line per mantenere le pendenze naturali, difficile pensare a tratte non in trincea, essendo quasi tutto un percorso in mezzo ai quartieri, con stazioni a quota +0.000, per le quali, se lasciate cosi come sono a progetto, occorrerebbe un’inclinazione, non facilmente realizzabile).
• Sicurezza (andrebbero create le vie di fuga e gli accessi d’emergenza, anche in trincea).
• Stazioni (in prossimità delle stazioni, i treni dovrebbero risalire a quota +0.000 oppure andrebbero riviste le banchine delle stazioni che dovrebbero essere portate a quota binario, rivedendo il progetto con costi che aumenterebbero notevolmente).
• Nonostante un interramento in trincea anche profondo, non si annullerebbe l’impatto visivo della divisione territoriale, tuttavia migliore rispetto alla ferrovia a quota + 0,000.
• In ogni caso occorrerebbe porre delle barriere di sicurezza, lungo tutta la tratta che andrebbe anche insonorizzata adeguatamente. L’inquinamento acustico gioca un ruolo non indifferente e si divide in bande diverse da mitigare:
• Rumore provocato dal motore
• Rumore di rotolamento
• Rumore aerodinamico 

Ne parla un documento della Commissione Europea:

• Stimolare l'utilizzo di tecnologie a bassa rumorosità per il materiale rotabile, o tecnologie che ne mitighino l’effetto sui residenti.

Ai fini della riduzione dell'inquinamento acustico ferroviario è possibile adottare misure passive approntate sul luogo del disturbo, oppure misure attive che agiscono alla fonte del rumore. I metodi passivi più importanti utilizzati per ridurre gli effetti della rumorosità del traffico ferroviario sull'ambiente sono le barriere antirumore e le finestre dotate d’isolamento acustico, e la maggior parte dei piani d'azione e degli investimenti degli Stati membri si concentra su tali metodi. Tuttavia, il loro effetto riguarda solo l'ambito locale e tali misure richiedono investimenti enormi per poter proteggere porzioni più ampie delle reti ferroviarie.

Possibili pregi di un interramento in trincea:

• In trincea si possono creare molti attraversamenti a costi contenuti che restituirebbero una % di continuità territoriale.
• I rumori tipici di una linea ferroviaria e dello sferragliamento sarebbero completamente mitigati per effetto dell’assorbimento del terreno laterale ai binari.
• Le stazioni potrebbero essere aree (a ponte) come quella che stanno progettando a Sesto San Giovanni nella ristrutturazione dell’area ex falck, disegnata da Renzo Piano (https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/stazione-ponte-sesto-1.6034701) creando un punto di continuità importante, in cui pensare a una struttura tipo Mole con negozi e spazi di convivialità.
• Ci sarebbe una certa continuità visiva essendo la ferrovia a scomparsa o quasi.
• Le tecnologie di trasporto a idrogeno, intercettano tutti i programmi di sviluppo presenti nei vari documenti di sostegno economico post pandemico, dal Recovery found ai vari altri programmi di finanziamento delle varie transizioni a partire da quella ecologica, dunque il treno a idrogeno sarebbe finanziabile se inserito correttamente nel programma di investimenti per una Milano ecologica.

Resta il fondo grigio dell’intera vicenda. I tavoli di discussione sono aperti per modo di dire (la partecipazione la decide chi?). I tavoli tecnici finora allestiti, anche coinvolgendo figure di chiara fama e competenza, non hanno prodotto nulla, anzi sono stati interdetti. La partecipazione attiva chiesta al cittadino qualunque, che sia in qualche modo incisiva, capace di variare la polarizzazione, lascia il tempo che trova dato che, molti cittadini anche competenti, sanno benissimo che peso abbia l’interessamento dei proponenti alle istanze avverse, i quali, davanti a un atteggiamento critico e poco favorevole alle loro linee d’indirizzo, restano del tutto indifferenti data la natura non giuridica né vincolante della stessa partecipazione pubblica.

Gianluca Gennai

Conoscente informato del consorzio Vettabbia ha letto la mia osservazione a  Dossier e mi ha scritto

"Su Roggia Vettabbia posso certamente tranquillizzarti, le acque in Vettabbia Alta sono al 100% acque di falda, pompate da pozzi, come quelle aggiuntive
previste (sempre troppo poche per l'alveo enorme), e in buona parte già passate attraverso processi geotermici (tutta l'asta del Grande Sevese, lo
scarico del Centro Leoni, quelli della Bocconi, ...).

Quindi la fauna, ritrovata dopo molti decenni di acqua di fognatura, è merito della geotermia, non messa a rischio dalla stessa..."

Ricordo che anche Massimo Mulinacci e Oliverio avevano espresso preoccupazione simile per i pinnuti.

Vediamo se arriverà risposta anche dal team di progetto.

Cordialità

Roberto Re

Buongiorno,
segnalo il seguente evento a tema con questa discussione informata:
"Visita allo Scalo Romana a lavori iniziati" per il 18 luglio 2021 dalle 15:00.

Ho visto quanto pubblicato dalla Società COIMA ecc.

Mi pare che per Porta Romana il masterplane sia condivisibile, in particolare quello che oramai viene definito "Bosco Sospeso" del quale ho più volte scritto esprimendomi in modo positivo.

Resta l'argomento: "Villaggio Olimpico" il quale sorge come aggiunto al progetto. Mi piacerebbe fosse calcolata l'impronta carbonica e con essa un calcolo sul progetto di messa a dimora di piante e verde in genere. Sarebbe un notevole passo avanti, certamente green e soprattutto concreto, verso la consapevolezza che la cementificazione deve essere fatta con grande senso di responsabilità per l'ambiente e i cittadini, lontano da slogan poco sensati e proclamazioni di Giunta Verde.

Gianluca Gennai